Posts written by .Alexandra.

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    Thirty seconds to mars — The race
    Francis Lukas Shaw
    sensate
    C’è chi avrebbe trovato la sua vita incredibilmente noiosa, statica, inadatta a qualcuno che aveva l’età e l’aspetto di uno che avrebbe potuto conquistare il mondo se solo lo avesse voluto. Ma ci sono diversi modi di conquistarlo, e Francis, nel suo piccolo, era fiero del posto che occupava nel mondo. Mentre per altri spaccarsi la schiena ogni giorno per sistemare gli argini, riparare le turbine e le saracinesche idrauliche sarebbe stato un lavoro senza prospettive, umile e persino noioso, Francis amava tutto quello, il ronzio dei motori che combattevano la corrente del fiume, i momenti che trascorreva all’aperto, il silenzio interrotto solo dal rumore dei suoi strumenti all’opera, la manualità che gli permetteva di risolvere i problemi. Francis era questo: silenzio e soluzioni. Silenzio che da qualche mese a questa parte, veniva puntualmente interrotto da un sovrastare di voci che solo lui poteva sentire e non attraverso il tradizionale organo di senso adibito all’udito, ma nella sua testa. E quella voce ormai sapeva bene a chi apparteneva. ”beh tutte fighe nella nostra cerchia... per fortuna almeno non mi sorbirò uno scorfano!” per quanto avrebbe voluto mettere a tacere quella voce inevitabilmente Francis si ritrovò seduto su un divano accanto a Ivan e ad una ragazza dai tratti ispanici apparentemente spaesata. La ricordava quella sensazione, fin troppo bene. ”Sempre il solito galantuomo... mi sorprendo che ancora non ti abbia schiaffeggiato.” a differenza di Ivan Francis aveva un rapporto ben più freddo con le donne, nient’affatto basato sulla confidenza, non perché avesse qualcosa contro di loro, anzi, le reputava di gran lunga superiori agli uomini, nemmeno ne era intimorito perché Francis non aveva mai paura e non aveva nessun motivo per nutrire tale sentimento nei loro confronti. Quindi dove era il problema? Il problema era che lui era così con chiunque, uomini e donne, indistintamente. Francis era un lupo solitario, uno che preferiva il silenzio della propria abitazione al caos della vita quotidiana, quella piena di gente, feste e appuntamenti e che tutti, a differenza sua, sembravano rincorrere così affannosamente. Era così abituato a stare da solo e a mantenere segreti da avere difficoltà a interagire con altri esseri umani ed era fermamente convinto che a ventotto anni suonati niente e nessuno avrebbe mai potuto cambiare questa sua inclinazione. E non era nemmeno necessario, infatti lui non sentiva il bisogno di questo cambiamento che gli altri sembravano desiderare per lui perché Francis stava bene nella sua pelle e dal suo punto di vista ciò era quanto di più auspicabile per ogni essere umano. Questo spiegava anche la sua ostilità verso la sua nuova condizione, quel suo essere un homo sensorium, una cosa da film di fantascienza che invece era capitata proprio a lui che era quanto di più realista e razionale potesse esserci. Francis era per le cose pratiche, concrete, quelle che vedi e tocchi, non quelle che stanno nella tua testa, persino a dieci anni mentre tutto i suoi compagni di classe leggevano fumetti sognando di diventare supereroi lui pensava che gli x-men fossero una cavolata da bambini. E invece adesso quelle cavolate, quelle fantasie che lui aveva sempre snobbato, erano diventate la sua realtà, l’ennesimo segreto da custodire gelosamente per non rischiare di essere ricoverato nel reparto psichiatrico di qualche ospedale. I suoi genitori gli dicevano sempre che se non fosse stato per la rapina avrebbe continuato ad essere il ragazzino sorridente di sempre ma lui non lo credeva. No, Francis era convinto che qualunque fosse stato il suo passato, lui sarebbe sempre stato così perché non accettava l’idea di essere schiavo di quanto accaduto.
    ”Tu devi essere Reira...” quella cosa, il fatto di sapere chi avesse davanti a sè pur non avendolo mai visto prima, era una cosa che lo inquietava ancor più del potersi trovare sia nel soggiorno di Ivan che in una specie di cantina che al cantiere tutto nello stesso momento, e non poteva fare a meno di pensare a quando la prima volta uno di loro lo aveva chiamato col suo vecchio nome che non sentiva pronunciare da anni, Lucas. ”Sono Francis. Scusa...” avendo le mani sporche le pulì alla bell’e meglio sui jeans per poi porgliene una e tornare a incrociarle al petto. Non sapeva il perché della sua presenza lì, non era esattamente la persona adatta a presentare la situazione alla nuova arrivata. Non era proprio la persona adatta a interagire con le persone in generale, ma d’altronde nemmeno Ivan lo era a quanto pareva. ”L’hai traumatizzata vero?” non sapeva ancora come comportarsi con Ivan, non era sicuro che sarebbero andati veramente d’accordo, soprattutto se iniziava a chiamarlo ogni volta che aveva bisogno di una mano. ”Non per essere scortese, ma sto lavorando, quindi potrei sapere perché sono qui?” il tono era pacato, gentile ma anche pratico, ma malcelava un po’ del disagio che provava ogni volta che qualcuno si intrufolava nella sua testa invadendo il suo prezioso spazio personale.
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    ZeldaTelepate Single Cluster Età: 23 San Francisco
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    MA ALLA FINE SE NON SI RISCHIA CHE RAZZA DI VITA È?
    Finalmente rimaste sole Zelda non vedeva l’ora di poter fare quattro chiacchiere tra donne con la sua nuova amica che però aveva appena avuto un’uscita alquanto infelice. ”allora... tu e Brody... lo sai cosa dicono delle persone che si odiano e si fanno i dispetti a vicenda come due bambini delle elementari? che in realtà hanno un sacco di tensione sessuale da sfogare!” Zelda sbattè le palpebre un paio di volte, convinta di aver sentito male ma a giudicare dallo sguardo di Bambi a quanto pareva lei trovava tutto ciò molto divertente. Ma lei non si rendeva conto dell’assurdità della situazione e probabilmente era il caso che lei glielo spiegasse. ”Brody? Veramente? Stai scherzando?” Aveva lo sguardo sconvolto di chi stenta a credere a quanto ha appena sentito. Era quanto di più assurdo le avrebbero mai potuto dire. ” Ma che tensione sessuale! Gesù santissimo ho i brividi. Lui È un bambino di seconda elementare! Avrà sì e no la maturità di uno dell’asilo a voler essere ottimisti! E giuro di averlo visto ficcarsi una biglia nel naso quando già era troppo grande per questo!” Brody era... era così infantile. Magari, con uno sforzo enorme, sarebbe potuta passare sopra al loro passato se solo si fosse dimostrato un po’ più maturo e rispettoso nei suoi confronti provando a costruire una specie di rapporto che non prevedesse un insulto ogni cinque parole e invece... e invece faceva ancora l’idiota che la prendeva in giro come se avessero otto anni istigandola ovviamente a fare altrettanto. Dio quando era irritante! ”Sai quanto mi ha bullizzata da bambina? Era... terribile! Metà dei miei complessi sono probabilmente dovuti a lui e come hai potuto vedere continua a rompermi anche adesso! Quindi... no. Brody proprio no. Nemmeno per scherzo. Piuttosto suora.” rubó di mano un bicchiere colmo di birra dalle mani di un ragazzo che stava passando che, una volta squadrata Zelda, non ebbe nulla da ridire in proposito. Lei lo liquidó con un gesto distratto della mano tornando a prestare attenzione alla sua amica. ”Parliamo di cose serie invece ora che ho finalmente qualcuno di intelligente con cui discutere. Il tuo non ragazzo fa schifo a dare consigli.” abituata ad essere circondata da ragazzi che pensavano solo a videogiochi e partite di baseball, basket e rugby, spesso Zelda si ritrovava senza nessuno con cui parlare dell’argomento ragazzi, anche perché nessuno dei suoi amici sembrava particolarmente interessato a sentirla sclerare per il ragazzo di turno. A volte, Max, faceva finta di volerla ascoltare e, qua e là, nel suo fiume di parole, buttava qualche commento o suggerimento sufficientemente vago da non fargli rischiare la vita. Lei aveva disperatamente bisogno di un consiglio femminile. ”Quindi... Rex. Che ne pensi? Perché lui mi piace davvero, davvero, davvero tanto. Tipo da sempre. Da prima che gli crescesse la barba e quando i Backstreet Boys erano ancora solo dei boys e non avevano moglie e figli. Tipo da tanto così.” a pensarci bene era davvero parecchio tempo. Negli anni in cui sia lei che lui erano stati lontani da Miami, Zelda aveva avuto altri ragazzi ovviamente, dai quali era stata più o meno presa, di qualcuno forse persino innamorata, ma le era capitato a volte di ripensare a lui e chiedersi come sarebbe stato. Ogni ragazza ha quel ragazzo, quello che non le ha mai dato la soddisfazione, quello che probabilmente ha idealizzato nel corso degli anni ma per il quale sentirà sempre qualcosa, probabilmente più per principio che per veri e propri sentimenti, soprattutto se non ha mai avuto una possibilità con la persona in questione. Ma a Zelda non importava il perché, sapeva che Rex ancora le piaceva e questo le bastava, che fosse solo un puntiglio o no, anzi togliersi questa soddisfazione era proprio l’unico modo per scoprire come stessero davvero le cose e a giudicare da come si era comportato poco prima, nemmeno lui sembrava del tutto indifferente. ”Però non si è nemmeno ricordato che oggi è il mio compleanno.... anche se a dirla tutta nemmeno quello scemo di mio fratello mi ha fatto gli auguri.” ci era rimasta particolarmente male per questa cosa di Travis, d’altra parte era anche perfettamente consapevole del fatto che non era stata affatto una cosa volontaria e che se non fosse stato per le consegne a domicilio probabilmente il maggiore sarebbe morto di fame visto che puntualmente dimenticava di fare la spesa.
    YOU JUST GOTTA IGNITE THE LIGHT AND LET IT SHINE, JUST OWN THE NIGHT LIKE THE 4 OF JULY. CAUSE BABY YOU'RE A FIREWORK! COME ON SHOW 'EM WHAT YOU WORTH!
    ©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.
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    Travis Umano Single Cluster 28: XX Miami
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    Come si chiama quando va tutto bene? Alcol. Si chiama alcol.
    Brody aveva poco da prenderlo in giro, anche perché in quel momento Travis stava proprio pensando a quanto lui e quella ragazza sarebbero stati perfetti insieme. Insomma, se era amica di Zelda sicuramente non era una tipa troppo strana visto che sua sorella era piuttosto insofferente verso il genere umano, e poi una così carina doveva per forza essere adorabile, no? In più poteva ricevere le dritte per conquistarla evitando di fare casini questa volta. ”Oddio ci hai pensato anche tu??? Sarebbero bellissimi vero? Già me li vedo. Biondi come me ma con i suoi occhi e quel nasino delicato. Un maschio e una femmina, ovviamente, e si chiameranno Andy e Terry e...” ormai era partito per la tangente e difficilmente lo avrebbero fermato. Travis aveva l’innamoramento facile, vedeva una ragazza carina, simpatica e si prendeva una cotta colossale per poi, nella maggior parte dei casi, prendere una cantonata colossale che finiva nel dimenticatoio insieme a tutte le altre, almeno fino a quando Rex o Brody non l’avrebbero ritirata fuori per potersi prendere gioco di lui, cosa che non accadeva così di rado. Però ogni volta Travis credeva veramente che fosse quella giusta, quella per cui imparare a fare qualcosa solo per farle piacere e poco importava se, come nel caso specifico, la ragazza in questione fosse fidanzata perché, come diceva sempre Travis, le coppie si lasciano continuamente, migliaia di storie d’amore apparentemente perfette si concludevano ogni giorno per i più svariati motivi, ti pare che proprio Bambi e Max dovevano essere solidi? ”A proposito Brody, controlla se mi sta guardando. Mi sta guardando? Eh? Eh?” ma non doveva sembrare un maniaco, no, anzi forse doveva smettere di guardarla, anzi forse doveva proprio ignorarla... si, era la cosa giusta da fare, in genere le ragazze erano attratte dai ragazzi che sembrano disinteressati nei loro confronti... o almeno così aveva letto sempre su quel famoso Cosmopolitan.
    ”Tu invece chi hai puntato Rex? Ti prego, ti prego, non dire mia sorella. Potrei vomitare.” aveva intenzione di mettere bene in chiaro che sua sorella era off limits, stava lentamente iniziando a pensare che Zelda sarebbe stata bene all’interno di una campana di vetro, una di quelle belle solide, infrangibili, a maggior ragione se aveva intenzione di andare in giro così svestita. Ma Rex poteva avere qualsiasi ragazza volesse quindi confidava nel suo buon senso e nella sua amicizia. ”e comunque no, niente Nancy,voglio mirare in alto....” Travis sbuffò, agitando una mano come a dire di non esagerare. ”Mò... in alto è un parolone... ricordati che non sei nè il più bello,” indicò Rex, ”ne il più simpatico... “ e indicò se stesso, ”ma solo il più scemo... e comunque...” aggiunse osservando la ragazza tettona di cui Brody parlava, che si, in effetti aveva proprio un bel personale, ” Dici quella che sta guardando Rex? Temo proprio che dovrai puntarne un’altra...” se la rideva allegramente a spese dell’amico, o almeno così fece finché non si rese conto dell’ostacolo che il terzo costituiva per loro. In una situazione normale non si sarebbe fatto problemi, se Rex rimorchiava più ragazze di loro pazienza, tanto alla fine della fiera sempre single come loro restava, ma adesso era in corso una gara e non voleva assolutamente arrivare ultimo. Al massimo secondo. ”Senti Rex, stavo pensando, ti vedo un po’ strano, perché non ti vai a fare un giro fuori? Prendi un po’ d’aria no? anche perché ci rovini la piazza!” Travis doveva lavorarsele le ragazze, non cadevano subito ai suoi piedi, anzi in genere ci voleva un po’ a farle capitolare perché lui era un maratoneta, era quello che tappa dopo tappa, appuntamento dopo appuntamento, riusciva a fare breccia nel cuore delle ragazze grazie alla sua tenerezza impacciata, alla sua simpatia e si, anche alla sua idiozia. Sempre che non mandasse tutto a puttane prima, ovviamente.
    Nasci. Cresci. Mai na gioia. Mai na gioia. Mai na gioia. Muori. Mai na gioia.
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    Carin Larsson
    Sensate
    Distinguiti, non confonderti
    Carin voleva sinceramente bene a Kenneth, ma cosa ancor più importante lo stimava: era un uomo leale, fermo, uno di cui poteva fidarsi ciecamente e detto da una che ormai non si fidava più di nessuno non era cosa da poco. ”Che ne so io, magari ti sei rincoglionito e ti sei trovato la fidanzatina. L’età avanza caro mio e non si sa mai cosa vi passa per la testa quindi nel dubbio ti minaccio.” nonostante il sorriso che aveva sfoggiato era sincera, la Larson non era una che le mandava a dire o che temeva di apparire troppo autoritaria o pesante. Lei era così, nel bene e nel male e aveva imparato che alcuni aspetti del suo carattere, per quanto mitigabili, non avrebbero mai potuto essere stravolti.
    Stava ancora stringendo la mano di Bjorn quando l’amico si congedò sbrigativamente lasciandoli soli, ”Kenneth! Kenneth!” lo chiamò in modo autoritario a denti stretti mentre lui si defilava, pienamente conscio che lei gliel’avrebbe fatta pagare perché il suo amico sapeva perfettamente i suoi problemi nel relazionarsi, soprattutto inizialmente, alle persone. Carin non era brava nel dare una buona prima impressione di se stessa. Come le aveva detto spesso chi la conosceva bene, lei non sapeva vendersi. Proprio per niente. Era autoritaria, permalosetta, senza tanti filtri, indipendentemente da chi si trovasse davanti o da quanta confidenza ci fosse. Negli speed date sarebbe stata un fiasco completo. Secondo lei era inutile nascondere i propri pensieri, nonché un’inutile perdita di tempo che non permetteva di capire chi fosse veramente l’altro, cosa che a lungo andare avrebbe solo creato problemi e dissapori. C’era chi imparava ad amare questo lato di lei, come Kenneth, e chi, come la maggior parte del resto del mondo, se la dava a gambe levate dopo un paio di appuntamenti. Non che lei uscisse di frequente, figuriamoci. Carin amava la sua indipendenza, tornare a casa, accendere la tv, versarsi un bel bicchiere di vino e spesso, cenare con un pacchetto di pop corn sul divano. Leggere un libro, ascoltare della musica, cucinare qualcosa di semplice, qualsiasi cosa era di gran lunga migliore e più desiderabile che sforzarsi nel trovare le parole per intrattenere qualcuno con cui non si aveva nulla in comune. I silenzi erano imbarazzanti, fastidiosi e a volte i discorsi intavolati per riempirlo erano persino peggiori: frasi fatte, trite e ritrite, uomini che, al contrario suo, cercavano di vendersi bene, cosa che però non funzionava con lei perché Carin ormai era diventata abile a riconoscere le bugie. Avere un ex marito bugiardo cronico aveva i suoi vantaggi. Ormai era come un radar, inquietantemente preciso e incredibilmente lapidaria quando ti scopriva a mentirle. C’era qualcosa nel suo sguardo che secondo Kenneth sarebbe stato in grado di uccidere se solo lei avesse voluto.
    Perciò Carin non sapeva esattamente come muoversi in quella situazione, sinceramente avrebbe di gran lunga preferito tornarsene in camera, fare qualche allungamento, qualche posizione di yoga e aspettare che Kenneth portasse a termine la sua riunione piuttosto che ritrovarsi intrappolata in una conversazione forzata con un perfetto sconosciuto. Si guardò intorno, alla ricerca delle parole più adatte che non avrebbero offeso l’amico di Kenneth, o almeno sperava di non offenderlo. ”Mi dispiace per questa situazione. Sono sicura che tu sia una bravissima persona ma Kenneth cerca di seppellire il suo senso di colpa per avermi mollata qui su due piedi trovandomi un babysitter cosa di cui io non ho assolutamente bisogno e di cui sono altrettanto sicura tu non senta la necessità. Sono convinta che il tuo programma per la serata prevedesse altro tanto che ti abbiamo persino fatto perdere il posto al tavolo quindi non ti disturberò oltre e quando Kenneth mi cercherà gli mentirò dicendogli di essermi appena allontanata così sarà felice e contento. Che ne dici Bjorn?” Aveva preso a gesticolare, come ogni volta che iniziava a straparlare andando dritta per la strampalata strada che la sua mente aveva tracciato. Carin era veramente sicura che fosse una brava persona, altrimenti Kenneth non avrebbe minimamente osato lasciarla in compagnia di una persona che non godesse della sua stima, tuttavia era davvero a disagio e preferiva di gran lunga aspettare Kenneth invece che mettere in imbarazzo se stessa e quell’uomo. E non appena arrivò il tanto temuto silenzio, Carin tirò fuori la prima cosa che le passava per la mente e divenne così palese il perché lei non lo sapesse gestire. ”Ti chiami come mio padre. Lui mi ha abbandonata quando avevo otto anni.”
    code made by zachary, copia e t'ammazzo©
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    Eleni “Cuore mio. Quell’uomo è il cuore mio.”
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    Oggi è il compleanno di questi due bellissimi Cupcakessss nonché best friendsss! Amateli

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    Travis Umano Single Cluster 28: XX Miami
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    Come si chiama quando va tutto bene? Alcol. Si chiama alcol.
    Non ce la faceva più a sentir parlare delle tette e del sedere della sorella, ancora rabbrividiva al pensiero di averglielo fissato lui per primo dichiarandogli il suo amore, se avesse potuto si sarebbe cavato gli occhi per punizione. Perciò accolse di buon grado l’idea di Brody di gettarsi nella mischia e di separare Zelda da entrambi i suoi due amici per due motivi ben opposti. Da bambino aveva sempre voluto un fratellino, un altro maschio di casa con cui giocare ai videogiochi, alla lotta o con cui costruire fortini con i cuscini del divano. Ma poi aveva conosciuto Rex e Brody e quel suo desiderio era andato via via scemando perché in quel modo aveva tutti i benefici senza alcun problema. Nella fattispecie non doveva dividere l’attenzione dei genitori con nessun altro cosa che invece sarebbe accaduta nel momento in cui un nuovo piccolo Travis fosse nato. E’ inoltre risaputo che i fratelli più piccoli l’hanno sempre vinta finché sono bambini e a Travis piaceva parecchio essere il cocco di casa, avere tutti i pancakes e i giochi per sé che invece avrebbe dovuto condividere con l’eventuale fratello. Ecco perché, dopo un’attenta analisi, all’età di cinque anni aveva espresso a sua madre e suo padre le perplessità relative all’arrivo di questa nuova sorella a metà. Già vedeva poco Andrew da quando i suoi avevano divorziato e lui si era trasferito a San Francisco, se oltretutto fosse nato un altro figlio sarebbe stata la fine, per non parlare del fatto che una femmina era praticamente inutile perché lui non avrebbe mai giocato con le bambole. Ecco perché Andrew e Kalani avevano cercato di coinvolgerlo nella gravidanza al punto da fargli scegliere il nome della sorella e tutto sommato Zelda non poteva lamentarsi di quella scelta.
    Nonostante in quel momento venisse trascinato dalla parte opposta continuò per un attimo a seguire con lo sguardo Zelda e la sua amica Bambi che, come poi lui le avrebbe fatto notare, non gli aveva mai presentato negli ultimi mesi, cosa molto scorretta da parte sua visto che la ragazza in questione era parecchio carina e lui impazziva per le ragazze parecchio carine. Seguì quindi Brody prendendo mentalmente appunti sulle domande da fare riguardo la relazione tra Bambi e Max, il cui fascino continuava a restare un mistero dal suo punto di vista. Si potevano dire tante cose sul suo conto, una di queste era che probabilmente si distraeva troppo facilmente come i bambini che seduti davanti ai compiti riescono a trovare più interessante persino una mosca che vola, tuttavia tale principio veniva a cadere nel momento in cui si parlava dei suoi amici: Travis era sempre molto attento a quello che succedeva loro perciò non gli sfuggì di essere l’unico sufficientemente distratto da aver perso il filo del discorso di Brody perché Rex sembrava essere in un altro posto, meccanicamente aveva preso il bicchiere di birra che lui gli aveva versato ma continuava ad essere incantato. Non era una cosa che accadeva di rado, a volte l’amico si isolava, fisicamente o mentalmente, e a lui toccava chiamarlo un paio di volte per riottenere la sua attenzione, proprio come in quel momento, ”Rex! Cazzo Rex mi stai per buttare la birra addosso!”aggrottò le sopracciglia guardandolo stranito, ”Tutto bene?” Spesso si chiedeva se quell’incidente di tanti anni fa non gli avesse provocato qualche danno al cervello di cui nessuno si era accorto e, senza che Rex se ne rendesse conto, gli sottoponeva piccoli quiz e test per verificare la bontà delle sue capacità intellettive. Lo faceva per lui, ci teneva a Rex e alla sua salute. Ma Rex sembrava non badare più di tanto a lui perciò sbuffando Travis si ripromise di sottoporlo ad un nuovo test il giorno dopo, nel frattempo però si sarebbe dedicato insieme a Brody alla ricerca di una ragazza. ”Allora? Hai già trovato quella povera donna da mettere in croce? Mi raccomando, non un caso umano, Nancy la chiattona non vale perché anche se si è dimagrita parecchio ha ancora un’autostima così bassa che venererebbe persino uno come te.” lo riprese sapendo già che l'amico, pur di vincere, avrebbe scelto la via più facile, in particolar modo per non dover sentire Zelda esultare per la sua sconfitta.
    Nasci. Cresci. Mai na gioia. Mai na gioia. Mai na gioia. Muori. Mai na gioia.
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    Ariel sensate Single Cluster età: 21 Boulder
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    Non mi fido delle persone che il sabato sera non mangiano la pizza
    Ariel non era un’ingenua, non era una ragazzina che credeva nelle favole però credeva nei sentimenti e in ciò che provava. Rex le piaceva ed era convinta che sarebbero stati benissimo insieme, ne aveva la prova ogni singolo giorno, ogni volta che si svegliava e lui era lì, ogni volta che uno dei due sentiva il bisogno di visitare l’altro per raccontargli qualcosa, ogni volta che lo aiutava a tagliarsi i capelli quando diventano troppo lunghi e osservava soddisfatta il risultato, ogni volta che si guardavano e restavano in silenzio per non dire qualcosa che avrebbe sbilanciato quell’equilibrio sempre più fragile. Ariel riusciva ad immaginare la vita di tutti i giorni con lui, una vita alla luce del giorno, dove non dovevano nascondere la reciproca esistenza alle persone che amavano. Tuttavia era perfettamente consapevole che niente di tutto ciò sarebbe stato possibile vista la distanza che li separava. Quei chilometri erano più palpabili e reali dei vestiti che indossava in quel momento. Era un fatto e in quanto tale Ariel doveva accettarlo. Anzi probabilmente l’unica cosa veramente sensata sarebbe stata quella di chiudere quel rapporto, di allentare la presa, gradualmente, per non farlo insospettire e farsi una vita, una vera vita, all’infuori di loro. Ma la verità era che Ariel non aveva voglia di essere sensata e non voleva assolutamente perdere Rex. Anche se il fatto che fosse sempre circondato da ragazze la faceva innervosire. Ma Ariel non sembrava essere l’unica nervosa. ”Mandy? sul serio? hai detto festa tra-nqu-illa!” sobbalzò colta di sorpresa mentre ascoltava Mandy parlare del tipo che avrebbe visto alla festa. Sorrise furbamente, decidendo che fosse più saggio visitare Rex e lasciare l’amica parlare a ruota libera piuttosto che parlare da sola come i matti. ”Tu ti sei fatto un’idea sbagliata di Mandy.” si sedette sul bancone della cucina, sbattendo le mani fra loro per liberarle dai residui di patatine che le erano rimasti appiccicati. Rubò il bicchiere di birra dalle mani di Rex mandandone giu un sorso per poi restituirglielo, ”E poi ad essere sinceri, sei stato tu a definire noiosa la mia festa quindi ho pensato, perché non cambiare? Poi non dire che non accolgo i tuoi suggerimenti.” trillò tutta sorridente. Era sempre stata brava a rigirare la frittata, Vincent a volte rimaneva basito da come era stata in grado di fregarlo per l’ennesima volta facendolo apparire come un povero scemo che a quel punto non poteva metterla in punizione e questa volta toccava a Rex essere la vittima. E lui se l’era cercata. ”Perche? È un problema?” domandò scivolando giù da quella seduta improvvisata, avvicinandoglisi fino a stare a pochi centimetri da lui. Doveva sollevare il mento per poterlo guardare negli occhi e da lì poteva sentire il suo profumo. le piaceva il suo profumo, era famigliare, rassicurante, ma in fondo le piaceva tutto di lui, tranne quegli scemi dei suoi amici. ”Ti sta cadendo la birra.” Notò divertita. Era turbato e ciò era buono. Perché forse non capiva tutto degli uomini ma capiva Rex e in quel momento lui non era assolutamente felice di quella situazione. ”Eleven è dovuta tornare nel sottosopra, il demogorgone non voleva lasciare andare il povero Will, quindi mi sono dovuta adattare. Ecco cosa sta succedendo.” il suo tono appariva ragionevole, calmo, come se quegli esseri esistessero davvero e il sottosopra fosse un ruolo reale. ”La tua festa è stata molto istruttiva, ho capito che ad Halloween svestirsi va bene e che non per forza ciò fa di me una cattiva ragazza, giusto?” come aveva detto quando lei si era lamentata del vestito di Zelda? Che era un adorabile gnometto giusto? ”Non puoi avere due pesi e due misure per lo gnometto e il fagiolino.” lo ammonì tirando i pizzi della sua camicia e girando a destra e sinistra. ”E comunque faccio il tifo per Travis nella vostra stupida scommessa. È il più dolce, anche se è un idiota. Ora me ne vado alla mia festa. Cià”

    Quando si tratta di farmi sorridere non ne sbagli una
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    Ariel sensate Single Cluster età: 21 Boulder
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    Non mi fido delle persone che il sabato sera non mangiano la pizza
    Era un rapporto complicato il loro. Non perché avessero dei problemi ma perché non era qualcosa di inquadrabile in nessuno degli schemi esistenti. Era qualcosa di intimo, un tipo di rapporto che tra due persone difficilmente non sarebbe sfociato in un appuntamento o altro, ma loro non si erano mai visti, nè toccati, ne parlati faccia a faccia. A volte Ariel si dimenticava di tutto ciò e trascorreva il tempo con Rex come se lui fosse proprio lì, accanto a lei, come se respirassero la stessa aria e fossero sotto lo stesso pezzetto di cielo. Altre invece, come quella sera, si rendeva conto dell’incolmabile distanza che c’era fra loro e che non poteva essere dimenticata, perché era lì, palpabile, lampante nelle loro vite diverse, negli amici che non avevano in comune, nel fatto che una volta salutati ognuno riprendeva la sua vita reale. E a volte Ariel si chiedeva se anche quei sentimenti che provava fossero reali o il frutto di una sorta di idealizzazione, della fantasia, dell’essersi lasciata troppo prendere dall’unicità di quel legame. Però poi quando Rex sembrava interessarsi fin troppo alle frequentazioni di lei allora le veniva il dubbio che forse, solo forse, tutto quello non fosse solo nella sua testa. ”è difficile credere che tu non sia geloso quando dici queste cose!” ribattè a sua volta con quella faccia d’angelo che si ritrovava. A lei non fregava di Tommy nè di altri ragazzi ma una cosa l’aveva imparata da Mandy: mai lasciargli credere di essere gli unici a saper giocare. Ed era proprio nello spirito di quel consiglio che aveva deciso di cambiare i loro piani per la serata. Ariel e Mandy erano cresciute insieme, si conoscevano fin dai tempi dell’asilo, quando entrambe non aspettavano altro che la ricreazione per uscire in giardino. Ma mentre arrampicarsi sugli alberi continuava ad essere la passione di Ariel, Mandy aveva spostato la propria attenzione sui ragazzi. Erano cresciute, erano cambiate ed erano diventate sempre più diverse l’una dall’altra, ma nonostante questo erano ancora amiche come quando dividevano la merenda. Avevano deciso, nonostante le proteste di Mandy, di trascorrere una serata tranquilla in compagnia dei loro amici di infanzia, ma dopo aver visto come Rex avrebbe trascorso halloween Ariel non era più convinta che quella fosse una buona idea. Abitavano a circa settecento metri di distanza quindi ci mise poco a raggiungere casa di Mandy. Salutò allegramente i genitori dell’amica, dirigendosi subito al piano superiore. Quelle mura erano famigliari come le proprie, non c’era angolo o gradino sbeccato che non conoscesse a memoria o su cui non avesse sbattuto. Non bussò nemmeno quando arrivò davanti alla porta della camera in cui aveva dormito un numero indefinibile di volte, trovando, proprio come previsto, la sua amica ancora indecisa sull’outfit. ”Ti ricordi quella festa a cui non volevo assolutamente andare e per la quale tu mi hai letteralmente pregato?Bene, ci andremo.” esordì con il tono tipico di un annuncio importante. Mandy si girò lentamente, con fare teatrale, abbandonando la sua figura slanciata davanti allo specchio. ”Ma tu odi la discoteca” azzardò titubante ma sollevando già un angolo della bocca. Ariel di rado si lasciava trascinare dall’amica a serate del genere. Più o meno un paio di volte l’anno. E per quell’anno la quota era stata già raggiunta. Lei amava le serate tranquille, quelle passate a chiacchierare e a ridere sul divano, giocando a Taboo e guardando tutti insieme le serie tv. ”Lo so.” si sdraiò sul letto coperto da montagne di vestiti. ”C’entra un ragazzo? Anzi no, non me lo dire che poi mi arrabbio perché già so qual è il problema. Però importa quello che indosseremo anche perché una suora mostra più pelle di te e se andava bene per casa di Tommy non va bene per la festa a cui ti porterò. E ovviamente devo trovare qualcos’altro per me.” Non ci volle molto in fin dei conti. Mandy raccattò una camicia bianca dalla camera di suo fratello, una mascherina azzurra di quelle da notte su cui applicò degli strass dorati per simulare delle ciglia, un paio di orecchini con le nappine Viola e delle ballerine. L’aveva poi fatta struccare togliendole tutto quel pesante trucco nero intorno agli occhi mettendole solo del rimmel, ottenendo una fedele riproduzione di Holly Golithly in pigiama in colazione da Tiffany. Ariel aveva poi insistito per indossare un paio di pantaloncini in lycra neri perché l’idea che la camicia per qualsiasi motivo potesse sollevarsi mostrando i suoi slip la metteva a disagio. Mandy invece aveva optato per un costume da cappuccetto rosso vergognosamente corto ma che avrebbe indubbiamente sortito l’effetto desiderato: qualsiasi essere di sesso maschile dotato di buon gusto si sarebbe girato a guardarla. Non appena furono arrivate Ariel si ricordò perché non andava mai in discoteca: troppe persone, musica troppo alta, troppa poca aria. Ma le risuonarono in testa le parole di Rex, ”beh io mi divertirò sicuro,sono ad una festa circondato da diavolesse sexy!” Glielo avrebbe fatto vedere lei chi si sarebbe divertito.

    Quando si tratta di farmi sorridere non ne sbagli una
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    ZeldaTelepate Single Cluster Età: 23 San Francisco
    (IMG:https://image.ibb.co/iTrMA6/8d8e9908023a38...dd200f7efc5.jpg)
    MA ALLA FINE SE NON SI RISCHIA CHE RAZZA DI VITA È?
    La prima volta che Zelda aveva visto Bambi aveva bisbigliato a Max ”È troppo per te.” dopo averla conosciuta aveva confermato ”È decisamente troppo per te.”. Era simpatica, un po’ pazza, il che non gustava, e indubbiamente bella. Ma ovviamente non abbastanza da distrarla da Rex che la stava abbracciando e, come se non bastasse, le stava dando un bacio sulla nuca. Per questo fu presa alla sprovvista, ” Ehy, non mi avevi mica detto di avere un fidanzato!” a quell’innocente affermazione della nuova amica, Zelda aveva infatti rischiato un colpo apoplettico quasi quanto il fratello perché, qualora Rex si fosse affrettato troppo o con troppa veemenza a negare la cosa, ci sarebbe rimasta malissimo. Sapeva perfettamente che non stavano insieme, Dio santo non c’era assolutamente niente tra loro e non era mica una di quelle pazze invasate che si immagina le relazioni, ma mai dire mai era il motto di sua madre. Ringraziando il cielo era però bastato l’intervento di Travis a rimettere le cose nella giusta prospettiva così che nessuno, nella fattispecie lei, rischiava di ritrovarsi ferito. ”Travis la sta facendo tragica però sì, è vero, siamo solo amici.” aggiunse sorridendo verso Rex che a tratti, in quella conversazione, sembrava distrarsi. ”Ti prego Travis non lo istigare! TJ già rischia di morire ogni volta che Vicky esce senza che ti ci metta pure tu.” Tutto sommato la conversazione stava andando bene fra i due gruppi, ma Brody come al solito sentì il bisogno di intervenire nel modo meno opportuno possibile. ”tu invece,avevi paura che nessuno ti filasse e quindi hai messo un push up? Perché le tue tette sembrano sul punto di esplodere.” Zelda si girò lentamente verso di lui, un sopracciglio sollevato e un’espressione trionfante sul volto. ”Però... devi averle osservate bene le mie tette per accorgertene...” insinuò sorvolando sugli sguardi che le arrivavano ora che quell’idiota aveva parlato ad alta voce. ”In realtà è merito del body, Zelda non porta i push up...” era stato Max a intervenire con tutta la naturalezza del mondo e quando si accorse di essersi attirato le occhiate stranite degli altri aggiunse a suo beneficio, ”Ehi, condividiamo lo stendino! Le mie mutande stanno spesso accanto ai suoi reggiseni e ci ho fatto caso.” Invece di prendersela Zelda annuì facendo spallucce, era vero, casa era piccola e affollata e non c’era chissà quanto spazio per stendere privatamente gli indumenti di ognuno. Come se non bastasse da quando Max aveva scoperto che lei, usando l’ammorbidente e il programma delicati, otteneva i panni più morbidi, ogni tanto le infilava di nascosto i propri vestiti nella lavatrice. Ogni volta lei si arrabbiava ma alla fine Max era ancora vivo e avere le mutande morbide valeva decisamente il prezzo di una strigliata. ”Ok, basta parlare delle tette di mia sorella o del fatto che nessuno se la prenderà. Capito Brody? E per quanto riguarda te Rex, certoC se fossi una donna tu saresti l’uomo della mia vita ma Zelda non è me!”. Tutta quella conversazione stava prendendo la solita piega surreale. Zelda guardò il fratello e gli prese il volto fra le mani facendogli gonfiare le guance, ”Ma lo sai che ha ragione Bambi? Sei proprio carino in fondo. Oggi ti voglio bene anch’io.” era forse la prima volta che glielo diceva ma farlo così, in mezzo si loro amici e ridendo, rendeva il tutto più facile, nonostante fosse realmente sincera. Sapere di essere apprezzata, dopo tutte le loro difficoltà, era bello, la faceva sentire bene.
    ”Io non sono sensibile, non sono mica una femminuccia. Sono emotivamente consapevole e non me ne vergogno.” si ribellò Travis dopo l’ennesima presa in giro da parte di Brody. un po’ se ne vergognava a dirla tutta ma ammetterlo avrebbe minato la sua virilità in quel momento. Quando aveva diciotto anni aveva letto su una rivista che Zelda aveva lasciato a casa sua, che le ragazze apprezzavano gli uomini in grado di riconoscere ed esprimere le loro emozioni senza vergogna, e che anzi erano molto più apprezzati rispetto a quelli che si fingevano dei tipi tosti senza sentimenti. In tutto quel casino però Zelda non poteva non notare come suo fratello sembrasse posare il suo sguardo sempre più spesso sulla sua amica. Ci mancava solo che Travis ci provasse con la ragazza di Max. No way. Colse quindi al volo la possibilità offerta da Brody per sganciarsi dal trio. ”Tu di sicuro non la vincerai. Però si, andate, anche se ho paura del risultato sinceramente. Ci vediamo dopo” aggiunse esclusivamente in direzione di Rex prendendo sottobraccio Bambi per spettegolare un po’ e spiegarle la questione Rex. ”Vai a prenderci qualcosa da bere Max, devo parlare con la tua non ragazza.”
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    Ariel sensate Single Cluster età: 21 Boulder
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    Non mi fido delle persone che il sabato sera non mangiano la pizza
    ”Perché non sei voluta uscire con Paul?” le aveva chiesto qualche giorno prima la sua amica Mandy durante la pubblicità da Grey’s Anatomy. Ariel non aveva risposto facendo spallucce sperando che l’altra avrebbe mollato la presa, ”Senti ancora il tipo della chat?” in quegli anni Ariel non era riuscita a trovare un modo migliore per spiegare l’esistenza di Rex alla sua migliore amica e a quindici anni l’unica cosa che le era venuta in mente era usare la scusa della chat, scusa che poi era dovuta andare avanti fino ai presenti giorni. ”A volte...” un modo carino per non dire sempre. Quando per la prima volta si era accorta che quel Rex un po’ le piaceva, Ariel come ogni adolescente aveva sentito il bisogno di parlarne con la sua migliore amica che all’inizio si era appassionata tantissimo ma poi dopo tutti quegli anni aveva sviluppato un’insofferente antipatia nei confronti di Rex, perché, a detta sua, impediva ad Ariel di andare avanti. ”Su MTV esiste un programma, Catfish, in cui scoprono che le persone che scrivono in chat in realtà usano foto e informazioni di altri. Se dopo tutti questi anni non vi siete mai incontrati io qualche dubbio me lo farei venire al posto tuo.” Mandy le voleva bene ed era normale che si preoccupasse per lei perciò ogni volta Ariel le ripeteva che non era quello il caso e che se la sarebbe fatta passare. Secondo Mandy se due si piacevano era pure normale che si volessero incontrare invece nè Ariel nè Rex avevano mai fatto quel passo in più. Ma lei piaceva a Rex? A volte pensava di sì, altre credeva che il loro rapporto fosse ormai troppo confuso per poter diventare qualcosa del genere e altre ancora capitava a entrambi di prendersi qualche sbandata per qualcun altro. Solo che più passava il tempo, più per lei diventava difficile trovare qualcuno la cui voce riuscisse a sovrastare quella di Rex nella sua testa.
    ”Ma chi, Zelda? ma se è un adorabile gnometto! non è piuttosto che sei un pò gelosa?” Ariel rise, si punzecchiavano abbastanza spesso dall’aver smesso di arrossire in difficoltà su come rispondere, ”Adorabile gnometto? Fai sul serio? Sai che a nessuna ragazza piacerebbe mai essere definita così?” nessuna avrebbe voluto essere vista dal ragazzo che le piaceva come qualcosa di piccolo e tenero, poi uno gnomo lasciamo perdere proprio. A volte i ragazzi erano veramente stupidi. ”E poi al massimo le invidio un po’ le tette, di certo non l’avere te intorno. Naaahhh non ti reggerei per più di un giorno.” Sorrise nel dirlo, sapevano entrambi che stava mentendo, nessuno dei due stava lontano più di un giorno dall’altro, non era un rapporto normale, ne tantomeno sano probabilmente, però a suo modo funzionava. ”Sono Eleven! Ancora non hai visto Stranger Things?? Devi stare al passo vecchio! E comunque avresti preferito vedermi mezza svestita come l’amica tua?” adesso era il suo turno di istigarlo perché in fondo il loro era un rapporto paritario, ”Volendo non ci metto niente a uscire con un misero pezzo di stoffa addosso.” non l’avrebbe mai fatto, ma avrebbe potuto, se serviva a vendicarsi lo avrebbe anche fatto. Quel suo lato, quella sua voglia di sfida, usciva spesso fuori quando aveva a che fare con Rex, come se volesse sempre dimostrarsi all’altezza e non solo una ragazzina di sette anni più piccola. Al contrario della festa a cui i moschettieri stavano partecipando, Ariel aveva invece progettato qualcosa di molto più tranquillo, una serata a casa con gli amici del liceo, una quantità relativamente moderata di alcool, film e giochi di società. Ariel odiava le discoteche e amava le serate tranquille con gli amici in cui si poteva chiacchierare e scherzare, al contrario di Mandy che aveva vissuto quella scelta dell’amica con un po’ di sofferenza, visto che c’era una festa a cui avrebbe partecipato la sua ultima fiamma. ”alla fine hai deciso di andare a quella noioisa festa vedo. magari anche li è pieno di uomini mezzi nudi, che ne sai.” ”Non è noiosa! E poi che ne sai, magari sarò fortunata e Tommy si toglierà la maglietta.” Tommy era un suo amico d’infanzia che per quanto andasse in palestra aveva sempre la pancetta da birra. Tuttavia per quanto l’immagine di Tommy a torso nudo la facesse sorridere, tutte quelle insinuazioni su Rex e Zelda come coppia le fecero storcere il naso. E poi cos’erano tutte quelle smancerie? L’unico che sembrava rendersi conto dell’inadeguatezza di quella situazione sembrava essere Travis per il quale Ariel stava provando un inaspettato moto d’affetto. ”Ah beh sull’ignobili non c’è dubbio.” commentò dopo un po’ che era rimasta in silenzio, ”Vabbè io me ne andrei a questo punto. Ho una festa a cui partecipare. Divertiti.” Aveva un piano. Non che le sembrasse la cosa migliore da fare, ma era gelosa e ciò le impediva di ragionare lucidamente.

    Quando si tratta di farmi sorridere non ne sbagli una
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    Travis Umano Single Cluster 28: XX Miami
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    Come si chiama quando va tutto bene? Alcol. Si chiama alcol.
    ”E allora tu non guardare!” Travis rimase a bocca aperta, senza parole. E allora tu non guardare!? ”Ma...” non poteva averlo detto sul serio!? Perché non era rimasta piccola e impacciata? Perché era cresciuta ed era diventata attraente? Sarebbe stato molto più facile se fosse stata brutta. Insomma, nessuno ci avrebbe provato con una ragazza brutta. ”Ora non esageriamo. Bene è una parola un po’ forte.” rimase un po’ sulle sue, con le braccia incrociate e dondolando un po’ con lo sguardo diretto altrove, ci mancava solo che sua sorella si montasse la testa e si approfittasse di questa sua nuova debolezza. In tutto ciò Rex, che per la cronaca sarebbe dovuto essere suo amico, faceva esattamente il contrario di ciò che lui gli aveva chiesto di fare e come se non bastasse si era aggiunta anche l’amica di Zelda a incoraggiare la cosa, che si ok, sei figa, ma fai molto meno per favore. ”Ma che fidanzato e fidanzato! Non facciamo scherzi qui!” quasi rabbrividì all’immagine dei due che si baciavano. Travis poteva solo augurarsi un ragazzo come Rex per la sorella, cavolo era uno dei suoi due migliori amici, gli voleva bene come ad un fratello e si fidava ciecamente di lui. Però seriamente, Rex? Tra tutti i ragazzi del mondo proprio il suo amico? E se fosse andata male? Rex attirava troppe ragazze e non se ne teneva mai una, cosa che ne lui ne Brody riuscivano a spiegarsi visto che era quasi sempre lui a mollarle senza mai fargli capire quale fosse il problema. Inoltre Travis non aveva idea di come fosse Zelda in una relazione, anzi meno ne sapeva e meglio era, ma dubitava che fosse una facile con quel caratterino che si ritrovava, quindi se si fossero lasciati come sarebbe finita? Sicuramente lui ci sarebbe andato di mezzo e Travis non voleva assolutamente ritrovarsi a scegliere tra Zelda e Rex. Quindi meglio chiarire la situazione, ”Su! Staccatevi. Sciò!” agitò la mano per enfatizzare il concetto. Per fortuna non correva alcun rischio con Brody, lui trovava sua sorella repellente, il che al momento gli andava benissimo. Quando un ragazzo si intromise nella conversazione, Travis capì di aver trovato finalmente un alleato, ”Esatto! Siamo degli essere ignobili! Ad esempio noi tre abbiamo fatto una scommessa su chi sarebbe riuscito a tenersi una ragazza più a lungo. Una scommessa! Ti sembra una cosa che augureresti a tua sorella? No?! Quindi dai, valla a riprendere amico!” ormai era partito e forse aveva parlato anche un po’ troppo ma di certo non era famoso per essere uno che pensava prima di parlare. Rex e Brody potevano prendersi gioco di lui quanto volevano ma loro non avevano una sorella e tantomeno una con un misero body addosso. Ma Zelda e solidarietà verso TJ a parte, adesso che non c’era più contatto fisico tra Rex e sua sorella, tutta l’attenzione di Travis era rivolta all’affascinante ragazza vestita da indiana. ”Grazie! Finalmente qualcuno che mi capisce! Certo il definirmi poverino e adorabile mina un attimo la mia virilità ma grazie!” in genere nessuno lo prendeva sul serio, forse perché a volte lui per primo non lo faceva. Travis non era uno da grandi arie, uno che si credeva il migliore in qualcosa o cose simili, Travis era molto spontaneo, easy, uno che seguiva il flusso delle cose senza paranoie e preoccupazioni, in fondo la vita trovava sempre il modo di sistemarsi o almeno per lui era sempre andata così, quindi che senso aveva preoccuparsi? L’ansia faceva venire le rughe e gli infarti e lui era troppo carino per avere già le rughe. ”Esatto. Ed io sono Athos, Milady.” fece un inchino, con tanto di baciamano, anche se dovette tenersi il cappello per evitare che cadesse a terra. ”Sta con Max, idiota.” a Zelda non era sfuggito il modo in cui Travis stava fissando la sua amica ed era meglio fermarlo prima che si facesse strane idee. Erano mesi che lui l’assillava affinché le presentasse un’amica, ora ci mancava solo che puntasse la ragazza del suo migliore amico. ”Ehi! Sono solo un educato moschettiere.” alzò le mani in segno di resa verso Max con un angelico sguardo paraculo. Non si sarebbe di certo lasciato scoraggiare da un fidanzato, anche se vestito da IT, il che lo rendeva vagamente inquietante. Aveva sentito parlare a lungo del famoso Max ed era curioso di conoscere qualcuno di così importante nella vita di sua sorella ma sinceramente in quel momento non riusciva a prenderlo sul serio conciato in quel modo. Era più forte di lui! E a dirla tutta Travis era proprio tentato di bucare quel palloncino svolazzante.

    Nasci. Cresci. Mai na gioia. Mai na gioia. Mai na gioia. Muori. Mai na gioia.
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    ZeldaTelepate Single Cluster Età: 23 San Francisco
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    MA ALLA FINE SE NON SI RISCHIA CHE RAZZA DI VITA È?
    Max aveva una nuova ragazza. Cosa c’era di nuovo? Assolutamente niente visto che ne cambiava una al mese. Anzi no, stavolta entrambi sostenevano di non stare insieme ma semplicemente di frequentarsi, e per la prima volta la lei della coppia, in questo caso Asteria o, come tutti la chiamavano, Bambi, non sembrava pendere completamente dalle labbra di lui, motivo per cui era stata istantaneamente simpatica a Zelda, perché lei si era stufata di tutte le ragazze smidollate assolutamente identiche l’una all’altra che il suo migliore amico continuava a trovarsi. Bambi invece sembrava riuscire a tenergli testa, anzi ci riusciva fin troppo, motivo per cui aveva acquistato punti extra agli occhi di Zelda che sapeva perfettamente quanto rompipalle fosse Max. C’era stato un periodo della sua vita in cui aveva provato qualcosa per Max, e lui per lei, ma nessuno dei due aveva mai fatto un passo in avanti per sbloccare quella situazione perché entrambi temevano di rovinare la loro amicizia e a conti fatti era stato meglio così, perché da quando convivevano Zelda aveva avuto la certezza che non avrebbe mai sopportato una vita intera con lui. E quella sera era lì a quella festa proprio grazie a Bambi che li aveva invitati a casa di un suo amico, anche se non c’era la band al completo: Ryan aveva uno dei suoi momenti in cui no grazie a qualsiasi cosa, mentre Adam e Isabelle stavano a casa perché quest’ultima stava studiando per un test. Era quindi appena arrivata alla festa in compagnia di TJ, in preda all’ansia per aver lasciato andare sua sorella Victoria ad una festa in discoteca, quando aveva notato Bambi e Max fumare una sigaretta fuori. ”Ehi!” disse salutando la ragazza. Avrebbe voluto chiederle perché aveva permesso a Max di conciarsi come un idiota quando riconobbe la voce del fratello che sembrava sul punto di avere un ictus. ”Ma ti pare questo il modo di vestirti? Sei mezza nuda Zelda! Guarda! Ti si vede... ti si vede tutto! Torna a casa e copriti!” Zelda sbattè gli occhi incredula, girandosi divertita verso il fratello. ”E allora tu non guardare!” Aveva scelto accuratamente il costume per quella festa. La gente non capiva, lei per anni aveva combattuto per trovarsi a suo agio col proprio corpo, si copriva, si nascondeva dietro abiti ancora più abbondanti per non attirare l’attenzione di gente stupida come Brody che la prendeva in giro per i suoi chili di troppo. Ma ora che si piaceva, non vedeva il motivo per non indossare ciò che voleva. Non era certo una che andava sempre in giro mezza svestita, anzi tutt’altro, ma santo cielo era halloween, tutte le ragazze osavano un po’ di più quel giorno! Non era mica una tragedia! ”Che carino però che sei! Allora mi vuoi bene!” lo stava prendendo in giro ma in realtà era veramente intenerita da quella cosa, dal fatto che Travis la sentisse veramente come una sorella. Non avrebbe mai pensato di desiderare una cosa del genere ma invece... era bello, avere un fratello. Anche se adesso era in preda ad una mezza crisi. Ma come al solito, non era Travis ad avere la sua completa attenzione, ”direi che ho stravinto! eccola la mia ragazza.” fosse stato per Zelda la serata poteva considerarsi conclusa, chiudete tutto e datele Rex. ”Ciao Rex!” rispose abbracciandolo al settimo cielo e alzando nel frattempo il dito medio in direzione di Brody. I suoi commenti sgradevoli non le erano certamente sfuggiti, ”Nessuna delle quali ti degnerebbe mai di uno sguardo, sfigato. Ma i soldi li vinco anche se non trova nessuna vero? Perché la vedo dura” Zelda odiava il modo in cui si trasformava in presenza di Brody, lei che era tutto fuorché una bulla, non appena lo vedeva tirava fuori il peggio di se, anche se, andava detto, era sempre il biondo a istigarla e a iniziare quei battibecchi infantili. ”Tu Rex, sei un pessimo amico, ci manca solo che le fai montare la testa. Voi due invece siete due rompipalle.” si lamentò Travis indicando Zelda e Brody. ”Ha ragione tuo fratello Zel! Voi non capite! Noi maschi pensiamo solo ad una cosa e tu e Vicky che fate? Oddio chissà cosa starà combinando a quella festa.” si intromise TJ di nuovo in preda all’ansia. A volte Zelda si chiedeva se in genitori di TJ non gli avessero mollato la sorella perchè anche loro esasperati dalla vivacità di Victoria. ”Senti non ti ci mettere anche tu.” essere l’unica femmina in un gruppo di maschi, per lo meno fino all’arrivo di Isabelle e Vicky, non era stato facile. Era come avere altri quattro fratelli che in qualche modo si sentivano responsabili nei suoi confronti. Se ad un concerto qualcuno faceva un apprezzamento pesante nei suoi confronti subito Max reagiva e se capitava che frequentasse un ragazzo doveva stare attenta a non lasciarlo solo con quei quattro che avrebbero iniziato a fargli il terzo grado, facendolo probabilmente scappare. Anzi visto che ci siamo finalmente vi presento. TJ, Max, Bambi, loro sono mio fratello Travis e Rex.” intenzionalmente ignorò Brody. Fino a quel momento non aveva mai avuto occasione per far incontrare suo fratello con i suoi amici, in un certo senso voleva stringere un rapporto con lui prima di presentarlo agli altri, era come far incontrare le sue due famiglie e voleva assicurarsi che il risultato di quell’incontro sarebbe stato positivo. Non aveva idea che anche Travis si sarebbe recato a quella festa ma ormai erano tutti li, ed era inutile rimandare. Le dispiaceva solo per Ryan e Adam, ma ci sarebbe stata sicuramente un’altra occasione.
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    Ariel sensate Single Cluster età: 21 Boulder
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    Non mi fido delle persone che il sabato sera non mangiano la pizza
    Era iniziato tutto in una stanza d’ospedale. E sulle sue amate montagne. Aveva quindici anni all’epoca, era praticamente una bambina, ma Ariel sapeva già chi era, cosa era. E ne era entusiasta. Suo padre era sempre stato sincero con lei riguardo la loro natura, il loro essere homini sensori, ed era affascinante. Vincent le aveva sempre descritto il rapporto tra membri di uno stesso cluster come qualcosa di unico, perché nessun altro rapporto al mondo sarebbe mai stato uguale. Ma le parole non bastavano a spiegarlo, non erano all’altezza. Per questo Ariel aveva atteso spasmodicamente il suo risveglio, il momento in cui avrebbe conosciuto la sua altra madre o padre e i suoi nuovi fratelli. Era al Parco Nazionale, il suo luogo preferito al mondo, stava lì due pomeriggi a settimana come volontaria. Era arrivata in anticipo, come al solito, per potersi godere un po’ di pace da sola, seduta su un albero con le gambe penzoloni a guardare le sue amate montagne, le cui cime più alte apparivano già innevate. E proprio come Vincent le aveva raccontato, ad un tratto l’immagine di una camera d’ospedale si era sovrapposta a quella del paesaggio. Aveva avuto difficoltà a mettere a fuoco ma d’istinto si era avvicinata per vedere chi ci fosse nel letto. Era un ragazzo, un ragazzo piuttosto carino, solo che ci avrebbe fatto caso più tardi perché in quel momento era troppo entusiasta per badare ai dettagli. Lo aveva osservato insistentemente, era stata quasi tentata di svegliarlo, ma lui, quasi si fosse sentito osservato, aveva aperto gli occhi, e tanto era bastato a farla quasi saltare dalla felicità. ”Era ora! È un secolo che aspetto che qualcuno si faccia vivo! Oddio che cosa meravigliosa ma tu ovviamente non sai niente! Ti spiegherò tutto io, ovviamente! E a proposito, ciao! Io sono Ariel! Tu sei...” vincent le aveva raccontato che senza aver mai visto i suoi compagni istantaneamente li aveva conosciuti e riconosciuti, sapendo persino i loro nomi senza averli mai sentiti prima. Lei invece non aveva avuto la più pallida idea di chi fosse il ragazzo davanti a lei. “C’è qualcosa che non va. Ora che ci faccio caso sei anche troppo vecchio per essere della mia cerchia. Senza offesa.” Non si era preoccupata molto di come appariva in quel momento, il rischio che lui chiamasse l’infermiera per cacciare la pazza dalla sua stanza era molto alto, ma anche se fosse arrivato qualcuno nessuno avrebbe notato la ragazzina infagottata nel maglione di lana intrecciata e con gli scarponcini da trekking. ”Già...” Aveva borbottato leggendo la cartella agganciata al letto, ”sei dell’89... quindi... dobbiamo esserci già visti ma non mi ricordo di te.” Lo aveva letteralmente travolto, in fondo lui era bloccato in un letto d’ospedale, non aveva molte vite di fuga. ”Beh... Rex Covenant, tu sei un Sensate. E io sarò il tuo maestro Yoda.”
    Erano passati sei anni da quel momento. A volte le sembrava un’eternità, altre un battito di ciglia, un lasso di tempo in cui lei e Rex non si erano mai incontrati fisicamente ma si erano fatti visita quasi ogni giorno. Era un rapporto strano, non come in un cluster, non come fra due persone qualunque, ma come fra due che non possono nascondersi granché fra di loro, intimamente legate in un modo difficile da spiegare anche perché Ariel non aveva mai provato a spiegarlo a nessuno visto che non poteva parlare liberamente della sua natura tranne che con suo padre. Vincent sapeva di Rex ma non sapeva che l’aveva aiutata durante i compiti di storia facendole visita e cercando le risposte per lei su internet. Non sapeva che lei a volte annullava le uscite con gli amici per restare a chiacchierare con lui. Non sapeva che sua figlia sognava in gran segreto di andare a Miami per conoscerlo veramente. Ma probabilmente questo Vincent lo sospettava.
    ”Avete davvero intenzione di portare avanti quella scommessa idiota?” gli aveva domandato seduta sul letto di lui osservandolo mentre sporcava la sua camicia con delle tempere per simulare il sangue. Ormai Ariel poteva sostenere di conoscere gli amici di Rex come le sue tasche, purtroppo. Non che fossero cattive persone, per carità, erano solo un po’ scemi. Un po’ tanto scemi. Anche lei, come loro, sarebbe andata ad una festa per Halloween, ma per lei era ancora presto per prepararsi viste le due ore di fuso orario tra Colorado e Florida. ”Ovvio!” Aveva risposto Rex facendole sollevare gli occhi al cielo. ”Immagino quindi che stasera darete il meglio di voi. Sono quasi tentata di passare a controllare...” e così era stato. Prima di uscire per andare a casa della sua amica Mandy che avrebbe preso la macchina e che sicuramente sarebbe stata in ritardo, Ariel decise di passare a fare visita ai tre idioti per controllare cosa stessero combinando. E ovviamente stavano facendo gli idioti. ”si può avere un colpo di fulmine per un sedere, o è prioritario che sia con la faccia?” a volte Ariel si chiedeva come fosse possibile che ragazze e ragazzi provenissero dallo stesso sistema solare. ”Dio quanto siete prevedibili. Due chiappe all’aria e subito sbavate. Siete imbarazzanti.” e quando la ragazza in questione si era girata, Ariel l’aveva riconosciuta subito, motivo per cui la stava letteralmente fulminando con lo sguardo. Si trattava di Zelda, la sorellastra di Travis, che aveva una cotta gigantesca per Rex. Non che la cosa la riguardasse ovviamente. Semplicemente non sopportava le ragazze che si mettevano eccessivamente in mostra. ”Non ho mai capito perché le ragazze si sentano autorizzate a vestirsi da prostitute ad halloween.” borbottò incrociando le braccia al petto mentre Rex sembrava esprimere la sua approvazione. d’altronde lei era quella che in quel momento indossava gli abiti di Eleven di Stranger Things a partire dal controverso episodio sette della seconda stagione in cui la ragazzina incontra sua “sorella” che la concia in versione punk. Quindi niente vestitini inguinali o scollature provocanti per lei ma una maglia nera con sopra una giacca, jeans, converse, una bandana attorno al polso e soltanto abbondante trucco nero intorno agli occhi. ”Ciao meraviglia” canzonò Rex squadrando Zelda dall’alto in basso, intimamente gelosa delle sue forme visto che lei era praticamente una tavola da surf. ”Ma se ti piace il tipo...”
    Quando si tratta di farmi sorridere non ne sbagli una
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    Travis Umano Single Cluster 28: XX Miami
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    Come si chiama quando va tutto bene? Alcol. Si chiama alcol.
    Da che Travis ne aveva memoria, lui, Brody e Rex avevano sempre fatto tutto insieme, incluso vestirsi allo stesso modo durante ogni festa per Halloween o Carnevale che fosse: Qui Quo e Qua, Harry Ron ed Hermione (avevano tirato a sorte per chi si sarebbe vestito da Hermione e andava detto che Brody con la parrucca e la gonna aveva reso difficile alzarsi da terra per le risate), Lupen Gighen e Ghemon... insomma era una tradizione la loro, per questo aveva tassivamente vietato a Rex di vestirsi da cameriere zombie o quello che aveva detto, pena il fargli ritrovare tutti i suoi vestiti ricoperti di zucchero a velo visto che tanto non riusciva a spiegarsi la presenza di quel prodotto in casa loro. Ma mentre scegliere il ruolo di Porthos per Rex era stato facile trovando lui e Brody immediatamente concordi nell’affidare all’amico il personaggio meno affascinante, i due non riuscivano a trovare un accordo su chi sarebbe stato Athos e chi Aramis. Travis si sentiva ancora ferito per la presa in giro per la mancanza di fiducia da parte del suo amico nelle sue doti da seduttore, tuttavia Athos era anche il più sveglio dei moschettieri, il leader, cosa che indubbiamente lo rendeva affascinante a suo modo. E magari Travis non era il più attraente del gruppo ma indubbiamente era più sveglio di Brody, anche solo per aver pensato a come rigirargli la frittata. ”Va bene ok. Lascio a te il ruolo di Aramis, in fondo tra noi sei tu quello che ne ha più bisogno.” Aveva sghignazzato sistemandosi in testa il cappello arrangiato con la piuma del famoso boa.
    La scommessa lanciata la settimana prima era ancora in atto e per il momento nessuno dei tre era riuscito a trovare la ragazza che lo avrebbe portato alla vittoria o, molto più probabilmente, ad un’umiliante sconfitta. Non era mica una cosa facile, bisognava trovare una ragazza sufficientemente carina da non essere considerata un caso perso e quindi troppo facile da abbindolare ma anche abbastanza simpatica da non spingerlo al suicidio o peggio ancora dal farlo ritirare dalla gara. Insomma, era una scelta che andava ponderata perché solo così sarebbe arrivato alla vittoria. Visto che è lui quello sveglio?! Ma lì, alla festa, le ragazze erano così tante che almeno una sarebbe stata quella giusta, per la legge dei grandi numeri, no? ”Le disperate sono quelle su cui punterà Brody. Io non mi svendo mica.” prese in giro l’amico avviandosi verso l’ingresso e fulminando con lo sguardo Rex quando si lamentò per l’ennesima volta della loro scelta. ”Rex sei figo anche così, non rompere le palle su!” ma non ascoltò nemmeno la sua risposta perché troppo preso a guardarsi intorno. Ora, andava detto che Travis era indubbiamente il più romantico dei tre, quello che quando perdeva la testa per una ragazza lo faceva disastrosamente, quello a cui piaceva l’idea di accoccolarsi sul divano insieme a lei sotto la coperta in pile a guardare Netflix. A lui sarebbe piaciuto davvero avere una fidanzata, non una semplice ragazza con cui fare sesso, ma una fidanzata vera. Solo che a volte si vergognava di essere così sentimentale con i suoi amici, anche se lo conoscevano come le loro tasche, anche se sapevano perfettamente cosa lui desiderasse, ecco perché, non appena notò una ragazza, praticamente mezza nuda e vestita da diavoletta sexy con tanto di calze a rete e stivali di pelle rossi, fece l’idiota, iniziando a dare gomitate ai due amici attirando la loro attenzione verso la ragazza girata di spalle. ”Se la faccia è bella anche solo la metà di quel sedere allora è la donna della mia vita. Scommettiamo che tornerò a casa col suo numero di telefono?” Non aveva una strategia, anche perché ogni volta che provava a seguirne una falliva miseramente. Decise quindi di puntare sulla spontaneità. Stava per avvicinarsi a lei quando la ragazza si girò di profilo per salutare un’amica lasciando Travis senza parole. ”Ma è Zelda?” Non aveva nemmeno finito di chiederlo ai suoi due compari che già aveva preso a camminare a passo di carica verso la sorella. Non era mai stato il fratello maggiore protettivo, negli ultimi mesi si erano avvicinati parecchio e avevano legato ma non aveva mai pensato a Zelda come qualcuno di cui preoccuparsi. Sapeva che in genere i fratelli tendevano ad essere protettivi fra di loro ma non avendo mai sperimentato questo sentimento e considerato il difficile rapporto che avevano sempre avuto pensava di essere un caso a parte. Fino a quando non l’aveva vista praticamente nuda in mezzo ad una massa di pervertiti. Il fatto che fino a due minuti prima lui fosse uno di loro non l’aveva nemmeno sfiorato.”Ma ti pare questo il modo di vestirti? Sei mezza nuda Zelda! Guarda! Ti si vede... ti si vede tutto! Torna a casa e copriti!” Era sconvolto. Cosa diavolo le passava per la testa? Da quando aveva iniziato a vestirsi così? Si voltò verso Brody e Rex in cerca di aiuto, ”Diteglielo pure voi! Datemi una mano!”
    Nasci. Cresci. Mai na gioia. Mai na gioia. Mai na gioia. Muori. Mai na gioia.
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