Perry Blossom ›››
Gli camminavo al fianco, evitando volutamente di sottolineare il poco entusiasmo che aveva impiegato nell'acconsentire alla mia richiesta, dopotutto ero stata anche carina nel far cadere le mie rimostranze avrebbe potuto come minimo fingere di essere sollevato dalla cosa, ma probabilmente credeva ancora che presto o tardi sarebbe riuscito a farmi desistere dal mio intento di vendicarmi ancora più seriamente... Beh gli era andata bene che mi stessi stancando di impiegare le mie preziosissime energie nel fargliela pagare! Provai a osservarlo con un occhio più obiettivo ma non trovavo in lui davvero nulla che mi facesse sospettare che fosse
speciale e per "speciale" intendevo qualcuno capace di nascondere un grande segreto, magari una bizzarra inclinazione al voyeurismo o che ne so io qualcosa che lo avrebbe reso ai miei occhi
interessante; no, invece appariva solo, magari un po' noioso come lo avevo accusato più volte ma soprattutto uno che si tratteneva, uno che il rischio non lo acciuffava mai ma che se lo lasciava correre affianco senza nemmeno provare a trattenerlo e a buttarcisi dentro.
Allora... Cos'era quello di prima? Una frase a sproposito. Non dovevo dirla, mio padre è un brav... Brava donna. Ha avuto un periodaccio e non è sempre stato un padre modello, ma l'ho perdonato Era la prima volta che affrontavamo anche così superficialmente un argomento personale io e lui, qualcosa che scoprisse un po' dell'altro nella sua sfera intima. Non mi dispiaceva, alla fin fine se si voleva conoscere davvero qualcuno prima o poi si doveva cominciare pure da qualche parte e l'argomento "genitori" era una parte anche della mia vita che avevo sciorinato più e più volte con i miei amici, perciò mi sentivo piuttosto preparata a dire la mia in merito.
Uhm Finsi di rifletterci un po' sopra sebbene sapessi già con esattezza quale era il mio pensiero in merito ma non volevo che credesse di potermi etichettare come una saputella che aveva un'opinione su ogni cosa, anche se questo mi rispecchiava molto in verità.
E credi spettasse a te perdonarlo? Voglio dire... Siamo tutti un casino, chissà quante volte lui avrebbe dovuto perdonare te! Ero un chiaro esempio che il rapporto tra figli e genitori non fosse dei più semplici e che spesso ci si ritrovava a dover affrontare i ruoli invertiti; fare da guide alle proprie madri e ai propri padri non era una passeggiata di salute, per tutta la vita avevo dovuto restare allerta in attesa del prossimo guaio che mia mamma avrebbe combinato e che inevitabilmente sarebbe ricaduto anche su di me, eppure sapevo che non spettava a me giudicarla. Me ne lamentavo, eccome se lo facevo, ma in cuor mio ero consapevole che lei non avesse mai davvero voluto ferirmi e che aveva dato il massimo di se stessa credendo di fare il meglio per entrambe, poi non c'era riuscita ma quella era un'altra storia.
Siamo tutti un casino, ognuno fa quello che può non dovresti guardarlo per le cose incasinate che ha fatto secondo me, ma per tutto il resto. Dopotutto te la sei cavata no? Voglio dire ce l'hai fatta ugualmente, quindi non può aver fatto tanto danno. Sentenziai perentoria. Eravamo entrati nello sturbucks più vicino e ci eravamo messi in coda mentre io, che avevo lavorato in un posto simile a quello, conoscevo alla perfezione i tempi di attesa a quell'ora della sera quando tutta Las Vegas era animata dalle peggiori intenzioni. Mi dondolavo sulle punte come una bambina, impaziente di fare la mia ordinazione ora che lo stomaco cominciava a brontolare ma ugualmente attenta al nostro discorso. Masticavo una gomma rosa e mi stavo prodigando nella creazione di uno dei palloncini meglio riusciti quando la sua domanda mi fece venire voglia di mollarlo lì.
Quindi...Studi psicologia tra uno shampoo e l'altro o sei solo ficcanaso? Gli scoppiai praticamente il palloncini in faccia guardandolo con un'espressione ammonitoria e severa.
Scommetto che sei pieno di amici giusto? Come potrebbe essere il contrario sei così simpatico! Sai, stavo solo cercando di mostrarti le cose da un'altra prospettiva ma sorpresa sorpresa probabilmente sei abituato a non guardare oltre il tuo naso! Incrociai le braccia al petto mentre infastidita sbuffavo puntando i piedi a terra. Finalmente sembrava essere arrivato il nostro turno, mi lanciai verso il bancone e ordinai il mio milkshake con un'abbondante dosa di panna montata alla vaniglia e una spolverata di scagliate al cocco sopra, poi lo lasciai lì a pagare e mi diressi al primo tavolino libero che riuscii ad accaparrare. La verità era che non intendevo diventare sua amica, non credevo proprio che ci fossero i presupposti, ma guardavo a lui come a un caso umano che forse avrei potuto aiutare se me ne avesse dato il modo. Salvare le persone, mi aveva detto una volta Luke, era una cosa che mi si addiceva. A voler essere pignoli queste non erano state le sue esatte parole, lui mi aveva più propriamente paragonata al diavolo della Tasmania o a un fortissimo uragano che stravolgeva la vita di coloro che mi incontravano, ma il succo era il medesimo... In qualche modo il casino che c'era nella mia vita non ero capace di risolverlo, così proiettavo le mie necessità sugli altri sentendomi in dovere di mettere in ordine quello che non andava nelle loro esistenze. Questo mi faceva sentire in pace, forse uno psicologo avrebbe detto che non potendo sistemare me stessa veicolavo il tutto all'esterno. Attesi quell'uomo sistematicamente impostato al tavolino e quando arrivò con il mio bicchiere ricolmo gli feci segno di sedersi.
Perchè non sorridi mai? Davvero, non ti ho visto sorridere una volta. Hai una paresi? Sei triste? Fai poco sesso? Sorridere fa bene, non te lo ha mai detto nessuno?