Votes taken by Boleyn.

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    Kaleb Darling • human • sheet
    titolo canzone @autore
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    Scusa, non voglio rendere le cose difficili, soprattutto perché mi ospiti, dopo tutto il casino che ho combinato… -, mi scusai, ma poi scoprii anche le carte, non volevo fare il misterioso, - …E per questo grazie. Ma sono incredibilmente fortunato ad averti incontrato e non mi lascerò mai sfuggire la possibilità di stare ancora con te . Il giorno dopo che Manuel aveva troncato la nostra relazione ero piombato in un mutismo incontrollato, mi ero chiuso in me stesso e per non arrabbiarmi col mondo intero dato che stonava con il mio più controllato e razionale modo di essere, avevo preferito prendermi del tempo per me, in solitaria, dedicandomi a ciò che facevo e cercando il più possibile di tenere distanti tutte le sensazioni che altrimenti avrebbero finito per farmi diventare matto. Ma c'erano un sacco di ma, di perchè, di se, che proprio non riuscivo a scrollarmi di dosso ed era stata mia madre, colei che meglio di tutti mi osservava e mi conosceva, che si era accorta che qualcosa non andava. Lei che aveva capito che c'era dell'altro tra me e Manuel oltre che del semplice interesse, oltre che il più che naturale desiderio di conoscersi e di capire qualcosa della natura e dell'orientamento che guidava entrambi. "se è vero amore tornerà, il vero amore torna sempre" mi aveva confidato alla fine, quando avevo ceduto ai suoi occhi preoccupati bisognosi di sapere cosa mi stesse capitando. In verità non le avevo creduto, ero una persona prettamente realista, tenevo sempre i piedi per terra ed in qualsiasi cosa che iniziavo tendevo a mantenere un certo contatto con la realtà per evitare di volare per aria e farmi film che poi sarebbero stati inevitabilmente schiacciati dal peso della realtà e le difficoltà della vita. Con Manuel avevo fatto lo stesso: mi ero lasciato guidare da ciò che provavo per lui, da quel forte interesse che poi si era trasformato in un sentimento profondo da avere quasi la certezza di trattasse di amore ma che lui aveva abbattuto prima di comprenderne la reale entità; così quando se ne era andato avevo preferito credere che ci fosse una spiegazione razionalmente giusta per cui aveva mollato tutto quanto ed avevo cercato di pensare a me stesso, a ciò che volevo io della mia vita, a liberarmi delle catene che mio padre mi aveva costretto ad indossare ed ero andato via. "l'amore torna sempre quando è sincero, quando è puro, quando è forte"; sapevo che mia madre aveva una visione dell'amore più romantica, più fiabesca, qualcosa che forse aveva incoraggiato più mia sorella che me, quindi avevo sorriso, l'avevo abbracciata ringraziandola dei consigli, ma non avevo lasciato la stanza con un peso in meno sullo stomaco perchè in tutta onestà niente era riuscito a farmi sentire meglio. Manuel se ne era andato e non c'erano speranze o spiegazioni che reggessero tutto ciò che dovevo fare era accettare la cosa da uomo ed andare avanti e così avevo fatto. Ora, mentre ci ritrovavamo nella stessa città, sullo stesso divano a respirare la stessa aria, mi sembrava di sentire di nuovo la voce di mia madre ripetermi "l'amore vero torna sempre" e non riuscivo a capire come mai, se per me sembrava esserci una fatica differente nell'accettare quella situazione, io che tra i due avrei dovuto avere più desiderio di recuperare il tempo perso, per lui sembrava quella un'occasione per redimersi e recuperare quel tempo di cui aveva privato entrambi. Centrava forse la maturità? qualcosa che avevo sempre creduto non facesse un uomo un vero uomo ma che ora sembrava essere il motivo per cui stavamo affrontando quel riavvicinamento in modo del tutto diverso? stare ancora con me? domandai senza riuscire a farne a meno. Una parte di me voleva solo arrivare alla fine di quella giornata, infilarmi a letto e pensare solo all'indomani a cosa stavo facendo, ma c'era qualcosa nei suoi occhi, nella sua voce, nella sua vicinanza, qualcosa che continuava a tormentarmi, qualcosa che mi spingeva a chiedere e chiedere senza riuscire a trattenermi, incuriosito ed imprigionato nela sua rete come la prima volta che era piombato in officina. Mi schiarii la voce, cercando di convincere me stesso che la risposta non avrebbe determinato nessuno dei miei pensieri e ripresi a guardare la tv anche se avevo smesso di mangiare preferendo trovare sollievo nella birra . Tra una sfida e l'altra, mentre il peso della giornata mi annebbiava la vista e trascinava con se la stanchezza, neppure mi resi conto del braccio che avevo allungato verso di lui, sfiorando la sua gamba in maniera così innaturale da non darvi apparentemente peso, poi, con il sonno che iniziava a farsi sentire, appoggiai la testa indietro, sullo schienale imbottito del divano, chiudendo gli occhi un istante... un istante di troppo perchè mi addormentai.
    ©
    Scheme role by Amphetamines'
    Vietata la copia anche parziale.
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    RexUmano Single Cluster 28: XX Miami
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    Ma se in inglese Car è macchina e Man è uomo, allora mia nonna Carmen è un transformer?

    Un proverbio famoso diceva "mai giudicare un libro dalla copertina" perchè spesso da una copertina orribile poteva venir fuori un vero e proprio capolavoro e, altrettanto spesso, da una copertina allettante poteva nascondersi il peggior romanzo mai scritto; Ma per Brody e Travis il detto sembrava non contare affatto perchè quei due si comportavano visivamente come due autentici cretini ed il problema non è che lo sembravano solo e che qualcuno, parlandoci due minuti avrebbe potuto rifarsi un opinione differente no, quei due erano davvero due cretini anche dopo un ora e mezza, anche dopo più di dieci anni di amicizia. Con un sopracciglio alzato e l'aria rassegnata, si ritrovò suo malgrado nel centro delle chiacchiere tra i due domandandosi perchè, tra tutte le persone normali che avrebbe potuto avere al proprio fianco come compagni d'avventura aveva scelto due deficienti simili; ma poi ricordava a se stesso che nessuno amava come amavano quei due idioti, ed allora tutto sembrava tornare ad assumere un senso e tutti i difetti e le peculiarità che facevano di Travis e Brody beh.. Travis e Brody, erano proprio quei loro lati vivaci e sopra le righe che tutti prendevano per idiozia ma che in realtà nascondevano un cuore enorme. ci risiamo, si è fissato di nuovo!cinque minuti.. questo è un vero record anche per te, era da sempre abituato alle stranezze di quei due, a tutto quello che Brody come un bambino di tre anni tendeva ad infilarsi nel naso, o delle cotte da colpo di fulmine di Travis che però non portava mai a termine come avrebbe voluto ed anche in quel caso il soggetto in questione non era solo un'amica di sua sorella, il che probabilmente rendeva ancora più improbabile il fatto che riuscisse ad attirarla verso di se, ma era per di più fidanzata e non sembrava proprio il genere di donna che tradisce il fidanzato con uno che sta immaginando la loro casa sulla spiaggia e i bambini a costruire castelli di sabbia. a proposito Brody, mi sta guardando? Rex inspirò a fondo nel momento esatto in cui il biondo si era sporto oltre la porta per cercare la moretta vestita da indiava per controllare se stesse sbirciando da questa parte, prese entrambe le teste dei due amici e, seppur senza troppa forza, le fece scontrare quasi l'una contro l'altra per riportarli alla realtà la volete piantare? sembrate due dodicenni! lo sapevo che dovevo vestirmi da baby sitter sexy sbuffò divertito perchè in fondo sapeva benissimo che con quei due non avrebbe potuto avercela a vita. Brody era un idiota patentato, non prendeva nulla sul serio e davver a paragaone Peter Pan poteva essere considerato un uomo fatto e finito che alla fine si era scocciato di volare qua e la ed aveva lasciato l'isola che non c'è mentre Brody ci aveva costruito su un'intera cittadella che portava il suo nome e dalla quale non sembrava affatto intenzionato ad andarsene; e Travis era ingenuamente genuino, era probabilmente il genere di persona che senti parlare per cinque minuti e ti chiedi se ancora crede in Babbo Natale o nella fata dei denti eppure loro erano la sua famiglia, il suo scudo, tutto ciò che lo faceva sentire sempre al posto giusto quindi sopportare le loro stranezze era diventato parte di lui che di certo non era un santo, ma era sicuramente il più normale. anche se probabilmente se l'avessi fatto Travis si sarebbe preso una cotta anche per me! scherzò ritrovandosi a dare ad entrambi uno scappellotto sulla nuca scompigliando i capelli biondi di entrambi Tu invece chi hai puntato Rex? Ti prego, ti prego, non dire mia sorella. Potrei vomitare.” Rex finse serietà allora non te lo dirò! anche perchè se lo dicessi vorrebbe dire che avrei già vinto la sfida dato che mi sembra di capire che Zelda non aspetta altro che un cenno d'assenso e poi cazzo dovresti essere onorato che abbia scelto me invece di uno qualunque tra gli idioti che probabilmente le girano attorno! alzò le spalle con aria inorgoglita, Mò... in alto è un parolone... ricordati che non sei nè il più bello,” ”ne il più simpatico... “ , ”ma solo il più scemo... e comunque...” Dici quella che sta guardando Rex? Temo proprio che dovrai puntarne un’altra... stavolta fu Brody a parlare, girando con il busto verso Travis e cercando il suo sguardo almeno la tettona sembra single!e mi voglio solo tuffare tra le sue tette il tempo per vincere la sfida, mica ci voglio fare due figli.. e comunque Andy e Terry? ti prego non dire che Terry l'hai preso dal cartone animato delle gemelle! Rex sospirò scuotendo il capo rassegnato e al tempo stesso divertito da tanta deficienza ma platealmente alla battuta di Travis spalancò le braccia indicandosi alla fine è chiaro che abbiamo un vincitore, ammettetelo ragazzi, il fatto di essere il più bello ha i suoi vantaggi! schioccò la lingua con fare plateale e si soffiò sulle dita sfregandole sulla maglia all'altezza della spalla ed alzando le braccia in aria quando Travis lo invitò a lasciargli libera la piazza avete paura della competizione? li prese in giro divertito d'accordo vi concedo un pò di vantaggio, vado a fare un giro al piano di sopra in bagno a controllare questi baffi! diede una spinta ad entrambi per lanciarli nella mischia e salì le scale passando tra una coppietta appartata e l'altra che si spalmava contro il muro, tra qualche idiota che tentava di lanciare palline di carta dalle scale tentando di fare centro nei bicchieri vuoti appoggiati sul tavolo del caotico buffett e a malapena trovò il bagno quando qualcuno dietro di lui lo spinse improvvisamente dentro ad una cameretta chiudendo la porta con un rapido e coonfuso "click" . ma sul serio? mi hanno chiuso qui dentro per vincere una sfida? parlò a voce alta dando per scontato che i due migliori amici lo avessero seguito al piano di sopra nel tentativo, ironico, di metterlo fuori gioco, ma quando gli occhi verdi si abituarono alla penombra della stanza si accorse di non essere da solo e che con tutta la probabilità del mondo a spintonarlo al solo scopo di lasciarlo da solo con Zelda, fosse stata proprio Bambi. ehy!.
    ©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.
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    ■ Data di nascita + Età: xx.xx.xx (25)
    ■ Residenza: Santa Monica
    ■ Professione: studentessa
    ■ Razza: human
    ■ Cerchia: specificare
    ■ Orient. sessuale: etero
    ■ Status: single
    Sapphire middleton›››
    Erano stati giorni un pò assurdi, giorni nei quali Sapphire aveva maledetto di non aver perso da ragazzina abbastanza tempo dietro ai puzzle da diventarne quasi la regina perchè ora, mentre la sua migliore amica tentava di recuperare frammenti della memoria che le apparteneva, lei si ritrovava a cercare aneddoti ed esempi e stupidi soprannomi per cercare di fare luce in quell'universo buio che erano per lei gli ultimi mesi. Però aveva tirato un sospiro di sollievo per ben due ragioni differenti: la prima, perchè non poteva che essere contenta del fatto che la memoria a lungo termine fosse rimasta illesa e che ogni componente dela sua famiglia, dei suoi più vecchi amici, di tutte le cavolate fatte assieme, fossero impressi li, dove nessuno potesse toccarli; e poi perchè questo significava che di lei, e della loro amicizia Zooey non aveva rimosso nulla. Però le dispiaceva, vederla stringere le mani o strabuzzare gli occhi tentando disperatamente di tirare fuori un barlume, un indizio, qualcosa che la ricollegasse agli ultimi eventi trascorsi qualche settimana prima dell'incidente le faceva stringere il cuore in una morsa così stretta da impedirle di respirare. Però, puzzle a parte, alle volte trovava divertente prendersi cura di lei, sbizzarrirsi alla ricerca degli aneddoti più compromettenti e buffi per strapparle un sorriso; persino Kurt l'aveva sorpresa, in un modo che non si sarebbe aspettata, era diventato un pochino più apprensivo, ma anche vagamente più duro nei modi di rivolgersi agli altri, in particolare a Valden che dal canto suo Sapphire sapeva che non centrava nulla in quella storia; probabilmente Kurt quella versione non l'aveva neppure presa in considerazione ma per lei che era piuttosto brava ad osservare le persone per percepirne gli stati d'animo o i sentimenti era certa che le occhiate di Kurt o le sue risposte brusche non sfioravano minimamente il moro che era certa si sentisse già abbastanza in colpa per conto suo senza che Kurt ci mettesse il suo enorme carico. Saph lo sapeva, dopotutto non era piacevole tornare di corsa da un viaggio di lavoro perchè la tua ragazza che pensavi fosse accerchiata da persone respinsabili, aveva avuto un grave incidente, ma non per questo riteneva giusto colpevolizzare qualcuno che si era preso cura di lei dal tragitto in ospedale fino a tutto il tempo in cui Kurt non era arrivato, o quando Maddox aveva preso il comando della situazione assicurandosi che sua sorella avesse tutte le cure possibili. Senza contare che Valden era probabilmente quello che aveva perso di più in quell'incidente dato che la mora non si ricordava di lui. Beh si, erano questi ultimamente i pensieri che le affollavano la testa, questo, che la teneva piuttosto occupata, e quel corso che a detta propria andava a gonfie vele e che presto l'avrebbe introdotta ad un mondo nuovo, fatto di cose che amava e finalmente avrebbe dato a sua madre quello che da sempre le chiedeva "trovare una strada e perseguirla". Saph sapeva di non essere una persona comune ne facile, sapeva di avere sempre mille grilli per la testa, un carattere difficilmente adocchiabile da tutti e modi di fare più bruschi e caotici della maggior parte delle persone, inoltre era una trottola, s'agitava e s'agitava senza riuscire a stare ferma e nonostante la pigrizia nello sport, quando si trattava di tutto il resto ecco che per farla stare ferma occorreva sedarla. La dolce brezza della sera aveva iniziato a sfiorarle la pelle appena fuori dall'università. Aveva aggiunto qualche corso serale perchè voleva avere una preparazione completa, ma nell'ultimo periodo aveva iniziato quasi a preferirli a quelli sparpagliati durante l'arco della giornata. La sera, quando il tramonto scompariva all'orizzonte lasciando il posto al blu della notte, tutto assumeva tratti diversi, la gente si ritirava in casa o nei locali e per strada c'era una nota di silenzio che le permetteva di pensare, di immaginare, di godere di ogni più piccolo dettaglio della città. Aveva preso l'abitudine di andare all'università con i rollerblade che le aveva regalato suo padre all'ultimo compleanno; neri e grigi metallizzati con il tallone blu cobalto, come i suoi occhi. All'inizio non era stato per nulla facile adattarsi a stare su quei trampoli a rotelle del tutto instabili per una che come lei aveva l'equilibrio di un elefante equilibrista, ma poi Zoeey le aveva dato qualche dritta ed allora con un pò di pratica era riuscita nell'intento, domando i due oggetti e usandoli come mezzo di trasporto per la città. Quella sera non aveva fatto differenza. Uscita dall'aula si era seduta sugli scalini della facoltà indossando gli stivaletti con le rotelle e legando i capelli in due morbide trecce così che il vento spostandosi nel movimento non glieli avrebbe sparsi in giro dandole fastidio e coprendole la vista.Santa Monica era calda quella sera, il clima vagamente umido le ricordava le sere d'estate quando si ritrovava con Zooey, munite di asciugamani, dirette alla spiaggia per poter osservare la sera calare ed il sole scomparire oltre il mare, come inghiottito dall'oceano brillante . Sfrecciava in strada, irrompendo con un balzetto sulla South Bay e sfrecciando accanto ad alcuni skaters che rincasavano. Salutò Paul, che stava chiudendo l'edicola che costeggiava la pista ciclabile e dopo qualche metro si fermò quasi slittando davanti al chiosco di Donnie, lui e le sue stramaledette ciambelle con glassa alle quali non riusciva proprio a resistere. ne comprò una, sentendosi meno in colpa per i grassi che avrebbe assimilato, per via della corsa sui rollerblade che valevano comunque come attività fisica. Lasciò l'ultimo morso per ultimo, beandosi del cioccolato che le si scioglieva in bocca esplodendo in un delizioso sapore che le fece saltellare gioiose le papille gustative. Tanto assorta in quel turbinio di sapori che non badò alla goccia enorme che le era colata sulla maglietta oh no! porca porchissima miseria! imprecò a voce alta senza neppure rallentare, con la testa bassa e lo sguardo fisso sulla macchia allargata sulla sua bianca maglietta, una delle sue preferite tra l'altro, diede per scontato che a quell'ora davvero poca gente si sarebbe trovata sulla sua strada e quando si rese conto di aver preso troppa velocità fu troppo tardi. Sentì l'urto, avvertì chiaramente quando la sua borsa a tracolla si impigliò nel manubrio della bici che passava li di fianco, ma quando lo fece.. ahime.... fu troppo tardi...
    qui una citazione che ti piace tanto tanto
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    [QUOTE=ƒrecklës,16/11/2017, 00:42 ?t=58545694&st=15#entry428721369]
    Harriett Lowry
    26 anni
    umana
    etero

    Arrivati a destinazione, Harriet spense il motore e si precipitò da Zane agguantando maestralmente un pò di cotone imbevuto e massaggiando delicatamente l'occhio per pulirlo da eventuali residui, averlo davanti le diede modo, anche se non così tanto come forse le sarebbe stato necessario averne, per studiare la sua figura, le sue espressioni, il suo sguardo socchioso ed il timbro della voce mentre metteva in chiaro che non le stava raccontanto frottole ne piantando una scusa tirata fuori a caso, magari qualcosa di abbastanza mirato e studiato che apparisse credibile, questo ovviamente non poteva saperlo ma per quanto la riguardava c'era un pizzico di delusione nello scoprire che il proprio partner non era una persona energica e vitale così come lo era lei, propositiva ed incline alle nuove amicizie prendendo tutto un pò più con il sorriso perchè in fondo la vita era già abbastanza amara per metterci del proprio con musi lunghi e battute d'arresto, ci voleva sprint, energia e una dose di positività sufficiente per concludere le giornate senza prendere a testate il muro. Ti conosco sì e no da un’ora, per quale motivo dovrei darti confidenza o sforzarmi di essere amichevole con te? Solo perchè lo vuoi tu? Lowry intendo essere un ottimo collega e ne hai avuto la prova prima quando ti ho salvato il culo entrando nell’edificio per aiutarti ma questo... Non ha niente a che fare con il rapporto extra lavorativo e interpersonale che intratterrò con te. Non mi devi piacere o stare simpatica, non devo ridere alle tue battute e se ti dico che da manuale la sirena va tenuta spenta tu la spegni perchè se non sei una stupida, e credo che tu non lo sia, allora capirai che le regole e i manuali esistono per un motivo. Se cerchi un amico trovalo altrove se vuoi qualcuno che parli con te di elefanti unicorni o di fidanzati che ti hanno spezzato il cuore vai su internet e cercati qualcuno che sia disposto a prendere the e pasticcini. Io e te dobbiamo solo lavorare insieme e questo è quanto. . Alle volte era faticoso essere più forti dei giudizi della gente, era difficile mantenere lo stesso livello di energia quando ci si ritrovava a contatto con persone che mettevano a dura prova l'ottimismo degli altri o anche solo i piccoli sforzi che persone come lei facevano per andare avanti, per prendere la vita un pò meno sul serio e prendendosi anche un pò in giro, scherzare e ridere per evitare che il peggio e le delusioni e tutte quelle cose che non andavano come avremmo voluto, ci gettassero nello sconforto più totale. Non ci restò male, lo ascoltò in silenzio mentre rimetteva a posto il kit e gettava via i pezzi di cotone; sua madre l'aveva sempre messa in guardia da persone diverse da lei, le aveva sempre ripetuto che per quanti sorisi ella avrebbe potuto regalare agli altri, ci sarebbe sempre stato qualcuno che non l'avrebbe capita, o apprezzata o appoggiata perchè il mondo è diverso e perchè le persone non sono tutte uguali; in un certo senso era per quello che mantenava i nervi saldi ed il controllo di se; molto spesso la gente scambiava i suoi sorrisi ed il suo entusiasmo per debolezza e superficialità, ma Harriet non era solo autoironica e divertente, non era solo spensierata e a tratti eccentrica, era anche una ragazzina forte, audace, intraprendente, che sapeva il fatto suo ed aveva trovato un putno di forza così saldo dentro di se da impedire agli altri di abbatterla e sovrastare tutti quelli che come Zane le davano contro. Una parte di lei ammirava il suo senso del dovere, il suo lineare modo di agire e il suo bisogno di essere sempre preparato, ma l'altra parte, quella che veniva alimentata dalle piccole cose, credeva che forse Zane non si fosse mai concesso di prendersi un pò in giro e così facendo si era perso tanto di se stesso di cui privava anche gli altri. Non avrebbe messo il muso, non avrebbe abbassato lo sguardo ne tagliato corto con il discorso perchè se c'era una cosa che detestava, era far credere alla gente di averla in pugno, di avere il potere di ferirla o di colpirla nei punti più sensibili. Alzò le spalle sottili e ravvivò la chioma biondo cenere se mai dovessero fare un concorso sulla simpatia ricordami di iscriverti, di sicuro arriveresti in finale.. non dico che vinceresti, magari c'è qualcuno ancora più anti divertimento di te, ma non si può mai dire!, arricciò il naso scuotendo il capo anche se continuava a ricordare il fatto che le aveva appena confessato di non sentirsi in dovere di ridere alle proprie battute. C'erano stati altri prima di Zane, altre persone che erano passate per il distretto e che le erano state affiancate; con alcune il feeling era stato immediato, con altre c'era voluto più tempo. Qualcuno aveva pensato che fosse un pò troppo sopra le righe, altri l'avevano trovata contagiosamente ironica, ma tutti prima o poi avevano finito per apprezzare la sua eccentrica personalità perchè per quanto folle fosse Harriet aveva il potere di portare un pò di sole nelle giornate degli altri quando il malumore la faceva da padrone, ma non era solo caramelle e unicorni come la descriveva Zane; aveva una maturità sviluppata per la sua età, sapeva diventare seria ed ascoltare e sapeva consigliare come poche persone erano in grado di fare, ma era chiaro che se Zane non era interessato che ad una prima e superficiale impressione di lei, Harriet non avrebbe potuto convincerlo, almeno non alla loro prima uscita come partner; forse gli ci voleva del tempo, forse conoscendosi, imparando a contare l'uno sull'altro, tutto sarebbe venuto più naturale. Ammiccò a spalle tese e tornò al posto del guidatore per riaccendere il motore e tornare in caserma e mentre si immetteva nel traffico lo osservò con la coda nell'occhio ed un risolino divertito comunque nessuno mi ha spezzato il cuore! e poi.. cosa ti fa credere che non possa essere io una che spezza i cuori?, si fermò al semaforo arancione e ne approfittò per cercare lo sguardo di lui anzi no, non me lo dire! era chiaro che lo stesse prendendo in giro, una piccola parte di lei desiderava fargli capire che quella non era che una parentesi appena accennata che non avrebbe certo ceduto ai suoi musi e i suoi perentori modi di fare, una come lei non avrebbe mai potuto sopportare silenzi imbarazzanti o rapporti fatti di solo lavoro, era andata avanti sapendo che c'era sempre dell'altro. Gli concesse il silenzio assoluto solo per il tragitto di ritorno, perchè lui avesse un piccolo accenno di quanto evidentemente si aspettava dal loro lavoro assieme. parcheggiata l'ambulanza, Harriett sistemò il retro dell'ambulanza come faceva ogni volta recuperò le ultime cose e si tolse il giaccone per dirigersi all'interno della struttura ma prima di compiere un altro passo affiancò Zane e per la prima volta da che era cominciata la loro giornata assieme, trovò la forza per essere fiera e seria, ma sempre estramemente onesta; si appoggiò allo sportello e lo guardò ascolta! è chiaro che io e te siamo diversi, agiamo e pensiamo e lavoriamo in modo diverso; ma io non sono una principessa disney che sogna unicorni, così come non voglio credere che tu sia davvero solo il serioso musone che sembri. Facciamo un lavoro stupendo, aiutiamo le persone, e anche se i rischi che corriamo non sono uguali a molti altri nel nostro stesso campo, alle volte un pò di sorriso ci vuole... non aiuta soltanto te, e non per questo significa che una persona è meno brava nel suo lavoro o immatura... !, strinse la giacca contro il petto ed inspirò a fondo sono brava nel mio lavoro, anche se forse tu non ci credi.. e non ho intenzione di passare le giornate in silenzio, a parlare solo di lavoro o ad essere costantemente seria.. quindi se è silenzio e pura devozione che vuoi, allora forse dovresti chiedere di cambiare partner!, accennò un sorriso, semplicemente perchè dentro di se sperava che Zane le desse un'occasione, ma che capisse anche che se avesse fatto richiesta di esssere riassegnato lei non si sarebbe arrabbiata ne ce l'avrebbe avuta con lui detto ciò.. si staccò dallo sportello ottimo lavoro oggi! e buono studio per stasera.. se cambi idea sai dove trovarci!, sapeva che non l'avrebbe mai visto comparire sulla soglia del locale, così come il pensiero di quante delle persone che conosceva avrebbero trovato affascinante quel suo burbero ed introverso modo di fare, la fece sorridere. Alzò le spalle, e scomparve all'interno della caserma.
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    Kaleb Darling • human • sheet
    titolo canzone @autore
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    Era come un fiume in piena. La mia testa continuava a macinare pensieri su pensieri, era come se non fossi in grado di razionalizzare quanto mi avesse detto, barcollavo tra l'incredulità e la confusione e sapevo che avrei dovuto sentirmi sollevato del fatto che finalmente ero stato messo al corrente della verità, ma mi domandavo quanto ne fosse valsa la pena dato l'assurdità della cosa. E vacillavo, perchè una parte di me avrebbe solo voluto domandare ancora e ancora, finchè anche il più piccolo dubbio non fosse stato dissipato, ma ero abbastanza convinto che il primo ad essere confuso fosse proprio Manuel che per tutto il racconto mi aveva dato l'impressione di qualcuno che era scappato da qualcosa senza davvero capirla appieno; dall'altra parte desideravo solo chiudere fuori i pensieri e godermi quell'istante con lui, quello che per quanto mi impegnassi non riuscivo a non vedere come una sorta di seconda occasione e che mi rendeva impossibile non ammettere che in realtà avevo provato a scacciarlo dai pensieri, forse persino dai ricordi, ma mi accorgevo di quanto mi fosse mancato in ogni piccolo istante che trascorrevamo assieme in quell'appartamento che mai mi sarei aspettato l'avrebbe ospitato. E magari c'erano ancora milioni di incertezze e di problematiche e di paure, ma ora che sapevo la verità, ora che lui era li, per quanto tempo fosse rimasto non mi importava perchè avevo l'occasione di fare le cose diverse, di impedirgli di agire di nuovo in maniera solitaria ed egoista e quando e se avesse scelto di partire di nuovo avrei potuto domandarmi se fossi pronto a mollare tutto e partire con lui, accettare una vita fatta di fughe e di occhi alle spalle, una vita piena di incertezze e di instabilità ma comunque una vita con lui. "mi dispiace" . In realtà mi resi conto che non erano le scuse ciò di cui necessitavo, non era quel "scusa" che avevo aspettato dal momento in cui se ne era andato; tutto ciò che avrei voluto era una chance, una spiegazione immediata e la possibilità di scegliere da che parte stare così che ora avrei avuto solo e soltanto me da colpevolizzare perchè era questo che dopotutto era abituato a fare, una parte importante di me che volevo la facesse da padrone più di qualsiasi altra cosa, nella vita dell'uomo che avrei voluto essere: maturità, saggezza, la capacità di scegliere con il cuore ma anche con razionalità e la capacità di prendermi le responsabilità per quanto dure avrebbero mai potuto essere. Avevo odiato lui per avermi tolto la possibilità di sentirmi me stesso, di fare una scelta ponderata e mossa solo ed esclusivamente da ciò che io avrei voluto fare e forse in quel frangente avrei avuto la piena consapevolezza di quanto forti fossero i sentimenti che nutrivo per lui. Ma poi c'era un'altra parte, più ingenua e frettolosa che continuava a darmi dell'idiota perchè stavo perdendo tempo a rimuginare a rfilettere e a impuntarmi su un insieme di cose che ormai appartenevano al passato, a congetture che ormai non avevano più alcun senso quindi non aveva importanza che io continuassi a pensare all'egoismo che l'aveva mosso e costretto a lasciarmi in tutta fretta spaventato e confuso credendo che quella fosse la cosa giusta, e a ciò che invece avrei fatto io se fossi stato al suo posto; tutto ciò che avrei dovuto pensare era al presente, al momento da condividere con lui, a tutto ciò che d'ora in avanti,se entrambi l'avessimo voluto, avremmo potuto avere. Alla fine sorrisi e basta, deciso a rimandare ogni sorta di assurdo pensiero confuso ad un momento in cui avrei potuto rifletterci da solo e non mentre avevo una delle mie più forti distrazioni proprio seduto di fianco. Saltai distrattamente da un canale all'altro, fingendomi di non accorgermi del suo sguardo fisso addosso che dio, riusciva ancora a rendermi nervoso neppure fosse la prima volta che restavamo da soli a casa, così dannatamente vicini. Mi fermai su un canale che trasmetteva quegli assurdi giochi senza frontiere, mi fissai a guardare un cinese grassottello che rotolava giù da una parete finta e si preparava per saltare su dei cerchi di gomma posizionati su una piscina rettangolare... mi sei mancato, quando la voce di Manuel mi arrivò alle orecchie ringraziai mentalmente di aver appoggiato la birra sul bracciolo del divano perchè l'improvviso mancato contatto con la realtà mi fece quasi barcollare, per quanto assurdo potesse sembrare dato che ero seduto. Mi presi qualche secondo prima di girarmi verso di lui, alzai infine gli occhi al cielo e lo guardai fingendomi spazientito anche se in realtà avrei solo voluto baciarlo, stenderlo su quel divano e smetterla di fingere di avercela a morte con lui. dannazione Manuel! sbottai tra me e me, forse ce l'avevo più con me stesso che con lui in tutta onestà. Ero arrabbiato con il mio modo di fare, con il mio bisogno di sentirmi sempre dalla parte del giusto, di essere conscio di ciò che facevo, che pensavo e che dicevo, ma ogni volta mi ritrovavo a maledire il fatto che la sua vicinanza, la sua presenza, avessero il potere di confodermi le idee e farmi agire in modo avventato quanto sconsiderato. sto provando a fare la cosa giusta.. ad essere quello che mantiene il controllo della situazione .. "essere l'uomo maturo che non si lascia guidare dalla parte bassa del corpo" avrei voluto ammettere, ma non lo feci perchè avevo imparato che forse non era così tanto un bene dare a qualcuno tanto potere su di se, e mostrarmi eccessivamente razionale poteva a volte portare ad un effetto inverso. "ma tu rendi tutto maledettamente difficile" , ammisi infine; e sapevo che non lo faceva con cattiveria, che la mancanza che sentiva era sincera non perchè gli credessi in modo incondizionato, dio non ero ancora diventato tanto sciocco e credulone, ma perchè conoscevo i suoi occhi e quelli, ero abbastanza sicuro, non fossero capaci di mentermi; ma questo non poteva essere un pretesto. Non volevo le ennesime scuse, non volevo che si sentisse in colpa, ma piuttosto volevo che capisse che il mio non spingermi oltre era dato dal bisogno di mantenere un contegno, essere rispettoso del fatto che prima del bisogno che avevamo l'uno dell'altro, c'erano frammenti di fiducia da recuperare e lacune da compensare che solo il tempo avrebbe forse potuto rimettere a posto, ma mai avrei voluto che pensasse che non nutrissi il suo stesso sentimento o che qualcosa per me fosse in qualche modo cambiato. Ripresi in mano la birra e ne diedi un lungo sorso, interrompendo il contatto visivo e puntando lo sguardo chiaro sulla tv, e mi sei mancato anche tu!, affermai infine, in tono cauto e sottile, ma anche retorico, perchè desideravo maledettamente che lo sapesse, che avesse anche solo la più piccola certezza che quel sentimento non era mutato.
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    Alle volte usciva di nascosto dall'orfanotrofio, mi scriveva chiedendomi se fossi sveglio, e poi pochi minuti dopo arrivava sotto casa mia, bussava alla porta sul retro e senza fare troppo rumore lo facevo salire in camera mia. Chiudevo sempre a chiave perchè mia madre e mia sorella sapevano la verità, ma mio padre continuava a credere che io e Manuel fossimo solo due buoni amici che passavano del tempo assieme, non era proprio il caso che aprisse la porta trovandosi davanti noi due avvinghiati, soprattutto non era proprio il modo che avevo pensato per dirgli finalmente la verità. Il più delle volte poi, non capitava assolutamente nulla. Ci sedevamo sul pavimento della mia stanza, con le schiene poggiate ai piedi del letto a vedere qualche stupido programma televisivo con il volume al minimo perchè in fondo tutto ciò di cui ci importava era passare del tempo assieme. Capitava tutto lentamente ma in maniera naturale; le mani pian piano si avvicinano tra loro fino a sfiorarsi, giravamo la testa l'uno verso l'altro e i nostri sguardi si incontravano alla fine quel bacio tanto atteso arrivava ma solo una volta ci eravamo spinti tanto oltre da fare l'amore. Avevo ricordato per anni quel momento, in ogni dettaglio come fosse appena accaduto; ricordavo le nostre risate soffocate, ricordavo il calore dei nostri corpi, e ricordavo quanto difficile fosse stato trattenersi dal gemere forte per le carezze, per i baci, e per quella fusione di corpi che mi aveva fatto capire come ci si sentisse ad essere parte della vita di qualcuno di cui volevi disperatamente essere più di un amico. Sentirgli dire che il motivo per cui non mi aveva detto nulla era anche perchè temeva che avrei scelto di andare con lui mi rincuorò solo in parte perchè se non altro gli era chiaro che ciò che provavo con lui non era un sentimento superficiale o effimero, ma qualcosa di reale e di importante che mi aveva dato più conferme di quante credevo me ne servissero. Però. però... diceva che ero importante, diceva che non voleva costringermi a seguirlo, a fare la vita che faceva, ma non mi avresti costretto. Dovresti aver capito che quello che faccio è una mia scelta che non mi lascio condizionare.. se avessi scelto di seguirti l'avrei fatto accettando ogni conseguenza e soprattutto lo avrei fatto perchè era ciò che volevo davvero! non potevo dire di avere la certezza - all'epoca - che la nostra relazione sarebbe stata forte abbastanza da durare per tutta la vita, non ero certo che saremmo durati .. dopotutto certezze del genere chi le ha per davvero? ma credevo in ciò che eravamo, credevo in ciò che sentivo quando stavo con lui e questo mi bastava per credere fermamente nella nostra relazione al punto da essere pronto a fare delle scelte. Mi chiesi cosa mi aspettassi dalle sue risposte, cosa desiderassi sentirmi dire ora che ci trovavamo nella stessa città, ma a dirla tutta non ne avevo idea;sentivo la testa piena di pensieri, di ragionamenti e di caos che iniziava a farmi male; Il fatto che avesse scelto di fermarsi per un pò più di tempo mi dava speranza che forse avremmo potuto, pian piano, recuperare gli anni di omissioni. Inspirai a fondo decidendo che per quella serata forse lo avevo messo sottopressione abbastanza da potergli concedere una tregua. Mi allontanai dal bancone e tornai al tavolo, presi con la mano libera il cartone con la pizza e le due birre ed in completo silenzio senza rispodergli spostai tutto sul tavolino in salotto, se così poteva essere definito il divano davanti al televisiore che stava a trenta metri dal tavolo della cucina. Accesi la tv e tornai da Manuel prendendo la sua mano e trascinandolo, ancora in silenzio, insieme a me. non credo di poter accettare tutto questo, non in così poco tempo. E' come se dovessi assimilare tutto. Sono arrabbiato, perchè mi hai privato della possibilità di scegliere da solo credendo di sapere cosa fosse meglio per me! e sono arrabbiato con quelli che ti hanno fatto questo... perchè continuo a chiedermi se qualcosa sarebbe potuto essere migliore se tu ne avessi fatto parola con qualcuno.. e alzai l'indice verso di lui per zittire qualsiasi cosa se avesse voluto parlare ed interrompermi .. e non dire che non sarebbe cambiato niente perchè non lo sai! non sai se le cose sarebbero potute essere migliori.. , forse era paura, forse voleva essere forte, forse credeva davvero che nessuno gli avrebbe creduto, o forse per ingenuità fatto sta che una parte di me gli rimproverava di non aver detto nulla non solo a me, ma a nessuno. .. ma mi sei mancato... e mentirei se ti dicessi che non ho pensato mai a te .. quindi ora godiamoci il resto della serata domani riprenderemo l'argomento.. , avevamo fatto entrambi uno sforzo enorme, lui a sfogarsi, io a capire, e forse ci meritavamo qualche ora di quiete. ricordi quando ci sedevamo per terra in camera mia a guardare stupidi programmi? , lo precedetti sedendomi sul divano e recuperando un pezzo di pizza e la birra.
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    Mi sentivo sciocco a fargli delle domande, dentro di me nutrivo la consapevolezza che se avesse saputo più di quello che stava confessando, me l'avrebbe di certo detto. Aveva tirato fuori gli esperimenti, la paura, la confusione, tutta la verità negata per tutto questo tempo, eppure senza le dovute spiegazioni che giustificassero ciò chegli era stato fatto, tutto mi sembrava assurdamente irrilevanti ai fini della sua partenza. Certo comprendevo la paura. Era un ragazzino giovane dopotutto, solo al mondo, senza nessuno che si curasse di sapere cosa gli accadeva, ma il non poter andare oltre era a dir poco frustrante. Mi misi nei suoi panni, in quel ragazzino che veniva prelevato diversamente da tutti gli altri e sottoposto a esami, esperimenti e chissà che cos'altro senza che nessuno gli dicesse cosa stesse accadendo, e sentii una morsa allo stomaco stringere fino a sentirlo bruciare. Mi sentivo impotente e un pò arrabbiato, perchè con il senno di poi continuavo a chiedermi se sarebbe potuto cambiare qualcosa se lui fosse stato sincero sin da subito. Avrebbe potuto domandarmi se fosse normale, avrebbe potuto chiedermi se a tutti gli altri ragazzini era stato riservato lo stesso trattamento; togliersi dei dubbi magari anche senza entrare in particolari, invece si era tenuto dentro tutto e continuavo a pensare a quanto fosse stato difficile per lui trascinarsi dietro quel peso. Compresi il suo distaccato sarcasmo, l'ironia su qualcosa che non comprendeva come se ciò avrebbe in qualche modo potuto alleggerire il dolore, il peso dei ricordi; ma in realtà mi ero perso. La mia mente si era scollegata dalla realtà, costretta in un limbo immaginario nel quale rivedevo Manuel e gli esperimenti, Manuel da solo in una casa famiglia che avrebbe dovuto crescerlo, tenerlo al sicuro dal mondo esterno, proteggerlo come avrebbero fatto dei genitori veri se li avesse avuti; invece era stato gettato nelle grinfie di qualcuno che aveva fatto di lui ciò che voleva avvalendosi del fatto che un ragazzino ingenuo non avrebbe indagato troppo. Non ne ho mai parlato con nessuno principalmente perché non volevo che gli altri pensassero che fossi malato. Ma nello specifico non ne ho parlato con te per tante altre cose. Non volevo metterti in mezzo a tutti questi casini e... Non sarei riuscito a partire Kaleb, anche se tu fossi stato d'accordo non sarei riuscito a salutarti. È già stato abbastanza difficile così Avrei dovuto restare in silenzio, annuire e dargli il beneficio del dubbio accettando che - meglio tardi che mai - mi avesse detto la verità; ma i pensieri martellavano nella mia testa, tutti quei se, tutti quei ma, che non mi lasciavano in pace e che viaggiavano nella mente alla velocità della luce. Strinsi i denti con una smorfia non è forse quello che si fa in una coppia? ci si sostiene a vicenda, si è sempre sinceri, non importa quanto dolorosa sia la verità... e avresti potuto chiedermi di venire con te!, non volevo accusarlo di niente, ognuno faceva le proprie scelte ed oguno ne pagava le conseguenze, ma non riuscivo a non pensare che avesse scelto la strada più sciocca, quella di un vigliacco che aveva preferito scappare piuttosto che affrontare una verità, piuttosto che chiedere aiuto e pensare che le cose sarebbero potute essere diverse. forse non ero importante abbastanza da meritare la verità? o da meritare la possibilità di scegliere se seguirti o lasciarti andare?, il tono era cauto, non avevo voglia di un litigio ne di accuse, ma volevo che capisse come mi ero sentito io, e come mi sentivo ora che sapevo la verità - anche se non era lineare e soddisfacente come speravo - . Avrei potuto condividere con lui il peso della scelta, di lasciarci di comune accordo finchè le cose non si fossero sistemate, avrei potuto decidere di mollare New Orleans molto prima e di seguirlo ovunque, ma lui mi aveva privato della mia decisione e aveva scelto per entrambi. Strinsi nuovamente la presa indietro, sul bordo del mobile alle mie spalle cui mi ero appoggiato, nel momento stesso in cui mi aveva ridato l'immagine di lui bloccato inerme su un lettino con fili e aghi infilati ovunque; per quanto arrabbiato fossi, il bisogno di saperlo al sicuro sovrastava tutto e sapere che ero stato tenuto all'oscuro da tutto quello mentre ancora stavamo assieme mi mandava il sangue alla testa. Continuavo ad ascoltarlo, pensavo a come sarebbe andata se non ci fossimo rivisti, se lui non fosse passato per Memphis, se io avessi lasciato New Orleans e lui fosse tornato .. senza trovarmi. In un modo assurdamente confuso, c'era un pizzico di destino in quell'incontro perchè dopotutto ci aveva riunito oltre ogni previsione. Mi lasciai sfuggire un sorriso alla sua battuta "mister salame extra" perchè nel bene o nel male la sua gelosia solleticava il tono della sua voce, traspariva dai suoi occhi nel modo in cui mi parlava e da li capivo quanto ancora tanto di sincero e di inespresso ci fosse in lui riguardo me, riguardo noi. C'era astio e c'era rancore, questo era vero, perchè continuavo a riflettere sul fatto che mi aveva mentito e non si era appoggiato a me affinchè io fossi per lui una sorta di roccia, ma al di la di questo non potevo neppure negare di provare ancora quello che provavo solo sapendolo sotto al mio stesso tetto. Ma non volevo cedere, non perchè non me lo sentissi, ma perchè tra i due io ero quello razionale, quello che desiderava essere maturo e fare la cosa giusta, quindi era di vitale importanza chiarire prima di tutto. e adesso? adesso che sei qui... voglio dire, sei fuggito ai controlli? che cosa hai intenzione di fare?. AVeva detto che un giorno,quando si fosse calmata la situazione, sarebbe riapparso a New Orleans per me, ma ora non eravamo a casa, eravamo in una città diversa e c'eravamo incontrati per caso dunque? a che punto della sua vita era adesso?
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    Kaleb Darling • human • sheet
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    Una parte di me era spaventata, ero agitato e anche curioso, ma soprattutto intimorito, perchè avevo paura che quello che mi avrebbe raccontato non sarebbe bastato e non avrei saputo con che forza giustificare il suo comportamento. Mi sembrava quasi di sentire la voce di mia sorella nella testa che mi diceva "ma dai, è passato del tempo, smettila di torturarlo, guarda che faccino, come fai a dirgli di no?" e l'avrei capita... tra i due, per quanto sembrassi tranquillo e accomodante, ero di certo io quello che sapeva provare rancore più a lungo, ma forse era proprio perchè di lui mi importava che desideravo sapere la verità prima di pensare a quanto bello fosse rivederlo. Mia sorella avrebbe avuto ragione: era bello. Di una bellezza semplice, elegante tanto da sembrare irreale; aveva tratti delicati, aveva uno sguardo intenso e dolce; non ero uno sciocco, morivo dalla voglia di annullare la distanza tra di noi e dirgli che mi era mancato, ma ora come ora, proprio adesso che potevo conoscere la verità, sentivo ardentemente il bisogno di approfittarne, di rifarmi di tutto quel tempo in cui avevo rimuginato cercando una risposta, e lo avevo giustificato convinto che dietro a quella fuga vi fosse davvero un motivo valido. Ero attento, annuivo di tanto in tanto ma in realtà nella mia testa stava prendendo piede lo scenario di un piccolo Manuel alle prese con qualcosa di più grande di lui che maturando aveva compreso non fosse giusta; eppure mancavano tasselli, per quanto mi impegnassi a cercare di capirlo, non riuscivo a trovare una ragione che spiegasse i controlli, il tutore, tutto quell'accanimento su un ragazzo piuttusto che su altri. Ma provai anche fastidio, perchè avrei voluto sapere la verità prima, avrei voluto che lui si fosse sentito libero a sufficienza con me di svelarmi prima quei piccoli segreti, quelle dure realtà, quelle crude situazioni che si era ritrovato a vivere, invece che venir chiuso fuori da tutto questo. E sapevo anche cosa mi avrebbe risposto lui se glielo avessi chiesto "volevo proteggerti" la tipica frase che si dice in casi come quello ma in tutta onestà non avrei voluto protezione. Ero più grande di lui, ero forse più maturo, di certo non avrei potuto essere la risposta ai suoi problemi, ma avrei potuto diventare una roccia a cui aggrapparsi, qualcuno che avrebbe cercato di tenerlo al sicuro. Io lo capivo. Capivo che non era stato facile, e la parte più profonda di me aveva lasciato controllo al corpo, le mani strette a pugno per la rabbia che provavo nell'immaginarlo sottoposto a degli esperimenti, anche se ancora alcune cose non mi erano del tutto chiare. Capivo in un certo senso la sua paura, il suo bisogno di evadere, ma continuavo a provare quel senso di abbandono e di fastidio alla bocca dello stomaco perchè non era venuto da me; ne per sfogarsi, ne per un consiglio, tanto meno per un aiuto e ben chè mai per chiedermi di capire perchè mi stava lasciando. Avrei dovuto essere quello maturo che accettava la fine d una storia, tra i due avrei dovuto essere io quello che era andato avanti, che si era rifato una vita con un altro... ma non riuscivo a mentire. quindi tutti questi esperimenti e ... non sei riuscito a capire cosa stessero cercando?, chiesi spontaneamente, combattendo ancora per un pò l'impulso di abbandonare la mia rigida posizione contro il bancone della cucina e avvicinarmi a lui. E poi, anche se avevo paura di chiederlo, anche se in fondo sapevo già cosa mi avrebbe detto, lo chiesi comunque.. .. non capisco perchè non sei venuto da me! perchè non mi hai detto al tempo tutte queste cose? perchè hai pensato che non ti avrei creduto invece di rischiare e mettermi alla prova?, ero frastornato, deluso, vagamente arrabbiato, ma non con lui, quanto più con la sua decisione di privarmi della verità, perchè per quanto ora non servisse a nulla, non riuscivo a smettere di pensare a come sarebbe stato tra noi se lui me ne avesse parlato subito.
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    Sarei stato un folle a non essere sincero almeno con me stesso, il fatto che nonostante il tempo che fosse passato,nonostante fosse stato Manuel a porre fine a qualsiasi cosa stesse nascendo tra di noi, era ancora li , il posto che occupavo per lui, era ancora importante abbastanza da fargli provare gelosia nei miei confronti, e questo in un certo senso mi rassicurava perchè voleva dire che ciò che era stato non era andato dimenticato; ma mi anche confondeva perchè ai miei occhi lo contornava come un ipocrita, qualcuno che era andato contro quello che provava senza il coraggio di dire il perchè; ed ora che ero ad un passo dal sapere la verità qualcosa dentro di me non riusciva a fare a meno di provare paura, la paura che non avrei saputo come comportarmi se quella stessa verità non mi fosse piaciuta. Non disse nulla in seguito alla mia brevissima spiegazione riguardo David, forse capì che non ero in vena in quel momento di spiegargli dei miei flirt o dei miei amici; ma il suo non rispondere aveva gettato me stranamente in un piccolo limbo di instabilità, da una parte mi chiedevo se credesse a ciò che gli avevo raccontato o se si era convinto che gli avessi detto ciò che pensavo avrebbe voluto sentirsi dire, e dall'altra forse stava provando a darmi una sorta di precedenza, per una volta, dando rilievo alle mie mille domande senza risposta piuttosto che preoccuparsi di chi mi ero o non mi ero portato a letto mentre lui non c'era. Lo ascoltai attentamente, aprendo la mente il più possibile - dato le sue premesse - per prepararmi a quanto avrei ascoltato, e per un attimo fui indeciso se sedermi o meno, ma poi rimasi li, fermo come ero, in piedi contro il mobile della cucina con le mani appoggiate al bordo del mobile. Parlava di esami continui, ed io stesso in quel periodo avevo assistito alle sue fughe, lo sapevo per certo perchè alle volte veniva da me. Quando a notte fonda io sospettavo che in un ambiente nel quale viveva lui c'erano regole sul comportamento, sulle uscite e sugli orari, me lo ritrovavo a lanciare sassi contro la finestra, o a scrivermi nella speranza che non stessi dormendo, per poter farmi visita. C'erano state delle volte in cui mi ero trovato fuori e lui mi aveva raggiunto. Non ero sciocco, ero più grande di lui e quel genere di pensieri mi venivano subito naturali, eppure non facevo mai troppe domande non per disinteresse ma per delicatezza; a parte il rapporto altalenante che avevo con mio padre, la mia famiglia era sempre stata molto unita; mia madre aveva lasciato sempre una grande libertà a me e mia sorella, era convinta che darci la possibilità di scegliere sin da subito ci avrebbe responsabilizzati più velocemente. Eravamo una famiglia unita, affiatata, non proprio il genere di famiglie da cartoline di natale ma abbastanza unita da sentire il calore del nucleo familiare e della presenza di ciascuno dei componenti; fare domande a Manuel circa la sua condizione mi sembrava taltvolta indelicato se paragonato alla vita e alle regole che invece avevo avuto io alla sua età. E poi mi piaceva, per quanto lo trovassi un pò strano, mi piaceva che utilizzasse quegli sgarri dal coprifuoco per venire da me, per passare del tempo assieme, quindi a conti fatti avevo voluto non chiedere nulla per paura che Manuel pensasse che non mi piaceva vederlo tanto spesso. Ciò che però mai avrei pensato di provare mentre raccontava, era un reale e tangibile fastidio. Pur non volendolo, nella testa aveva iniziato a costruirsi l'immagine di un ragazzino tanto piccolo sottoposto a cure, esami, controlli che tutti gli altri non facevano. "nessuno mi ha mai detto il perchè, anche se io non facevo altro che chiederlo", in ben altre circostanze avrei voluto trovare la forza di essere sarcastico, fargli presente quanto fastidioso potesse essere quanto gli altri non ti dicevano le cose, ma siccome mi resi conto che parlare di tutto quello non era facile per lui mi trattenni dal farglielo notare. A fine racconto inspirai a fondo guardandolo quasi in attesa... .. tutto qui?, chiesi infine, sgranando appena gli occhi.. .. visite senza motivo, la cartella e un nome? è questo il motivo per cui te ne sei andato?. Avrei voluto anzi no, avrei dovuto, fare delle domande. Forse farle al tempo giusto mi avrebbe aiutato ad avere un quadro della situazione e magari avrei potuto fare qualcosa per impedire che gli facessero del male... eppure una parte di me provava uno strano senso di colpa, come se continuasse a chiedersi se, facendo le dovute domande, Manuel se ne sarebbe andato comunque. Nel nervoso che mi aveva assalito avevo preso a passarmi le mani tra i capelli, stringendo i riccioli chiari e tirandoli indietro... deve esserci dell'altro... non posso e non voglio credere che si limiti tutto a questo!. Magari era una cosa importante, e pericolosa, o magari non era niente, ma se in giro non aveva trovato grandi risposte allora cosa realmente l'aveva spinto a mollare tutto ed andare via?
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    link alla role: It's just my imaginary friend
    è una role tra sensates della stessa cerchia? no XD la role è terminata e può essere chiusa ^^
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    Brody Evans umano libero Cluster Età: 27 Miami
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    Citazione a caso che ti piace tanto o info che vuoi tu
    Ad avere una vita priva di programmi, fatta di incertezze e di improvvisazioni, ci si guadagnava il doppio. Brody ne era assolutamente convinto ormai. Innanzitutto non c'era mai il pericolo che ci si restasse delusi, zero programmi equivaleva a dire zero aspettative e se quelle non c'erano tutto quello che succedeva andava bene perchè comunque non deludeva niente e non deludeva nessuno. E poi ci si guadagnava in divertimento, perchè nessun giorno era uguale all'altro, perchè ti alzavi la mattina senza sapere cosa sarebbe successo ora dopo ora, fino ad arrivare alla sera. La vita improvvisata di Brody, di Rex e di Travis era ciò che di meglio si poteva pensare, forse persino il risolvimento di molti problemi, anche se ne era certo, non era una vita che andava bene per tutti. Le donne per esempio. Le donne avevano bisogno di programmi, di progetti, di linee guida; di post-it attaccati al frigorifero, di tabelle di marcia, di qualcosa che attestasse cosa dovessero fare o cosa aspettarsi in quella giornata. Programmavano il parrucchiere, programmavano la spesa, programmavano quando vedersi e spesso anche il perchè dovevano farlo. Il suo trio era un esempio per il popolo umano fatto di plebei e di ottusi, era un metodo efficace e semplice. Per esempio: le donne prendono appuntamento dal parrucchiere ed improntano la loro vita su quel determinato giorno, poi succede qualcosa, il programma va in pezzi e loro si ritrovano disperate come un giovane boyscout che ha perso la bussola. Ma poi che divertimento c'era nel programmare ogni singolo giorno? ci si ritrovava a non chiedersi mai cosa sarebbe successo ed il più delle volte la delusione era più grande dell'aspettativa. Ecco perchè lui ed il suo trio avevano scelto uno stile di vita libero, a mente aperta, aperto per l'appunto a qualsiasi forma di sorpresa, di novità o di occasione. Il risultato erano giorni sempre diversi, programmi fatti sul momento, e una vita vissuta appieno con un livello di delusione sotto lo zero. Quel giorno non aveva fatto eccezione peri tre che si erano alzati in momenti diversi della giornata, si erano ritrovati a far colazione alle tre del pomeriggio perchè nessuno di loro aveva avuto il coraggio di mettere in pausa la partita a Zelda dove più di una battuta riguardo la sorella di Travis si era dispersa nell'aria portando il giovane e concentrato biondino sull'orlo della deconcentrazione. Fino alle sei del pomeriggio nessuno di loro aveva idea di cosa avrebbero fatto la sera; Brody aveva ripensato più di una volta al burrito di due giorni fa che aveva lasciato nel frigo. Poi, quando avevano chiuso la sala giochi e si erano ritrovati in due, scalzi e trasandati, stesi sul divano, la chiamata di Bolton, uno dei ragazzi che frequentava spesso la sala giochi e con il quale si ritrovavano ad uscire - visto che non solo organizzava le feste migliori - ma aveva anche il radar aggiornato all'ultima versione per quelle degli altri - li aveva salvati da una serata di pizza e birra calda, perchè nessuno dei due si era ricordato di metterle in ghiacciaia. Eppure il bello della loro vita era anche quello. Alle volte le giornate erano diverse, alle volte erano più fiacche, altre ancora più divetenti, il bello stava nel fatto che comunque fossero state, loro si ritrovavano sempre assieme. Avevano abbandonato il solco sul divano ed erano saliti al piano superiore, sbattendo più volte contro il muro mentre con equilibrio precario, saltellavano intenti a togliersi i jeans lungo il corridoio, e durante la pioggia di vestiti che si erano lanciati a vicenda nemmeno avessero improvvisato una partita di pallavolo, erano riusciti a chiamare anche Rex per avvertirlo che si sarebbero visti tra venti minuti per andare ad una festa. Ecco un'altra cosa bella del loro rapporto: loro non si consultavano mai. Non c'era un dialogo fatto di "avete voglia di andare? ci vogliamo vedere li? cosa facciamo stasera?" no, la prima occasione che capitava veniva colta al volo e tutti gli altri venivano messi al corrente perchè nel loro verbale contratto tra coinquilini ed amici, c'era tra le primissime regole quella di spalleggiarsi sempre, di sopportarsi vicendevolmente e di acconsentire a qualsiasi cosa senza chiedere perchè e senza obbiettare, proprio come pochi giorni fa era accaduto alla sfida su cui lui aveva scherzato e che Travis aveva rigirato in maniera seria a tutti e tre facendola diventare un vero e proprio punto di orgoglio nelle vite di tutti e tre. Comunque, la telefonata con Rex era stata decisiva per la scelta del costume. La festa infatti era incentrata sul tema di Halloween; quindi Brody aveva appoggiato il cellulare in viva voce sulla balaustra delle scale ed i tre avevano iniziato ad elencare il contenuto dell'armadio per cercare qualcosa che all'ultimo momento - sempre per motivi di improvvisazione - andasse bene per essere utilizzato come costume a tema. Alla fine nella mambassa di idee idiote, avevano scelto di travestirsi da tre moschettieri ... zombie. Travis aveva ripescato il il boa di piume che aveva comprato per fare uno scherzo a Rex nel giorno del suo compleanno e che, staccando alcune piume, avrebbero potuto incollarle su dei cappelli recuperati dai cartoni dei carnevali a tema degli anni passati. Brody aveva trovato i pantaloni che avevano buttato alla rinfusa nell'armadio di quel periodo in cui si erano fissati nel voler comprare l'ultimo videogioco di assassin's creed, e pur di racimolare i soldi avevano accettato di fare da camerieri alla festa di fidanzamento di una vecchia cugina alla lontana; Mentre Rex aveva rimediato dalla sua vicina di casa dei vecchi stivali un pò logori che era indecisa se buttare o meno, che appartenevano al marito da cui aveva divorziato sei anni prima. Dopo circa tre ore - perchè si, a Rex ne avevano dichiarati solo venti - ma Brody e Travis erano peggio di due migliori amiche che si facevano le treccine a vicenda provandosi praticamente il contenuto di tutto l'armadio, erano usciti di casa diretti al punto di incontro, trovandosi davanti un Rex arrivato di li a pochi minuti perchè ormai li conosceva e sapeva che i "venti minuti" di quei due equivalevano più o meno a un ora e tre quarti, a testa. sto pensando che questa festa potrebbe essere il territorio perfetto per la nostra sfida! ci saranno un mucchio di donne!donne ubriache, donne bellissime, donne a caccia.. donne.. .. donne disperate! elencò Rex intromettendosi nel discorso o meglio, nell'elenco, che Brody stava facendo a voce alta. Il biondino lo guardò di traverso e prima di entrare si accostò all'amico potresti metterti la camicia nei pantaloni, pettinare un pò i capelli, stare più dritto... ? ti abbiamo fatto fare Porthos per un motivo, si sa che tra i tre è quello meno figo! Rex lo guardò titubante, trattenendo una risata divertita ma non riuscendoci fino in fondo .. allora ti ringrazio per non avermi infilato un cuscino sotto la camicia per improvvisare una pancia da ernergumeno ben messo!, sbottò divertito, indicandosi la camicia macchiata di sangue finto - e solo perchè aveva dissuaso gli altri due dal prendersi a cazzotti a vicenda per rendere la cosa più reale - ed aveva optato per usare delle vecchie tempere che nessuno usava più da quando avevano sette anni e che più che a dei colori su tela sembravano proprio del sangue raggrumato in tubetto. Ad ogni modo, alla fine si decisero ad attraversare il vialetto su cui già si riversava un discreto numero di zombie massacrati, di sexy streghe assassinate, lo sapevo! dovevo vestirmi da cameriere assassinato, avrei fatto un figurone invece di dare retta a voi due scemi! ed era soddisfatto di se stesso di essere riuscito a tagliarsi la barba in modo da lasciare solo il pizzetto, perchè l'alternativa di Brody prevedeva di appiccicare i peli delle ascelle per simulare i baffi arricciati di Aramis. Rex scosse la testa, indeciso se scuotere la testa rassegnato o prendere a schiaffi quei due, ma un sorriso gli solcò il viso quando notò che sia Brody che Travis, avevano iniziato ad osservare le donne intorno e dentro alla casa, come due bambini in gita allo zoo.
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    Insomma, fai quel cazzo che ti pare e piace!
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    croupier - single- sensate - 33 - Las vegas - sheet [x]
    @band/autor ◆ title
    IL VENTO NON SPEZZA UN ALBERO CHE SA PIEGARSI
    XwFHG5M
    Devis Reed ◆ PER QUANTO UN ALBERO POSSA DIVENTARE ALTO, LE SUE FOGLIE, CADENDO, RITORNERANNO SEMPRE ALLE RADICI.
    F
    orse era capitato nel momento meno opportuno; il risveglio da sense. Era complicato da spiegare, eppure dentro alla sua testa era perfettamente logico;c'era stato un caos, così tanta confusione da mandarlo in tilt, da destabilizzare il Devis spensierato che rideva con tutti, che giocava con tutti e che viveva la sua vita con una naturalezza disarmante. Per alcuni forse, una tale scoperta avrebbe potuto in qualche modo aprire un canale di comunicazione; come quando si trovano le vie d'uscita in una grotta buia, o come quando si va così a fondo da sentire l'ossigeno tornare nei polmoni solo quando lo strato d'acqua che ci ricopre si fa sottile, mostrando il cielo così vicino e la consapevolezza che basta un'ultima bracciata per tornare in superficie. Devis avrebbe voluto attaccarsi a quello, a trovare sollievo e via di fuga in quella sua nuova situazione per fuggire dalla realtà che aveva scoperto e per un pò, per i primi giorni, era stato così. L'incontro con Castiel l'aveva distratto ed il modo di fare del moro era riuscito a tratti a divertire Devis al punto da frenare i pensieri che lo avevano inevitabilmente assalito. Ma poi qualcosa era cambiato, e l'incontro con la madre naturale aveva gettato lo sconforto nella sua persona costringendolo a ribellarsi persino alla sua famiglia sense e a chiudere fuori non solo la realtà che aveva fatto parte di lui sino a quel momento, ma anche quella che a cui aveva iniziato da poco ad approcciarsi. Non sei costretto ad accettarlo ma sarebbe più facile. Non puoi respingerlo perché fa parte di te, non è temporaneo e penso che anche se ti opponi col tempo ti verrà naturale era quello che aveva fatto all'inizio, la tattica del silenzio come quando si giocava da bambini. Ogni volta che uno di loro probaba a fargli visita ecco che Devis fingeva di non vedere, di non ascoltare, e sperava che prima o poi quelle voci avrebbero cessato per sfinimento di importunarlo. Non aveva indagato su cosa fosse, Kenneth rappresentava in quel momento la prima enciclopedia sensate che si ritrovava a consultare; nella sua ingenuità aveva creduto che fosse qualcosa che come un raffreddore, prima o poi sarebbe semplicemente guarita. "verrà naturale" lo aveva detto anche la russa, Mercedes, la giovane e seducente donna mora che ora li aveva lasciati da soli, e lo aveva detto anche Raol, dalla Spagna, con un'alzata di spalle come se a lui la cosa non desse fastidio. Dal modo in cui Kenneth ne parlava però, Devis percepiva che c'era molto altro sotto, qualcosa di losco e meno invitante, e di cui era attualmente all'oscuro e non perchè Mercedes gli avesse elencato più e più volte - nel tentativo di farlo cedere - i benefici del legame, ma perchè lui, incurante della cosa, non aveva fatto domande. Ora, un pizzico di curiosità si stava insinuando dentro di lui,ancora di più per il fatto che aveva avuto così tanti problemi in passato con la sua vita riportata alla luce che non voleva ritrovarsi a chiedere ogni giorno di chi potesse o non potesse fidarsi. - Lo credevo anche io ma poi un asiatico mi ha salvato da degli scagnozzi di un signore della droga a colpi di karate e chirurgo russo mi ha sistemato il naso rotto ; era chiaro che Kenneth l'avessi vissuta in modo diverso, che avesse accettato molto più di buon grado la sua natura, e quel piccolo aneddoto gli riportò alla memoria il giorno in cui aveva imparatoa scassinare una porta osservando Castiel durante uno dei suoi colpi; o di quando aveva preso una brutta influenza e Mercedes l'aveva curato a suon di vodka russa. In quel momento avrebbe voluto aprir bocca e parlare, invece restò in silenzio, mordendosi la lingua e accorgendosi che lui e Kenneth avevano accolto quel legame in due moti diversi. Ma no figurati... Ci sono passato anche io, non avrei potuto farti credere di essere pazzo. Ma se proprio vuoi fare qualcosa... Prometti che darai loro una possibilità, non te ne pentirai. Magari chiedi solo di limitare le descrizioni di ciò che fanno tra le lenzuola - Devis si ritrovò a stringere la stoffa del pantalone che indossava all'altezza del ginocchio, con un sorriso ironico dipinto sul volto allontanò lo sguardo per un minuto soltanto dall'uomo al quale aveva concesso di dargli delle risposte. Forse era vero dopotutto che fosse più facile parlare con gli estranei, piuttosto che con le persone che più frequentemente facevano parte della tua vita. Dubitava che Mercedes sarebbe stata capace di frenare le sue inibizioni e le sue curiosità, così come una parte di lui sapeva che sarebbe stato difficile non sentire la mancanza di tutte quelle volte in cui Castiel si materializzava nel suo letto, rispettando il silenzio che Devis imponeva, ma costringendolo a guardarlo, perchè uno come lui era difficile che passasse inosservato, e perchè Devis restava comunque un uomo dotato di vista e quel tale, quell'individuo, sembrava scaricare dentro di lui un'attrazione magnetica a cui non riusciva a sottrarsi. Annuì rialzando lo sguardo. Si sentiva un pò a disagio, considerando che essendo il padrone del casinò non avrebbe neppure potuto offrirgli da bere, quindi si limitò ad un'alzata di spalle ed un sorriso un pò frenato,indeciso su cosa dire. .. un passo alla volta!, optò per una via di mezzo, ne una menzogna, ma neppure una promessa che non era certo di essere in grado di mantenere, non che gli dovesse qualcosa, ma era sempre stato un tipo abbastanza sincero. .. meglio che torni a lavoro adesso... è stato davvero un piacere Kenneth! e grazie ancora.. . Si alzò dallo sgabello del bancone del bar e gli diede le spalle,ma prima di allontanarsi del tutto alzò un dito in aria e lo agitò contrariato, poi si girò nuovamente verso l'uomo.. .. comunque non faccio mai pause così lunghe.. insomma, non vorrei che pensassi che in genere mi metto a chiacchierare con chiunque ecco.. !,sorrise con un accenno di ironia, e poi gli diede nuovamente le spalle per tornare al suo lavoro.
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    direi che possiamo considerala conclusa questa, che dici?
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    Sarà mica tua la colpa ? No perché dopo sta scheda sono certa che la colpa sia tua quindi pigliatene le conseguenze U.U
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    Kaleb Darling • human • sheet
    titolo canzone @autore
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    La pioggia. Quando abitavo a New Orleans era la pioggia ad allontanare i pensieri; quando mi avvicinavo così tanto a mio padre da sfiorare il discorso "inclinazioni sessuali" per poi ritrarmi come se lui fosse fatto di fuoco ed io avessi paura di scottarmi, quando i pensieri riguardanti le sue possibili reazioni iniziavano ad affollarmi la testa abbastanza da farmi desistere dall'intento di continuare il discorso. Quando mia sorella mi aveva confessato della gravidanza ed avevo per un attimo avuto il bisogno di rimettere insieme le idee per evitare di andare diretto dal suo superficiale ed avventato fidanzato e prenderlo a pugni, andando persino contro la natura pacifica che mi apparteneva; quando Manuel era venuto da me per lasciarmi dicendomi che sarebbe andato via. Ogni volta che qualcosa mi aveva riempito così tanto da farmi sembrare di vacillare e infine di cadere, la pioggia mi aveva aiutato a tornare sulla retta via. Quando fuori pioveva, invece di correre in casa a ripararmi come facevano tutte le altre persone, io mi infilavo sotto il manto bagnato e lasciavo che le goccie di pioggia lavassero via i pensieri che mi affollavano la testa. In quell'istante, in quell'appartamento che di colpo sembrava essere diventato ancora più piccolo, mi venne in mente la pioggia, ed il bisogno incessante che avevo di gettarmi sotto di essa per riacquistare la lucidità sufficiente per andare avanti. La realtà mi accerchiava, stringeva il suo abbraccio così forte che mi sentii mancare l'aria e la voce roca e sottile di Manuel che chiedeva spiegazioni mi riportava con i piedi per terra. "non sono affari tuoi". ecco cosa avrei voluto dire, cosa avrei .. dovuto dire. Essere un uomo diverso da quello che ricordava, qualcuno che non gli avrebbe concesso di conoscere cose che non lo vedevano partecipe, essere un uomo deciso che rispondeva a tono ricordandogli che lui era quello che se ne era semplicemente andato, come se si potesse mettere un tasto stop ad un sentimento che non aveva avuto grandi problemi fino a quel momento; era lui che non meritava alcuna spiegazione. Ed invece mi rendevo conto di quanto una parte di me fosse tremendamente avvolta da quella curiosità, che la mia imposizione cedeva sotto quello sguardo intimidito. siamo solo amici... buoni .. amici!, dissi infine, dopo un tempo così lungo che ebbi l'impressione di aver dimenticato persino la domanda. C'erano stati dei momenti con David, in realtà c'era stato più di un momento, ma al di la di quello che lui lasciava vedere di se, David sapeva essere acuto, spigliato e soprattutto attento. Avrei voluto avere la forza di cedere perchè quando mi ero reso conto dell'alchimia tra di noi una parte di me si era detta che fosse proprio quello che mi ci voleva: ricominciare da capo e dimenticare il passato. Ma ogni maledetta volta che provavo ad essere un Kaleb diverso, David diceva "si vede che c'è qualcosa che non riesci a lasciare andare"; ed alla fine l'interesse era diventata simpatia, e la complicità era diventata affetto, e mi ero accorto di quanto averlo come amico fosse vitale per me che mi ero attaccato alle piccole cose pur di non chiamare Manuel nel corso degli anni che ci avevano visti divisi. E lo ammetto, avrei voluto trovare la forza sufficiente per redarguirlo, per frenarlo dal continuare, per ricordargli che era l'ultima persona al mondo ad avere il diritto di essere geloso; ma c'era un così gran caos dentro alla mia testa che l'unica cosa che continuavo a non capire era perchè, se provava ancora così tanta gelosia nei miei riguardi, se ne era andato via? Ed avevo aspettato tanto, forse troppo per conoscere la risposta che la sua premessa, invece di tranquillizzarmi, continuava a farmi girare ancora di più la testa, cadendo in balia di pensieri e di supposizioni senza capo ne coda. Non mi serviva che lui trovasse le parole giuste, ma solo che parlasse chiaro e tondo, e non capivo da dove nascesse la sua paura che io potessi non credergli. ti ricordi dei controlli medici che mi facevano fare alla casa famiglia?. Per un istante la mia mente si staccò dal corp, la situazione sembrò di colpo non più reale e aleggiavo tra i ricordi di New Orleans. Mi ricordavo che spesso veniva sottoposto a quelle visite, che alcune volte era capitato che non si fosse presentato a qualcuno dei nostri incontri proprio per quei motivi; di base non facevo mai troppe domande anche se ora - con il senno di poi - forse avrei dovuto; ma preferivo che fossero gli altri a parlare con me, convincendomi che se non lo facevano era o perchè non nutrivano abbastanza fiducia, o perchè l'argomento era fin troppo delicato. Ora che Manu aveva iniziato ad assumere un atteggiamento ansioso, mi resi conto che in realtà sapevo pochissimo della storia che aveva alle spalle. Riflettei sulla sua domanda alzando gli occhi al soffitto. La luce intensa della lampada sopra al tavolo mi costrinse a socchiudere gli occhi.. .. io non.. non lo so.. , mormorai con un filo di voce, riaprendo gli occhi e cercando lui con lo sguardo.. .. insomma, mi hai sempre detto di non avere strane malattie, ed anche adesso me lo stai confermand. Certo, non riuscivo a capire come un ragazzino dovesse essere stressato con tutti quegli esami medici.. ma ho pensato che fosse per accertamenti!; avevo vissuto sempre con la mia famiglia, ero stato dal pedriatra da ragazzino ogni volta che avevo avuto una febbre un pò più alta, o il morbillo, o la varicella, ma non avevo mai dovuto sottopormi periodicamente a delle visite; all'epoca avevo creduto che fosse una prassi delle case famiglia,adesso non ne ero più tanto certo.
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    Scheme role by Amphetamines'
    Vietata la copia anche parziale.

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    SI DICE CHE IL MINIMO BATTITO D'ALI DI UNA FARFALLA SIA IN GRADO DI PROVOCARE UN URAGANO DALL'ALTRA PARTE DEL MONDO.
    titolo song @artista
    Quando ero bambina, mio padre diceva sempre che non parlavo mai, che per essere una Ortiz ero decisamente silenziosa. La verità è che mi sentivo una bambina molto introversa, lontana dall'essere timida eppure difficilmente aperta verso gli altri, ed allora apparivo un pò diversa, chiusa, una bimba meno entusiasta di essere ragazzina di quanto lo erano in verità tutte le mie coetanee. All'epoca mi rendevo conto che l'unica a capirmi era mia madre, era lei che mi accarezzava i capelli prima di andare a dormire; mi ricordo che entrava in camera mia con in mano la sua spazzola speciale, quella a cui era così terribilmente legata e che io, quando lei non c'era, stringevo forte al petto cercando di addormentarmi. Alle volte provavo a pettinare i capelli da sola, ma persino un gesto così semplice non fatto da lei sembrava un'altra cosa. Diversamente da molte mamme, la mia non parlava molto, proprio come me, c'erano momenti in cui il suo sorriso illuminava la stanza e la sua gioia di vivere si percepiva attraverso le piccole cose, ma quando si trattava di parlare con il cuore lei lo faceva in silenzio, con gli occhi ma soprattutto con i gesti, ed in quei momenti mi era sempre sembrato che io e lei parlassimo una lingua speciale e super segreta che potevamo comprendere solo noi. Silenziosa dietro di me, mia madre canticchiava una melodia accarezzando le lunghe ciocche ed io sapevo che lei non mi avrebbe mai voluta diversa da come in realtà ero; che non ricercava una spontaneità forzata o quei gridolini euforici tipici degli altri ragazzini. Era in momenti come quelli che mi mancava terribilmente più delle volte. Quando avevo iniziato a vedere altri luoghi, quando avevo pensato di essere diventata pazza, persino ora, mentre l'uomo - Ivan - davanti a me mi guardava come se stessi facendo la più grande delle sceneggiate, avrei voluto che lei fosse li, per chiederle se anche lei vedeva quello che vedevo io, se ricordava Madrid e le sue luci, e se sentisse gli stessi profumi che in quel momento sentivo anche io. Qualcosa poi nella mia vita era cambiata, all'improvviso avevo abbandonato un pò quella chiusura verso il mondo ed avevo cercato di mostrare un pò lo stesso sorriso di Layla, forse perchè in cuor mio avevo bisogno di rivedermi in lei nei gesti più comuni che le vedevo fare e che me la ricordavano. Alla fine, i tratti più chiusi e le imitazioni di lei, avevano creato uno strano mix caratteriale. Andavo a fasi molto alterne e parlavo un pò di più, ma non avevo la stessa eleganza di Layla, piuttosto ero più goffa, più fumettistica, ma non ero ancora riuscita a capire se questo lato di me mi piacesse oppure no. Di certo divertiva il mio ospite dato che continuava a guardarmi come se stessi facendo un monologo da sola; Era ... irritante, il suo sorriso palese e un pò strafottente. Avrei voluto ribattere anche su questo punto, ma ero decismaente più curiosa di conoscere la risposta alla mia domanda, ed ero preparata. Sul serio, ero preparata ad un racconto fatto di teste d'asino volanti, e poteri magici, e mutazioni strane, speravo solo che non mi dicesse che all'improvviso mi sarebbero spuntate la pinne da sirena; quello che non mi aspettavo affatto era che Ivan fosse un completo invasato con smanie suicide che con una rincorsa quasi finì oltre il bancone finendo spiaccicato al suolo come una frittella in un cartone animato. Prima ancora di sentire la vertigine di cui lui parlava,sentii un mancamento d'aria, come se stessi trattenendo il fiato, anche se in realtà ero certa di non aver dato al mio corpo il comando di farlo, e immediatamente dopo l'impulso di prendere a sberle la sua bella faccia mentre il cuore ancora mi martellava dentro al petto come una furia senza precedenti. dico ma sei impazzito? vuoi provare con un cazzotto? vediamo se senti reale anche quello?, avevo alzato la voce sconcertata, mi tenevo una mano sul petto mentre il cuore sembrava non recepire il messaggio "rallenta i battiti". C'era lui appeso in bilico su quel cavolo di balcone, eppure mi sentivo sospesa nell'aria come se ci fossi stata io, e chiusi di istinto gli occhi per trattenere l'infarto in corso, mi ripetevo mentalmente "respira Reira, respira non è reale, non è reale". Quando riaprii gli occhi l'immagine di lui con in mano un coltello mi fece trasalire, appoggiai istintivamente una mano contro il cornicione ehy ma che vuo... , e di nuovo, prima che lo fermassi, sentii il palmo della mano dolermi, bruciare come quella volta che al pub mi ero tagliata provando a tagliare delle decorative bucce d'arancia. Ora avevo realmente non solo la certezza che quel tale fosse fuori di testa, ma anche avevo seriamente voglia di ucciderlo con le mie mani. Allungai una mano verso il coltellino e gli abbassai il palmo cercando i suoi occhi. d'accordo cowboy,hai reso l'idea!. Avevo la strana sensazione che non mi sarei liberata di lui molto facilmente, di certo non alla velocità che avrei voluto; presi un profondo respiro, ora che il cuore aveva smesso di battere così rumorosamente, e tornai per un istante alla realtà, la mia realtà, trovando stranamente un pizzico di sollievo tra le file di bottiglie disposte lungo lo scaffare e le enormi botti ripiene di birra dove di tanto in tanto - alla ricerca di un pò di silenzio - mi sedevo sgranocchiando dei crakers. Sarebbe stato tutto nuovamente normale, se non fosse che Ivan era ancora li, a pochi passi da me. Io nella sua realtà a Madrid, e lui nella mia, in quel piccolo magazzino di New Orleans dove chiunque avrebbe potuto entrare e trovarmi a parlare da sola. "ti troverò" Lo guardai di traverso sembra una minaccia!la pianti con quell'espressione idiota sulla faccia? mi stai dando i nervi!, aggrottai la fronte e ispirai a fondo, ancora e ancora. Odiavo accorgermi che in fondo aveva ragione perchè capivo quello che diceva, perchè ero abbastanza certa che non fosse un'allucinazione, e perchè i battiti del cuore, la vertigine e il bruciore alla mano erano stati reali come li avrei sentiti se mi fossi lanciata io contro il balcone restando in equilibrio o se mi fossi tagliata il palmo della mano come aveva fatto lui. Per dimostrare poi quel genere di cosa trovavo avesse scelto davvero degli esempi strampalati il che mi avvicinava sempre di più all'idea che non fosse del tutto sano di mente. tanto ho la sensazione che se ti dicessi che non ti credo e che non sono sicura di volerlo sapere me lo diresti comunque, e non voglio che ti tagli qualche altra cosa, anche se la lingua sarebbe una buona idea.. dopotutto sentirei solo il dolore io no? non è che finisce la tagli anche a me?, finsi di ragionarci davvero su e trattenni un sorriso divertito per l'immagine che mi balenò istantaneamente per la testa. Sbuffai rassegnata e mi sedetti a terra, okay su, dimmi cos'è un homo sensorium?.
    © code created by jellyfish in blondieland
56 replies since 15/3/2010
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