Votes taken by la_notte.dei.miracoli

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    ■ Data di nascita + Età: 6.6.1994 (23)
    ■ Residenza: Las Vegas
    ■ Professione: shampista
    ■ Razza: umana
    ■ Cerchia: //
    ■ Orient. sessuale: etero
    ■ Status: single
    Perry Blossom ›››
    Una Palla di Rabbia lo diventi anche se una ti frega un sacco di soldi! Quell'uomo non sapeva andare avanti, mettere la fatidica «pietra sopra», me ne rendevo conto ad ogni secondo che passavo in sua "compagnia" oooh ma ancora? Ti ripeto che io non ho fregato proprio nessuno, il mio è un talento e mi offende che mi paragoni a un qualunque ladruncolo da casinò.. Impara ad essere più gentile con me, sai che non ti conviene affatto comportarti nel modo opposto! Credo che tu ormai ne abbia le prove. Non lo capivo, non del tutto. Alcune sue affermazioni, il suo atteggiamento chiuso a riccio, persino quei modi sempre corretti che celavano a mio modo di vedere un uomo che aveva bisogno di tenere tutto sotto controllo, tutto di lui sembrava freddo ma non naturalmente freddo, avevo la sensazione che lui volesse apparire a quel modo, che non si concedesse di esplodere come il resto del mondo faceva o avrebbe fatto in quella circostanza. Non mi ritenevo un'esperta in materia in fatto di rapporti umani, quando potevo tendevo a evitarli e mi ci tuffavo a pesce solo quando ero certa di chi avessi davanti ma nonostante questo sapevo che indossare maschere e fingersi invincibili non aiutava, ero convinta fosse meglio urlare per strada che "mandare mail" per vendetta. Non eravamo tutti uguali, ma il suo atteggiamento da imperatore del ghiaccio non era sano! Prenditi questa soddisfazione ma chiudiamo questa storia. Sta diventando assurda ed infantile. Eccolo lì, un'altra volta con la sua figura da mediatore, se fosse entrato a far parte delle forze dell'ordine probabilmente avrebbe potuto lavorare per il rilascio degli ostaggi, così diplomatico e impassibile, la sua furia era durata solo un istante quando uscendo dal casinò mi era venuto incontro rosso in volto e pronto probabilmente a dire e fare qualunque cosa per placarmi, ma come riprova di ciò a cui abituava se stesso quell'ardore sembrava essersi spento immediatamente. Mi piazzai davanti a lui a braccia conserte dimenticando per un momento di essere arrabbiata con lui per ciò che aveva fatto, saltando di palo in frasca come si soleva dire... Sei noioso lo sai? Tenevo molto ad esprimere in qualunque circostanza la mia opinione, ero convinta esistessero due differenti tipi di sincerità e coerente con me stessa cercavo di rispettarne sempre almeno una con le persone che incontravo. Una era quella dei fatti che ogni tanto si poteva anche ignorare, un esempio di essa erano i miei trucchetti da "prestigiatrice" al casinò, diciamo che non mi definivo una ladra ma un'abile maga degli effetti speciali, la seconda verità era quella del pensiero che abbracciava non solo le idee che ci passavano per la mente ma anche le sensazioni e i sentimenti, ecco io quella verità tendevo a non scordarla mai e ad esprimerla sempre poiché mi piaceva essere chiara e desideravo che le persone capissero realmente chi fossi. Insomma non so cosa ti sia capitato nella vita ma TU sei noioso. Non ti sprechi mai per nulla, mai un sorriso, mai un po' di verve, di rabbia vera... cioè prima mi avevi quasi convinta e ora eccoti un'altra volta a contrattare la mia resa. Esiste davvero qualcosa che ti smuova? No perchè è triste sai...? Mi domandavo ogni volta che conoscevo qualcuno di nuovo quale fosse la storia dietro la storia, perchè insomma esistevano parecchie realtà che ci accomunavano tutti ma poi, scavando in profondità, si scoprivano quelle piccole crepe e delle vivide pennellate di colore che ci differenziavano l'uno dall'altro rendendoci unici, quelle crepe e e quelle pennellate erano ciò che interessavano a me. Pareva che in fondo una piccola risposta a quella domanda lui me l'avesse ugualmente data dopotutto Somiglio a mia madre, quella che mi ha dovuto crescere da sola mentre il simpaticone si ubriacava! Non dovevo dirlo, lascia perdere Piegai la testa di lato, studiando la sua espressione e il rimorso veloce che balenò nel suo sguardo per essersi forse scoperto con una perfetta sconosciuta, anche solo per un secondo, anche se solo involontariamente. Però mi era piaciuto, almeno aveva detto qualcosa ed era uscito dalla sua comfort zone, avevo avuto modo di sbirciare attraverso un piccolissimo spiraglio. Kenneth non sembrò ugualmente entusiasta infatti dopo l'ennesimo rifiuto mi diede le spalle abbandonandomi lì, nel mezzo del marciapiede con i miei volantini che erano improvvisamente passati ad essere l'ultima delle mie preoccupazioni. Ero particolare, lo sapevo, ma ora c'era qualcosa che mi interessava di più, che volevo capire e dovevo affrettarmi a scoprirlo prima che uno dei buttafuori mi vietasse di entrare nella struttura nella quale Maxwell si stava dirigendo. Aspetta aspetta aspetta! Gridai correndogli dietro e affidando l'intero pacco di volantini rimastomi a un passante a caso. Mi aggrappai al suo braccio per fermarlo strattonandolo un po'. Senti non so come la vedi tu ma secondo me tu hai proprio il bisogno del mio aiuto. Cioè non dico che ti serva proprio il mio in particolare ma di una persona come me sì, e dato che qui ci sono solo io... Beh approfittane! Era un caso interessante e come avevo già detto io ero incuriosita dai tipi strani, probabilmente in un'altra vita dovevo essere stata uno strizza cervelli o una studiosa della mente umana perchè mi piaceva capire come lavorassero gli ingranaggi mentali di persone come lui, quelle che si comportavano e parlavano in un determinato modo ma poi, ogni tanto, mostravano di nascondere anche molto altro. Facciamo che metto per un secondo da parte quanto stronzo tu sia stato con me... Concessi in modo magnanimo e maturo Cos'era quella cosa di prima? Voglio dire per un attimo ho pensato tu non fossi un automa ma una persona vera. Pinocchio per caso la fata madrina ti ha trasformato in un bambino vero? Lo presi in giro sfoderando la mia conoscenza in tema favolistico. O preferiresti essere accomunato all'uomo di latta del Mago di Oz che cercava disperatamente un cuore? Gli sorrisi impertinente Allora mi offri un milkshake? E ci tengo a sottolineare che dovresti pagarmelo tu perchè dai... è il minimo!
    In a cold night There will be no fair fight There will be no good night To turn and walk away
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    It was just like a movie. It was just like a song when we were young
    When We Were Young - Adele - Madilyn Bailey & KHS Piano Cover
    Perché no! Mi puoi dare man forte. E poi parlo talmente tanto a te di lui e a lui di te che è incredibile che non vi siate ancora conosciuti Davo un’opportunità a tutto e tutti, lo facevo con i sogni, con l’impossibilità degli eventi, con ciò che mi spaventava e quello che invece mi incuriosiva figuriamoci se non lo avrei fatto anche con le persone, soprattutto quelle che avevano un forte impatto sulla vita del mio migliore amico. Desideravo che le cose tra Manuel e Kaleb funzionassero perchè la vita era bella da essere vissuta specialmente quando non si era da soli ma si poteva condividere ogni più piccola esperienza, anche quelle meno belle, con qualcuno al proprio fianco che ci capiva. Se non si innamorasse completamente per la seconda volta di te sarebbe solo una testa di merlo quindi non perderesti nulla comunque... affermai con una certa decisione nella voce. Non ne sapeva moltissimo sull’argomento amore, dovevo ammettere che le dinamiche che portavano un uomo o una donna ad innamorarsi di qualcun altro mi erano ancora sconosciute, alla veneranda età di 21 anni non ero ancora riuscita a fare mia quell’esperienza, non mi ero mai sentita la pelle d’oca sulle braccia, le farfalle nello stomaco o l’inusuale senso di stordimento che in molti descrivevano come anticamera dell’amore, no non avevo incontrato ancora un altro essere umano capace di stravolgermi vita, mi chiedeva poi se sarei mai stata una donna “da stravolgere” o se, un po’ come per tutto il resto, avrei vissuto quel sentimento con una certa dose di filosofia riuscendo a razionalizzare anche i sentimenti più impetuosi. Ne ero incuriosita ovviamente ma per il momento sentivo di non avere l’esperienza o le basi per dare importanti suggerimenti a lui anzi al contrario, in quel momento il mio ruolo era più che altro quello di una spettatrice che osservava dalla finestrella ciò che si svolgeva all’interno della casupola.
    Sapevo che per Manuel Kaleb era quello giusto e non perchè ne fossi convinta io ma perchè lo era lui e io mi fidavo ciecamente del suo giudizio, Manuel poteva essere tante cose, poteva non piacere a tutti visto il suo carattere e la sua personalità particolari ma era sempre onesto con se stesso o almeno questo era ciò che pensavo io, quindi se mi stava dicendo di essere dentro a questa situazione con tutte le scarpe non avrei potuto fare altro che prendere metaforicamente i pom pom e fare il tifo per lui, per loro. Vidi sul suo volto lo stesso identico mio stupore nell’osservare il gusto stilistico della stanza e gonfia le guance ridendo divertita immaginando quello che stava passando per la sua testa, sicuramente mi ci avrebbe vista bene ad abitare a Graceland, ero un po’ matta secondo l’opinione di molti e probabilmente nessuno si sarebbe stranito più di tanto se avessi annunciato di trasferirmi in un luogo simile a questo un giorno, già il mio appartamentino era un accozzaglia di colori, tessuti, stili e influenze differenti.
    Magari le risposte possono dartele loro, hai provato a farci una chiacchierata? Forse dipenda da come sono morti... Magari sono stati assassinati e il loro spirito è più corporeo e sofferente... Ok forse mi sto ispirando un po' troppo ai film horror Avvertivo nell’inflessione della sua voce il desiderio di aiutarmi per quello che poteva e ancora più quello di comprendere ciò che provai a spiegargli, era tipico di Manuel e io lo adoravo per questo. Non era un ragazzo che chiudeva la mente alle novità, si sforzava sempre di capire per un verso o per un altro le eccentriche traversie della mia vita, ”è quello che fanno gli amici” mi ripetevo ma non sempre andava così. Per via del mio lavoro mi circondavo di molte persone differenti e non tutte erano sempre state disposte a tendere una mano o ad ascoltarmi. Ecco… Volevo davvero riuscire a spiegarmi, avevo bisogno di non essere sola in quella cosa, che qualcuno sapesse ciò che mi stava succedendo almeno così facendo se un giorno fossi sparita nel nulla avrei avuto Manuel a preoccuparsi per me Non è proprio così “spirituale la cosa, i nostri “incontri”… Lo presi per un braccio spostandoci casualmente in un angolo buio della casa, alla ricerca di un po’ di privacy Non credo di poterne parlare apertamente davanti a quel gruppo di turisti… credo sia qualcosa di grosso quello che mi sta succedendo. Vedi… Cercai le parole adatte, quelle che persino l’amico più disponibile a credermi non avrebbe classificato come il parto di una mente schizoide Potrei essere stata eccessivamente cauta quando ti ho detto che i miei amici sono solo delle “presenze”. Loro… Loro… Non sapevo come dirlo, o meglio lo sapevo ma avevo paura a farlo. Loro sembrano reali. Capisci? Vivi. Cioè fatti di ossa e carne. L’ultima esperienza con uno di loro mi aveva a dir poco shockata tanto da farmi ritrovare dall’altra parte del mondo non sapevo nemmeno bene io come. Io lo so che sembro pazza ma ti giuro non lo sono… mi trovavo nel mio negoziato e all’improvviso… PUF! Capisci? Non ero più lì! Mimai con le dita una sorta di sparizione corporea.
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    Zane Blanc
    34
    umano
    etero
    Zane si era dato una regola, una sola, quando il suo superiore gli aveva comunicato la nuova destinazione e aveva appreso che avrebbe lavorato per la caserma 51 del capitano Boden ed era stata quella di tenere la testa bassa, fare il proprio dovere e cercare di tornare sempre a casa soddisfatto di se stesso, conscio di aver dato sempre il massimo per la gente di Chicago. Tutto qui. Niente di più. Nessun accenno ai colleghi, nessun accenno ai rapporti interpersonali con la squadra di pompieri o di paramedici in servizio alla 51. Aveva chiuso, quel capitolo era sepolto e per valide ragioni.
    Quando Bernie era piccola e i suoi genitori davano a lui il compito di metterla a letto Zane aveva preso l’abitudine di leggerle “il piccolo principe” che era in assoluto il libro preferito della sorella, e c’era un passaggio che ricordavano entrambi a memoria e che in più di un’occasione avevano ricordato in seguito a quello che era successo nell’altra caserma che recitava «È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttate via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c’è un nuovo inizio.» Onestamente dei due era sempre stata Bernadette la più brava a seguire quel consiglio, era naturalmente predisposta al perdono, alla speranza e alla convinzione che tutto sarebbe finito per il meglio, che dopo una tempesta spuntasse sempre il sole e che non si potesse avere paura in eterno, come non si potesse restare arrabbiati per il resto della vita e lui questo lo capiva, in fondo poteva dire di non provare nessuna delle due sensazioni, ma quello che gli era rimasto dentro dopo l’ultima esperienza lavorativa era ciò che definiva come una “crescita”... Aveva aperto gli occhi dove prima non credeva di dover guardare, era stato scottato, era maturato e ora agiva di conseguenza. Non credeva di stare facendo di tutta un’erba un fascio semplicemente aveva preso una decisione ponderata, si stava comportando cautamente e soprattutto con cognizione di causa e ciò prevedeva che sul posto di lavoro non vi era rapporto che fosse interessato a stringere.
    L’ambulanza era finalmente riuscita ad arrivare al Chicago MED, la barella con il paziente ormai fin troppo in agitazione era stata trasportata dentro e Zane poteva prendersi un attimo per terminare di curarsi gli occhi, chiaramente con l’aiuto della collega... Vieni qui per favore e dammi una controllata. Parlò con il suo solito tono perentorio ma questa volta più calmo, semplicemente perchè come lei desiderava che quella cosa funzionasse, che il loro lavoro fosse agevolato da un buon rapporto di squadra, dall’intesa che era indispensabile non solo tra i pompieri ma anche tra due paramedici che dovevano condividere lo stretto abitacolo di un’ambulanza e che in tempi molto ristretti avrebbero dovuto prendere decisioni che poi, davanti al loro comandante, sarebbero dovuti riuscire a sostenere e sulle quali essere d’accordo. Quindi no, non intendeva trattarla male o praticare il mutismo, ma non desiderava socializzare. Erano cose ben diverse. Le porse due dischetti di cotone imbevuti di collirio perchè lo pulisse solo superficialmente e avere migliore visuale all’interno della palpebra. Questa sera sarò nel mio appartamento a studiare il manuale sull’assistenza in ambito pediatrico, è quella dove sono meno esperto e non voglio farmi trovare impreparato. Quindi no, non ti ho mentito sarò occupato. Per davvero. Ci tenne a precisare rivolgendosi a lei come avrebbe fatto ad una bambina a cui veniva spiegato che il mondo degli adulti era più complicato e pieno di responsabilità. Sbattè un paio di volte le ciglia perchè il fumo ancora gli bruciava le iridi sensibili. sei davvero fatto così? un grande devoto al lavoro che parla poco e che non ha nemmeno un pizzico di confidenza con i colleghi? Ma Harriett sembrava non capire, o faceva finta o era convinta che loro due da quel momento in avanti sarebbero dovuti diventare grandi amici lo sai che non è mai morto nessuno per aver fatto un accenno di sorriso vero? e poi anche se ti succedesse siamo già davanti all'ospedale! Quell’insistenza, quel perorare la propria causa con trasporto e umorismo erano maledettamente identici ai modi di fare della sorella minore, era certo che se avesse presentato a Lowry la parente in men che non si dica sarebbero andate d’amore e d’accordo come due vecchie amiche che non si frequentavano da un po’. Zane invece cominciava a diventare insofferente, non lo aggradava molto chi non rispettava la condotta degli altri imponendo la propria a tutti i costi, per quel motivo se n’era andato in fretta da casa, poiché le tre sorelle erano più o meno così con lui e il biondo aveva sentito la necessità di ritagliarsi i propri spazi, di vivere secondo le proprie regole e i propri ritmi. Ti conosco sì e no da un’ora, per quale motivo dovrei darti confidenza o sforzarmi di essere amichevole con te? Solo perchè lo vuoi tu? Rispose tranquillamente in perfetto stile da stronzo quale sapeva di poter diventare quando attorno a sé sentiva l’aria mancare. Eppure il suo ragionamento aveva senso. Lowry intendo essere un ottimo collega e ne hai avuto la prova prima quando ti ho salvato il culo entrando nell’edificio per aiutarti ma questo... e con un dito indicò prima se stesso e poi lei Non ha niente a che fare con il rapporto extra lavorativo e interpersonale che intratterrò con te. Non mi devi piacere o stare simpatica, non devo ridere alle tue battute e se ti dico che da manuale la sirena va tenuta spenta tu la spegni perchè se non sei una stupida, e credo che tu non lo sia, allora capirai che le regole e i manuali esistono per un motivo. Se cerchi un amico trovalo altrove se vuoi qualcuno che parli con te di elefanti unicorni o di fidanzati che ti hanno spezzato il cuore vai su internet e cercati qualcuno che sia disposto a prendere the e pasticcini. Io e te dobbiamo solo lavorare insieme e questo è quanto. Le strappò la bottiglietta di collirio dalle mani, avvitò il tappo e risalì sul retro dell’ambulanza senza troppe cerimonie. Mi controllerò meglio poi... Ora torniamo in caserma per favore.
    rwKtgo8
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    Edited by beasweirdasme' - 17/1/2018, 19:19
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    cuori miei <3 O le ha portato un milkshake al doppio cioccolato!
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    It was just like a movie. It was just like a song when we were young
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    Ascoltai Manuel parlare mentre sciorinava una dietro l'altra le risposte alle mie mille domande e, forse stupidamente visto che appariva un po' come la scoperta dell'acqua calda, ma mi resi conto di quanto fosse facile soprattutto quando si era lontani come lo eravamo noi perdersi tanti piccoli pezzi di puzzle della vita dell'altro. Il tempo era relativo ma non lo erano gli impegni della vita quotidiana; seppur felice di avere un'attività personale che portavo avanti serenamente ero la prima a lambiccarmi il cervello per riuscire a pagare ogni fine mese l'affitto di casa, per riuscire a mangiare tutti i giorni e mantenere una vita sana ed equilibrata. Poi quando riuscivo a staccare per qualche minuto il cervello da quelle priorità pensavo a mio padre o, anche se più raramente, ai pochi amici fedeli che avevo a New Orleans e infine -anche se forse avrei dovuto citarli per primi- c'erano i miei spiriti, quelle voci e quelle presenze speciali che rendevano la mia vita un sali e scendi di emozioni senza fine. Con tutto questo era difficile mantenere un filo di conversazione costante con Manuel, eppure lui era per me la persona più importante a questo mondo, credo persino più di Ray che era sangue del mio sangue. Io e Manuel ci eravamo scelti, eravamo fratello e sorella per scelta e forse era proprio questo dettaglio a rendere il nostro sodalizio ancora più importante di una familiarità biologica. Ascoltavo i divertenti aneddoti sul suo "quasi" ricongiungimento con Kaleb e pensavo a quanto poco presente fossi stata ultimamente nella sua vita per non essermi accorta che effettivamente la voce del mio migliore amico era cambiata, un dettaglio che sin da bambini mi aiutava a comprendere quando qualcosa lo faceva arrabbiare oppure lo rendeva incredibilmente felice. Mentre io saltellavo come una molla impazzita per dimostrare il mio entusiasmo, o piangevo come una fontana quando qualcosa o qualcuno urtava la mia sensibilità Manuel che aveva comunque un carattere persino più estroso ed estroverso del mio e che non si vergognava minimamente di essere un perfetto esibizionista un po' vanesio riusciva a convogliare ogni suo sentimento ancor prima che nel corpo e nella sua attitudine nella voce stessa che saliva o scendeva di tono. La nostra ultima telefonata, ora che ci pensavo, era stata forse un po' diversa dalle altre, ma ero così presa da ciò che mi stava accedendo da non averci dato sufficientemente peso. Mi sentivo un po' in colpa ad ammetterlo. e sono andato a vendere un bracciale d'oro che mi aveva regalato un tizio di Providence un po' in fissa con me Mi faceva sempre ridere la presa che aveva sugli altri e, non mi vergognavo a dirlo, ero orgogliosa di lui, non tanto del fatto che Manuel fosse esteticamente attraente, la bellezza esteriore fine a se stessa secondo me non serviva proprio a nulla, ma del fatto che compensasse appunto il suo fascino con una personalità ancora più dirompente e particolare. Da piccolo era già così, era diverso da tutti, era spontaneo e non si teneva mai nulla per sé tutto quello che gli passava per la testa lui la diceva. All'età di dodici anni aveva già imparato l'arte della provocazione, poteva far saltare i nervi a tutti se lo desidera o farsi voler bene allo stesso modo. Un po' lo invidiavo, consideravo me stessa più un pasticcio o un miscuglio di tante emozioni shackerate insieme, credevo di essere forte e sognatrice, ma anche fragile sotto alcuni punti di vista e un po' dispersiva. Ero originale, me lo riconoscevo, ma non sempre questo veniva visto di buon occhio da tutti, difatti io che non guardavo mai con sospetto nessuno ero la prima ad essere trattata con diffidenza un po' per il mio lavoro e un po' per l'eccentricità del mio carattere. Per fortuna non tutti erano così, e poi io avevo lui, Manuel, non mi sarebbe servito nessun altro. Camminai spinta da lui fino ad entrare in una delle prime stanze che la guida volle mostrarci, era la sala da biliardo e il luogo forse più strambo e affascinante che avessi mai visto. Al soffitto erano appesi due lampadari coloratissimi in vetro che mi fecero pensare alle vetrate di quelle chiese gotiche che riflettevano la luce in modo spettacolare, poi sotto vi era il lungo tavolo da biliardo, con il classico tappeto verde, e tutto intorno, sui muri della stanza, era incollata una tappezzeria multicolor capace di impressionare persino me che dei colori avevo fatto la mia ragion d'essere. In realtà le pareti erano plissettate, quindi non capivo se si trattasse di ampie tende decorative o di una vera tappezzeria, provai ad avvicinarmi ma lo sguardo fulmineo della guida mi bloccò. Porca miseria... sussurrai al mio compagno A starci troppo in questa stanza ti cadranno gli occhi. Ero impressionata, era tutto tono su tono compresi i due divenenti ai lati e si faticava a non abbassare lo sguardo e a farlo riposare per qualche istante. Ha personalità! Conclusi con un'espressione fintamente autorevole, certo non sarei mai andata contro a niente di quello che avessi visto nella casa del mio idolo. Mi voltai invece verso Manuel per riprendere il discorso lasciato in sospeso Riuscirò a conoscerlo di persona quindi? Potrei anche tornare il prossimo mese, fanno della musica fantastica in questa città lo sapevi? E poi potrà non farsi convincere da te magari ma quando gli elencherò i mille motivi per cui sarebbe un pazzo a non darti un'altra possibilità sono sicura che accetterà! So essere convincente se voglio... Ma ero certa che l'argomento "amici spiritati" non sarebbe rimasto nell'angolo per sempre, infatti dopo che una coppia ci precedette nell'uscire da quella stanza Manuel cominciò a indagare circa gli strani eventi che mi stavano accadendo.Non credere che non abbia notato cosa hai detto prima… Cosa intendevi con “cose strane”? A lui avevo detto sempre la verità su ogni evento avesse toccato la mia vita, era credo l'unica persona a sapere proprio tutto di me e non era mia intenzione tacergli le novità, ma poiché nemmeno io comprendevo bene quello che mi stava accadendo non ero sicura di come spiegargli la cosa. Ecco... Si potrebbe dire... Non so bene come la prenderai ma... Hai presente i miei amici, quelli che tutti chiamano immaginari? Gli spiriti...insomma tu hai detto di credermi e che se io li credevo reali allora lo erano, delle anime non del tutto trapassate per così dire... Stavo complicando non poco le cose ma nemmeno per me era semplice sciogliere i nodi a quei pensieri Diciamo che ultimamente li sento in modo differente...e ora vedo anche cose strane, o meglio mi trovo all'improvviso in posti che non sono quelli dove ero convinta di essere. E i miei amici... Beh loro sembrano un po' meno morti e un po' più vivi di quanto credessi. Provai a saggiare il terreno scrutando la sua espressione a quello che gli avevo appena confessato.
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    ■ Data di nascita + Età: 6.6.1994 (23)
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    Questa è diffamazione! Ormai la nostra era diventata una partita a ping pong, quello che lui non sapeva era che a differenza sua io avevo tutto il tempo del mondo per provare a vincere e data la mia perseveranza alla fine ci sarei riuscita! No, non lo è... O meglio posso non avere le prove nello specifico ma solo una palla di rabbia potrebbe comportarsi come hai fatto tu, probabilmente sei frustrato perché là nei paesi bassi qualcosa non funziona! Problemi con Kenneth junior? Domandai fintamente innocente riferendomi chiaramente alla sua vita sessuale. La verità era che non me ne importava niente della verità sul suo conto, ma delle varie alternative che avrei potuto adottare per fargliela pagare, andare sul personale ero certa sarebbe stata quella che più lo avrebbe fatto infuriare. Sembrava una commedia la nostra, io e lui al centro del marciapiede come sopra ad un palco, con le luci dell’intera Las Vegas che ci illuminavano. Mancavano dei costumi di scena adeguati ma i vestiti che indossavamo rendevano tutto più realistico. Vuoi? Lo incornici e lo metti sulla tua desolante scrivania Replicai piccata offrendogli uno dei miei volantini mentre un sorrisetto compiaciuto faceva capolino, incapace di resistere alla tentazione di prenderlo ancora un po’ in giro. Mi piaceva vederlo arrabbiato, a dirla tutta era la prima volta in cui gli riconoscevo un po’ di credito. I modi educati del nostro primo incontro, il suo fare accondiscendente e da mediatore avevano avuto l’effetto opposto su di me rispetto a quello che si era proposto, arrivando quasi ad infastidirmi. Ora che il suo viso aveva assunto più meno tutte le colorazioni del rosso e del viola non lo trovavo poi così male, quanto meno avevo scoperto che anche lui ogni tanto perdeva le staffe, che era fatto di carne e sentimenti e non era solo un manichino a cui avevano ordinato di fare questo e quello. Già... perché tu in questo momento non mi stai affatto mettendo nei casini... neanche un po'! Forse non capiva che era proprio quello il mio intento. Risposi alla sua affermazione accalorata con semplicità Occhio per occhio. Se non facevi il puntiglioso rompipalle escludendomi da tutti i casinò della strip o meglio, di tutta Las Vegas, io non mi sarei data tanto da fare! Però ammettilo... Sono creativa! Gli strizzai un occhio ridacchiando mentre alcune donne di passaggio mi si avvicinarono per dare un’occhiata a quello che, con tanta solerzia, stavo distribuendo. L’aspetto più comico della situazione fu però rendermi conto che uno spettatore che Kenneth sembrava conoscere si stava godendo la scenetta alle nostre spalle. Grazie per il supporto papà! Detti un’occhiata alla persona dietro di lui chiedendomi in quale universo una...un.. beh una persona così appariscente potesse essere imparentata con quel musone. Ma i loro occhi avevano il medesimo taglio e c’era qualcosa nel modo in cui si guardavano che mi dette la conferma che tra loro vi era un rapporto di una certa intensità. Non passarono che pochi secondi durante i quali credetti di capire di aver attirato la sua attenzione oltre che la sua simpatia prima che salutasse entrambi con un leggero sventolio della mano. Ero dopotutto una persona educata e la sua figura mi aveva incuriosita tanto da rispondere al saluto allegramente Arrivederci! dissi allegramente. Complimenti hai una fan. Ora smetti con quei cosi! Lo guardai di sottecchi e scossi la testa muovendo i lunghi capelli castani e puntando platealmente i piedi. Anche lui in fondo nascondeva qualcosa di interessante dietro la facciata da perfetto impiegato delle poste e questo mi fece pensare a mia madre e all’opinione che Kenneth si sarebbe fatto di lei e di conseguenza di me se solo l’avesse conosciuta, quasi potevo udire in testa le sue parole «La mela non cade mai lontano dall’albero.» Sembra una persona davvero gentile, sei stato adottato vero? Ci scherzai sopra provando ad incollare ad un lampione della luce qualcuno di quei volantini con il nastro biadesivo che mi ero portata dietro. Non aveva ancora compreso in pieno quanto la sua stizza e i suoi modi furiosi mi spronassero a calcare la mano, dopotutto le sue parole avevano un senso e sapevo che non avrebbe potuto ormai fare nulla per quella mail ma non cambiava il fatto che per ogni azione vi era una sua precisa conseguenza e io non avrei permesso che Kenneth Maxwell credesse di poter governare il mio mondo a suo piacimento condizionando la mia vita o le mie azioni in modo permanente. Senti non è che ti andrebbe di darmi una mano? No perché altrimenti è proprio inutile che tu stia fermo lì a osservarmi, non mi farai cambiare idea. O hai intenzione di sollevarmi con la forza e portarmi via? Non faresti che confermare quello che dicono i volantini, ti avviso...
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    Shane Walsh • sensate • sheet
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    Casa sua non era propriamente il luogo più adatto per dei bambini, tanto per dirne una non c’era nemmeno uno straccio di spazio verde che attorniasse la casa o da condividere con i vicini poiché abitava al piano terra di un condominio a tre piani che dava direttamente sulla strada, gli interni erano quasi vuoti, l’arredamento era essenziale e pratico e si componeva di tutto quello che poteva servire ad un uomo single dedito principalmente al lavoro che raramente stava rinchiuso in casa. Nell’ultimo periodo, costretto dal temporaneo congedo dalla squadra a causa della sua riabilitazione, aveva preso in considerazione l’idea di comprarsi qualche mobile nuovo magari un divano più moderno e comodo senza molle a vista o una credenza per il salotto, magari avrebbe potuto anche comprare un paio di lettini per bambini da mettere nella camera degli ospiti; stare tutta la giornata in quella casa per la bellezza di cinque mesi lo aveva costretto a guardare con occhio critico le tante piccole mancanze dell’appartamento in cui viveva e aveva fatto sorgere in lui il desiderio di rendere quell’ambiente più confortevole per i suoi figliocci. Si sentiva la forte mancanza di un tocco femminile, lo sapeva, ma dopo Andrea aveva chiuso fuori dalla sua mente l’idea di dare fiducia ad un altra donna in modo così definitivo, forse in futuro... Per il momento era soddisfatto di quello che aveva, non solo del lavoro che per intenderci governava buona parte della sua quotidianità e al quale si dedicava anima e corpo con un entusiasmo fuori dal comune, ma anche del gruppo di amici che sapevano movimentare e riempire la sua solitudine. Shane era un uomo difficile da capire, era estroverso per alcuni versi, alla mano, comprensivo e generoso e non aveva alcuna difficoltà ad integrarsi in qualunque contesto sociale venisse esposto, possedeva tutti i mezzi per farlo e risultava sempre simpatico e in gamba alla gente con la quale veniva a contatto, ma per un altro verso spesso si isolava, ricercava la tranquillità della sua e unica compagnia preferendo un percorso solitario che non lo costringesse ad aprirsi troppo agli altri, così da mantenere private alcune zone d’ombra personali con le quali doveva forse ancora fare i conti. Le uniche eccezioni erano costituite dalla sua cerchia e dalla sua squadra. Ma se con la seconda i rapporti erano solidi e consolidati, nel corso degli anni quelli con il cluster si erano fatti turbolenti, complicati e tutti loro viaggiavano su un filo di seta quasi invisibile pronto a spezzarsi da un momento all’altro. Non condivideva e non avrebbe mai condiviso l’operato di Lisbeth, ma non aveva chiuso la sua porta a lei, sua sorella per scelta e non per sangue, poiché una parte di se stesso aveva compreso le motivazioni della donna, ciò che l’aveva spinta a comportarsi in quel modo e a prendere quella che forse era stata la decisione più difficile della sua intera esistenza. Poi c’erano Lula e Xander, Root e Ewan... mentre il ricordo di Abel non lo avrebbe mai lasciato, come un’istantanea che la memoria di Shane continuava a riproporgli giorno dopo giorno quasi ossessionandolo. Aveva perso dei colleghi sul campo, ma niente era stato mai paragonabile alla sua morte, non aveva mai provato un dolore simile, straziante, quasi come se fosse deceduta con Abel anche una parte di lui.
    Quel sabato, a due giorni dal rientro nella squadra di Hotchner, Shane avrebbe però potuto distrarsi da quei lugubri pensieri, sarebbe stato un pomeriggio all’insegna del caos e sicuramente prima di sera avrebbe desiderato cacciare tutti da casa propria e lasciarsi andare sul letto fino al mattino seguente, ciò nonostante non vedeva l’ora che la truppa arrivasse! Sui fornelli si stava scaldando il pranzo preferito dai bambini, maccheroni al formaggio e crocchette di pollo fritto mentre le verdure stazionavano già sul tavolo della cucina nelle due uniche ciotole che aveva trovato in casa. L’orologio segnava mezzogiorno in punto e a breve il campanello avrebbe preso a suonare con insistenza annunciando l’arrivo della famiglia di JJ, un altro membro della squadra nonché suo fidato compare e amico. JJ era un tipo a posto e questo era praticamente il massimo dei complimenti per Shane, era il tipo di uomo che segretamente il moro avrebbe desiderato essere... Un marito, un padre equilibrato e privo di scheletri nell’armadio, Jagger come tutti aveva un passato e la sua vita non era sempre stata semplice ma a differenza di Shane era stato in grado di costruire per se stesso delle solide fondamenta con Ellen, sua moglie, e di creare un piccolo angolo di paradiso chiamato famiglia... e poi c’erano quelle tre piccole pesti per cui l’agente speciale Walsh sapeva avrebbe sempre fatto qualunque cosa. Aurora, Max e Hugh, tre dei più importanti motivi per cui sapeva ancora ridere e mostrarsi spensierato e ottimista.
    Nel momento esatto in cui spense il fuoco sotto la pentola del pollo il campanello iniziò a trillare e non smise fino a quando Shane non chiamò ad alta voce il nome della bambina che dietro alla porta d’entrata si stava divertendo a farlo spazientire. Rosie se non stacchi subito il tuo piccolo dito dal campanello sarò costretto a mangiarlo con il pollo fritto! Aprì la porta a vetri che dava sul pianerottolo e la prima cosa che fece dopo aver rivolto un sorriso a JJ e ad Ellen fu agguantare il corpicino della bimba di sei anni e ribaltarla a testa in giù appoggiandosela sulla spalla larga e forte. Ti avevo avvertito piccola combina guai. Ora saranno rogne per te! Rise con voce roca e profonda camminando per il salotto quasi vuoto facendo segno ai suoi ospiti con la mano libera di accomodarsi. portate il culo dentro avanti!
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    Scheme role by Amphetamines'
    Vietata la copia anche parziale.
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    non ce la faccio xD
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    ■ Data di nascita + Età: 6.6.1994 (23)
    ■ Residenza: Las Vegas
    ■ Professione: shampista
    ■ Razza: umana
    ■ Cerchia: //
    ■ Orient. sessuale: etero
    ■ Status: single
    Perry Blossom ›››
    C’erano davvero pochissime cose di cui mi fossi pentita nella mia vita, la maggior parte ovviamente riguardavano Janna e dico ovviamente perché la mamma aveva il dono raro di farmi sentire in colpa nei suoi confronti anche quando, anzi soprattutto quando, sarebbe dovuta essere lei a scusarsi con me. Quella che ricordavo meglio risaliva ad un episodio accaduto più o meno due anni prima, si era messa in qulche casino con la legge dopo aver dato eccessiva confidenza a una donna del quartiere che tutti conoscevamo e sapevamo fosse immischiata nel riciclaggio di denaro sporco, per mia madre la cui capacità di giudizio era pari allo zero Mrs Daneel Hawk era l’ultima delle sante, un angelo del paradiso nonché la persona più intelligente e generosa che le fosse mai capitato di incontrare. Personalmente non avevo problemi con lei fino a che avesse tenuto fuori Janna dai suoi loschi affari, sapevo che sarebbe stato inutile convincere quest’ultima a tenersi a distanza così avevo monitorato quell’amicizia per qualche settimana, giusto per accertarmi che tutto filasse liscio, e infatti al principio era stato così fino a quando mamma decise di ignorare ogni mio consiglio e di diventare un’intima confidente della Hawk, ingraziandosi il suo favore e diventando una delle sue inconsapevoli collaboratrici. Mi duoleva ammetterlo ma per alcuni versi mia madre era davvero un’ingenua per questo gli altri se ne approfittavano sistematicamente, era nella sua indole credere che un estraneo la avvicinasse spinto da buoni sentimenti e anche se i fatti avrebbero dovuto spingerla a ricredersi lei continuava su quella strada, fallimento dopo fallimento, fregatura dopo fregatura. Mi ero trovata una sera, alle undici di notte, a dover correre alla stazione di polizia per tirarla fuori dalla cella nella quale era stata sbattuta, trovarle un avvocato che ci costò più o meno quattro mesi del mio stipendio di allora e testimoniare durante il processo per darle un’opportunità di non venire incriminata assieme alla sua cara e soprattutto onesta amica. La sera della telefonata era il mio compleanno… Sì forse fu ingiusto addossarle la responsabilità di ogni mia disgrazia o per lo meno avrei potuto attendere un momento in cui fosse stata meno spaventata e fragile, ma quel giorno sarebbe dovuto essere speciale, alcuni amici mi avevano organizzato una festa a sorpresa e io mi sarei sentita per quelle ore una ragazza normale che faceva cose normali e che poteva divertirsi almeno un po’. Appena entrate in macchina cominciammo a discutere e tra una frase accusatoria e l’altra le gridai quelle famose due parole che ogni tanto ai figli di tutto il mondo scappavano ti odio Dissi proprio così, seguite poi da mi hai rovinato la vita! Non fu il nostro migliore momento madre-figlia e io divenni davvero cattiva e me ne vergognavo terribilmente ma fu un po’ come esplodere, mi sentivo ribollire dentro e per tutto il tragitto lei rimase in silenzio, rannicchiata nel suo sedile questa volta senza dire nulla. Non pianse, incredibilmente oserei aggiungere visto che le lacrime erano il suo forte, probabilmente una bella discussione mi avrebbe fatta sentire meglio rispetto a quel gelido mutismo ma sapevo che appena l’avessi lasciata nella sua camera lo avrebbe fatto e quella che era partita come una cosa di cui lei si sarebbe dovuta sentire responsabile terminò con il far sentire me una vera merda. Questo era per dire che quando agivo, anche quando partivo in quarta proprio come stavo facendo in quel momento, solitamente lo facevo con una certa cognizione di causa poiché detestavo sentirmi quella in torto, la colpevole della situazione.
    Non mi ero domandata perché avessi deciso di rivendicare il mio pensiero proprio ora e proprio con quell’uomo dato che di ingiustizie ne vivevo praticamente ogni giorno, sapevo solo di doverlo fare e di volerlo fare per bene. Non attesi molto per una sua reazione, non che me la aspettassi anzi in realtà credevo lo sarebbe venuto a sapere tardivamente dato che fuori dall’hotel non avevo visto il solito bestione che lo seguiva fedelmente come un cane da caccia e gli altri appostati ai lati dell’entrata non sembravano interessati a cosa io stessi distribuendo, ma non cambiava poi molto non ero spaventata da lui, non lo ero stata dal primo momento in cui ci eravamo incontrati e di certo quell’aspetto del nostro rapporto disfunzionale non sarebbe cambiato ora. Più che altro quello che avvertivo era una specie di senso di competizione, quasi mi sentissi in dovere di dimostrargli di essere più in gamba di lui. Era divertente. Sì, potevo decisamente essere considerata una ragazza strana, ma che fosse giusto o meno tra i vari strati di rabbia che covavo nei suoi confronti vi era anche una piccola percentuale di divertimento. Dicevo che lo vidi arrivare di prepotenza a passo deciso, l’aria scura in volto e una ruga che gli solcava la pelle tra le sopracciglia folte. Per un momento sentii una risata sgorgare fuori dalla gola ma cercai come meglio potevo di trattenerla. PERCHÈ!? Spiegami per quale motivo ti accanisci tanto... Potevo rispondergli o ignorarlo del tutto, certo non era facile visto che mi si era piazzato davanti con il suo completo elegante da lavoro che lo faceva assomigliare tanto alla miriade di fantocci ingessati di Las Vegas, la mia curiosità morbosa mi spingeva a chiedermi se avrebbe avuto la stessa aria noiosa vestito in altro modo, più libero magari con dei jeans e una maglietta a maniche corte, forse era uno di quei tipi che qualunque abito indossasse sarebbe sempre parso come un banchiere di wall street! L'e-mail è andata, non posso ritirarla per magia. Non puoi ottenere un bel niente da me, tranne una denuncia seria, alla polizia, che sarà ben diversa dalle e-mail di cortesia che ho spedito ad una decina di colleghi! Non sei riuscita ad averla vinta, cerca di ingoiare il rospo e andare avanti, invece di fare la bambina Fu allora che mi fermai per un momento dal distribuire i volantini e alzai lo sguardo su di lui, seria, giusto perché non credesse che avessi perso l’uso della parola o che fossi intimorita da lui. Prima di tutto la legge non mi vieta di fare volantinaggio, ho controllato! Il marciapiede non è tuo è un luogo pubblico e io qui posso anche banchettare se mi va Gli girai intorno giusto perché mi stava togliendo la visuale e perché non volevo averlo troppo vicino o avrei rischiato seriamente di sentire l’impulso di schiaffeggiarlo e quello sì mi avrebbe messa in guai seri. E per rispondere all tua domanda… tu mi hai tolto l’opportunità di entrare in tutti i casinò della città e io ti sto togliendo quella di farti una qualsiasi donna del circondario. Siamo pari così! Chiaramente non avrei confessato di avergli anche bucato le gomme e non avrebbe potuto provare nulla perché come al solito ero stata ben attenta a non farmi riprendere dalle telecamere esterne ai vari hotel della strip. Sto solo mettendo in guardia le donne del quartiere, è bene che sappiano che le strade hanno covato una serpe pronta a mettere nei casini la gente. Sto facendo del bene io… per la comunità femminile! Un sorrisetto soddisfatto mi si dipinse sul volto quando una vecchietta con un plico di giornali in mano lo colpì con quelli ad una spalla svergognato! Era stato un momento bellissimo e scoppiai a ridere dato che la sua espressione era tutto un programma. Era la prima volta che ridevo da parecchi giorni, ero stata così assorta nei miei pensieri di vendetta e da tutto il marasma della mia vita che non mi ero fermata un secondo a valutare il lato comico di quella situazione. Nel frattempo la vecchietta si era allontanata e io avevo ripreso il mio lavoro distribuendo foglietti alla velocità della luce. Alcuni uomini poi riconoscendo nel volto dell’uomo che mi stava accanto quello del tipo sui volantini mi si avvicinavano per assicurarsi che andasse tutto bene e non fossi in pericolo…Io, la povera damigella da soccorrere. Sì era decisamente un momento epico.
    In a cold night There will be no fair fight There will be no good night To turn and walk away
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    mi porti una tazzina della Bella e la Bestia? ** o del Re Leone? O di Paperino? XD
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    anche noi, qui chiudo ^^
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    Rules

    Qui di seguito vi posterò i codici per segnalare la chiusura di un role e l'apertura delle role tra pg della stessa cerchia! E' obbligatorio registrarle quindi vi chiedo per favore di ricordarvene senza che sia io a doverle controllare tutte o a dovervi ogni volta chiedere di farlo.


    • codice per la chiusura di una role •

    CODICE
    <b>link alla role:</b> (nome+link della role)
    <b>è una role tra sensates della stessa cerchia?</b> (se sì specificare la data di chiusura della role) sì/no - gg/mm


    • codice per l'apertura di una role tra pg di una stessa cerchia •

    CODICE
    <b>cerchia di:</b> (scrivere il nome del creatore della cerchia)
    <b>link alla role:</b> (nome+ link della role)
    <b>sensate partecipanti alla role:</b> (nomi dei pg intervenuti nella role)
    <b>data apertura role:</b> gg/mm

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    ■ Data di nascita + Età: 6.6.1994 (23)
    ■ Residenza: Las Vegas
    ■ Professione: shampista
    ■ Razza: umana
    ■ Cerchia: //
    ■ Orient. sessuale: etero
    ■ Status: single
    Perry Blossom ›››
    All’età di sette anni mia madre portò nella nostra roulotte un gatto che chiamai Pascal. Era un randagio sporco e arruffato quando me lo mise tra le braccia, il pelo rossiccio era coperto dal fango e dall’urina dei cani del quartiere, quasi non lo si poteva avere vicino tanto era maleodorante ma lei me lo aveva messo vicino alla faccia con un ampio sorriso incoraggiante credendo che darmi qualcosa di cui prendermi cura da sola mi responsabilizzasse abbastanza da supplire alla mancanza delle sue capacità genitoriali. Era brutto Pascal, non solo perché era smunto aveva il naso rosa rovinato e gli mancava un occhio, ma perché era nato proprio sfortunato come bestia. Ogni giorno gliene capitava una e noi eravamo probabilmente la famiglia più adatta a stare con lui dato che nemmeno mamma e io eravamo messe tanto meglio di quella povera bestia. Però io lo amavo e lui amava me, dopo numerosi bagni e spugnature era tornato ad avere una folta pelliccia morbida e profumata il che mi aveva permesso di tenerlo sempre con me, anche la notte dentro alla mia brandina di fortuna ce ne stavamo rannicchiati sotto le coperte a ronfare in sincrono, come due piccole creature selvagge che si erano trovate e scelte e che avevano riconosciuto nell’altro uno spirito simile, lui con i suoi acciacchi e io con le mie cicatrici su naso e ginocchia. Amavo avere qualcosa che folle solo mio, qualcuno di cui prendermi cura che dipendesse da me ma in un modo differente da come Janna già all’epoca pesava sulle mie piccole spalle di bambina, più come una compagnia senza obbligo che non faceva ricatti morali e che mi stava accanto unicamente per il suo piacere. Pascal infatti non accettava quello che gli davamo da mangiare, mai una volta aveva sfiorato le crocchette che compravamo per lui, ogni giorno per due volte lui scompariva per qualche ora e se ne tornava con la pancia piena senza che ne’ io ne’ mamma sapessimo dove andasse a sfamarsi. Era un gatto intelligente e indipendente e avevo davvero poco da fare per tenerlo al sicuro e in buona salute, a lui bastava qualche coccola e il calore del mio corpo per tutto il tempo in cui mi stava sdraiato affianco. Le settimane e i mesi passavano e Pascal divenne ufficialmente il mio gatto, un mio amico a cui raccontavo ogni cosa e che mi aspettava di ritorno da scuola sulla porta della roulotte, pronto strusciarmisi addosso e ad infilarsi nelle mie scarpe da tennis qundo mi cambiavo per andare a giocare. Eravamo simili in tante cose noi due, ad entrambi piacevano i posti affollati, lo stare in mezzo alla gente a camminare per la città senza una meta precisa, ci piaceva il caldo, le giornate di sole, la tranquillità della nostra solitudine perché sebbene trascorressi molto tempo assieme ai compagni di gioco di quei tempi una parte di me si sentiva sempre un po’ esclusa dalle loro conversazioni, mi sentivo diversa ecco, erano diverse le mie esperienze e le storie che avevo da raccontare e così forse era anche il mio gatto, quell’essere spelacchiato e vagabondo un po’ un reietto della società che lo credeva pericoloso perché selvatico e privo di un nobile pedigree. Credevo saremmo diventati grandi insieme e avevo cominciato a sognare di viaggi che io e lui avremmo fatto una volta che avessi avuto abbastanza soldi per allontanarmi da casa, con lo zaino in spalla e lui al sicuro dentro di esso con la testina fuori per cuoriosare come faceva dalla finestrella ad oblò della roulotte. Gli parlai dell’Asia che esercitava su di me un fascino particolare, delle pagode e dei templi che ammiravo nelle riviste che mamma rubava dal parrucchiere e poi delle coppette di riso che gli avrei permesso di spiluccare e delle nicchiette dove avremmo dormito insieme e delle mille avventure che avremmo condiviso… Poi una notte a tradimento, senza fare il minimo rumore, Pascal scappò. Dalla porta della roulotte avevamo ricavato una finestrella dalla quale potesse uscire indisturbato quando ne sentiva il bisogno certe che sarebbe sempre tornato come infatti era sua abitudine fare mentre quella volta, quella notte, lui non si voltò indietro. Per giorni interrogai mia madre per essere certa che lei non avesse a che fare con la sua scomparsa ma anche lei sembrava stupita quanto me, lo cercai per le strade che percorrevo sempre con lui, lo cercai nelle zone circostanti a Oaks Street ma del mio gatto sfortunato non vi era traccia. Ricordo che piansi per giorni, di nascosto da tutti perché davanti agli altri mi mostravo sempre impassibile o allegra e noncurante delle sue sorti, in segretto sotto le coperte della mia brandina mi disperavo pensando a lui e interrogandomi sui motivi per cui mi avesse lasciata, proprio quel gatto che sembrava amarmi tanto, che mi aveva scelta proprio perché diversa dagli altri bambini. Ecco fu Pascal a insegnarmi la lezione più importante della mia vita, quella che non avrei più scordato per nessuna ragione al mondo. Il proprio cuore non lo si poteva regalare a nessuno perché nessuno metteva al primo posto qualcuno che non fosse se stesso. Uomini e animali eravamo tutte creature egoiste, intrecciavamo relazioni con gli altri perché eravamo incapaci di stare da soli, avevamo paura della solitudine e degli spettri e delle verità che portava con sé, ma allo sesso tempo una parte di noi sceglieva sempre cosa e chi fosse più importante nella propria vita e la bilancia pendeva inevitabilmente su noi stessi. Non avevo più avuto un altro animale, non ne avevo voluti sebbene una volta che andai a vivere con Luke e Andrew avrei potuto chiedere loro se avessero voluto un cagnolino o un micio che ci tenesse compagnia ma Pascal mi aveva insegnato che fidarsi di qualcuno era il primo sbaglio che si poteva fare se si desiderava finire feriti. E credevo di aver imparato la lezione, quella di mantenere la guardia alta a prescindere da chi mi trovassi davanti, invece ero stata superficiale e approssimativa qundo avevo dato del credito a Kenneth Maxwell, il direttore del casinò del «the Palazzo» e ne avevo pagato le conseguenze ritrovandomi bandita da tutti i casinò di Las Vegas per colpa della sua linguaccia. Dopo il nostro ultimo incontro avevo atteso un paio di giorni prima di fare la mia mossa, mi ero munita di tutto ciò che mi sarebbe servito per vendicarmi di lui e quella sera, all’ora di punta, mi ero diretta verso la Las Vegas Strip, una delle strade più conosciute della città lungo la quale si snodavano i più importanti e conosciuti punti di ritrovo per il gioco d’azzardo compreso l’hotel dove lavorava il mio “nemico”, e avevo camminato per tutta la sua lunghezza distribuendo dei volantini di tutti i colori dell’arcobaleno che raffiguravano con l’inchiostro nero il volto di Maxwell e sotto la scritta «attenzione donne!Questo è un molestatore impotente della zona!Tenetelo alla larga!»
    Alcune di loro ridevano, altre sdegnate mi ringraziavano per l’avvertimento mentre altre ancora mi chiedevano dove potessero trovarlo, arrivata all’altezza del the Palazzo cominciai una vera e propria propaganda informativa a voce alta distribuivo i miei volantini a uomini e donne, li mettevo anche sui parabrezza delle macchine sotto i tergicristalli mentre altri li gettavo per aria così che il marciapiede ne fosse pieno. Ne avevo fatti fare talmente tanti che probabilmnte li avrei anche avanzati. Con la mano sinistra sorreggevo il pacco voluminoso che mi ero portta da casa e con la destra li distribuivo. La Strip era colma, il turismo a Las Vegas faceva pensare che se un attentatore avesse voluto colpire un posto quello sarebbe stato il bersaglio perfetto dato che la gente era stretta quasi com tante sardine in una scatolina e tra un gruppetto e l’altro vi erano solo pochi centimetri di distanza. In quanto a me mi muovevo come una trottola impazzita da una parte all’altra della strada cercando di fare il peggior danno possibile, quello che Maxwell non sapeva era che mi ero già adoperata anche per procurargli un’altra scocciatura. Quel mattino mi ero appostata dalla parte opposta della strada, nascosta dietro alle macchine parcheggiate in fila, avevo atteso che arrivasse al lavoro e che scendesse dalla sua vettura e quando ero stata sicura che non sarebbe uscito un’altra volta mi ero avvicinata all’automobile per bucargli le gomme salvo poi scappare a gambe levate. Signora, signora…Lo vuole un volantino? E’ per il suo bene mi creda lo prenda…. Mi sentivo inarrestabile e ormai ero decisa a dare fondo a quella cosa anche se avesse voluto dire stare lì fino a notte prima di terminare anche con l’ultimo foglietto.
    In a cold night There will be no fair fight There will be no good night To turn and walk away
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    ©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.
112 replies since 18/2/2011
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